Toyota e Giffoni Film Festival: partnership all’insegna del nuovo progetto IMPACT.
Masterclass per i giovani su innovazione e mobilità. Le storie di 4 incredibili personaggi, gli Unbreakable 18-29 agosto 2020.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
GIFFONI VALLE PIANA – Per il secondo anno Toyota è partner di Giffoni Film Festival, si è svolta oggi 19 agosto 2020 la masterclass tenuta da Mauro Caruccio, amministratore delegato di Toyota Motor Italia, sulla visione del Gruppo Toyota della mobilità del futuro
Ospiti d’eccezioni della Masterclass quattro “Unbreakable”, due atleti del Toyota Team – Vanessa Ferrari e Andrea Pusateri – Marco Dolfin, chirurgo ortopedico, 4° classificato nel nuoto stile rana alle Paralimpiadi di Rio nel 2016, e Mattia Barbarossa, giovane imprenditore.
Una partnership che si rinnova per un progetto ad ampio respiro quella siglata tra Giffoni Film Festival e Toyota, nel solco di un nuovo percorso chiamato “Impact”. Primo anno di una nuova sezione di approfondimento e confronto riservato a 75 giovani che avranno l’opportunità di incontrare uomini e donne di scienza, arte, cultura, spettacolo, istituzioni, imprenditoria, sport, giornalismo. Il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ha concesso il Patrocinio a questa sezione. L’incontro sul progetto siglato Toyota si è tenuto mercoledì 19 agosto ore 10.30, Sala Blu. Per il secondo anno Toyota partecipa in qualità di partner alla 50esima edizione del Giffoni Film Festival.
«La partnership con Toyota – dichiara Claudio Gubitosi, direttore di Giffoni Opportunity – è per noi motivo di grande orgoglio. Toyota e Giffoni condividono un approccio che è improntato all’innovazione, alla ricerca incessante di nuove strade e nuove soluzioni attraverso uno sguardo che è di speranza e di fiducia e che è indirizzato ai giovani che sono il centro di tutto. Con Toyota abbiamo avviato una collaborazione ormai consolidata che si basa su di una visione condivisa».
Il 19 agosto proprio Mauro Caruccio ha presentato la Masterclass dedicata a Toyota. Nelle due ore passate con i Giffoners, Caruccio ha parlato di innovazione: «Con grande determinazione affronteremo le impegnative sfide della mobilità del futuro – ha detto Caruccio – Per Toyota alle forze del cambiamento rappresentate dall’acronimo CASE(1) si aggiunge il fattore umano, a conferma dell’importanza della centralità dell’uomo rispetto alla tecnologia. Con la giusta determinazione tutto si può realizzare. Il messaggio di oggi è uno stimolo a essere ottimisti per quello che sarà il nostro futuro. La nostra è un’azienda globale, che lavora in 170 paesi nel mondo e riconosce le unicità delle comunità in cui opera. Ci sono delle chimiche tra le persone che, quando scattano, fanno nascere cose belle. Con Claudio Gubitosi è accaduto questo. Lo scorso anno, al Festival, il tema era l’innovazione. Quest’anno il tema è legato alla tecnologia. Qual è il rapporto tra tecnologia e uomini? Dove sono i confini? La centralità dell’uomo assume un ruolo determinante. Ci sono momenti nella vita in cui bisogna fare cambi di paradigma, passi in avanti. Vogliamo una società centrata intorno alla persona, dove ognuno sia libero di muoversi. La tecnologia non deve sostituire l’uomo, ma migliorare la qualità della vita. C’è una parola in Giappone, “ikigai”, secondo cui una persona è soddisfatta quando svolge un lavoro che ama, quando fa un lavoro dal quale riceve soddisfazione e per il quale viene apprezzato dalla società. Seguiamo questo insegnamento. Individuo, automazione e robotica, sono i tre elementi per un mondo nuovo. Per questo al Ces di Las Vegas è stata presentata la Woven City, la città del futuro, un ecosistema completamente connesso, autosufficiente e alimentato da celle a combustibile a idrogeno. Una città che verrà realizzata all’inizio del 2021, vicino al Monte Fuji. Il movimento, la possibilità di spostarsi, di interagire e stabilire relazioni sociali è l’espressione più nobile della libertà. Questo fa parte del processo di trasformazione del Gruppo Toyota da automotive company a mobility company».
La storia di Toyota è una storia di movimento inarrestabile, la storia di un’azienda che ha rivoluzionato negli anni il concetto di mobilità, a favore di soluzioni sempre più sostenibili, proprio grazie alla determinazione nel perseguire obiettivi considerati ‘impossibili’. Ma Toyota non è l’unica a dimostrare come grazie alla forza di volontà, tenendo sempre presenti i propri sogni ed obiettivi, nulla è impossibile.
A testimoniarlo sono stati quattro personaggi d’eccezione, gli “Unbreakable”, persone fuori dal comune, unite dal fatto di aver affrontato sfide difficilissime e averle superate con successo: Vanessa Ferrari, la ginnasta italiana, e Andrea Pusateri, ciclista paralimpico; oltre a questi due atleti, parte del Toyota Team, erano presenti anche altri due personaggi straordinari, Marco Dolfin, chirurgo ortopedico, vittima di un gravissimo incidente, non si è arreso di fronte alle difficoltà della vita e ha avuto la forza di ricominciare aggiudicandosi il 4° posto nel nuoto stile rana alle Paralimpiadi di Rio nel 2016; e Mattia Barbarossa, giovane imprenditore che ha saputo trarre profitto dalla sua passione per lo spazio, creando il primo esemplare di satellite per il trasporto di carichi fino alla Luna.
«Nella mia vita lo sport è stato fondamentale – ha spiegato Vanessa Ferrari, vittima di molteplici e gravi infortuni durante la sua carriera – Mi ha sempre spinto la passione ad andare avanti, la voglia di non mollare e di onorare i valori dello sport che ti spingono a superare le difficoltà. L’infortunio gravissimo del 2017 avrebbe potuto definitivamente buttarmi fuori da qualsiasi competizione. Non ero convinta se riprovarci, ma non avevo nulla da perdere. Non volevo rimpianti futuri. E così sono ritornata in palestra. È stato difficile. Ma ho riperso a gareggiare, ad allenarmi e mantenermi in forma».
«I giovani sono il futuro – ha tenuto a dire Andrea Pusateri – Io arrivo da una storia particolare. Un incidente sui binari della stazione mi tolse una gamba e soprattutto mia madre che sacrificò la sua vita per salvare me. Nel 2015 ho avuto un altro grave infortunio da cui sono uscito. Sono stato due volte fortunato nella mia vita. Fin da giovane ho fatto ciclismo. Mi piace trovare stimoli nuovi, ho sempre bisogno di qualcosa in più. Ho un’impresa davanti a me adesso, l’ironman, competizione di triathlon che prevede nuoto, bicicletta e corsa. Posso dire che dal mio punto di vista bisogna credere in qualcosa sempre. Bisogna riuscire e superare sé stessi».
«Quando ero un ragazzo, a 13 anni, entrai nell’osservatorio astronomico di Capodimonte, trovai un ambiente stimolante, mi dissero di andare avanti nella mia passione – ha raccontato il 19enne Mattia Barbarossa ai ragazzi del Giffoni – Nessuno ci sarà dietro a farci superare i limiti. Se volete dare un contributo all’umanità, non cercate la via facile, perché sarà quella già battuta. Se volete fare qualcosa e farlo straordinariamente, dovrete incontrare le difficoltà e la passione è l’unica vostra arma. La cultura è qualcosa di immenso valore».
«Fino ai 30 anni ho fatto studi in medicina specializzandomi in Ortopedia – ha detto Marco Dolfin – Facevo sport ma non a livelli agonistici. Dopo l’incidente stradale in moto, ho capito che le cose capitano e le sfide avvengono. Lo sconforto all’inizio c’è stato, pensavo di non riuscire più a camminare, saltare. Mi interessava però capire cosa potevo fare nella mia vita. Ho superato tante prove dal punto di vista riabilitativo. La determinazione diventa valore vitale. Mi ha aiutato molto la tecnologia. Utilizzo una carrozzina elettronica verticalizzabile e posso continuare a fare quello che facevo prima».
Durante l’incontro, sono intervenuti anche molti giovani presenti in sala. «È stato bello che ci siano stati due momenti, quando ha parlato Caruccio che ha esposto una masterclass tecnica e poi quella emozionante del secondo tempo, quando hanno presentato gli “unbreakable”, la dimostrazione come tecnologia e esseri umani debbano convivere – ha detto Domenico, 22 anni originario di Salerno – In particolare quando hanno parlato delle cicatrici che tutti noi portiamo nella vita e di come possano renderci vulnerabili, ma la tecnologia può fare in modo che quelle stesse cicatrici non siano sterili, trasformandole in punti di forza». A fargli eco, Mariana, 30 anni di Campagna. «Rispetto alle storie che ho sentito penso che la tecnologia sia uno strumento per cui un essere umano possa lanciarsi in nuove sfide e spingersi oltre i propri limiti personali. La tecnologia è una cosa fondamentale ma non l’unica cosa. Ad esempio, la città del futuro, ideata da Toyota, mette al centro le persone che devono essere connesse tra loro, al centro sempre la relazione umana».
(1) La mobilità del futuro sarà guidata dal CASE: CONNESSA, grazie al progresso delle tecnologie di comunicazione, l’auto non sarà più un elemento a sé stante, ma in grado di interagire con l’ambiente circostante, di dialogare con le altre automobili, e con l’infrastruttura, di trasmettere e ricevere dei dati (per chi guida, per la sua sicurezza in primis, e per i suoi interessi successivamente); AUTOMATIZZATA, ovvero in grado di guidare da sola, più o meno in maniera autonoma; CONDIVISA, si guarderà sempre di più non tanto all’auto come oggetto fisico quanto ai servizi di mobilità; ELETTRIFICATA, con le varie forme complementari di elettrificazione (ibrida, ibrida plug-in, elettrica e a idrogeno)