La Cavese Calcio, il Campionato di Serie C e i suoi problemi: Lo Stadio; La panchina; La Dirigenza. Precisazioni di De Leo.
“U pesc’ puzz’ ra capa”…… E iniziare a discutere della Dirigenza non sarebbe sbagliato. La Città come la sua Squadra di Calcio ha bisogno di chi la ama e sappia trasmettere entusiasmo, fiducia e spinta propulsiva ma soprattutto profondere afflato tra calciatori, allenatore, dirigenza e tifoseria.
di Paolo De Leo per POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
CAVA DEI TIRRENI – A Cava de’ Tirreni e alla Cavese due questioni sono oggetto di discussione, la prima legata allo stadio “Simonetta Lamberti” e la seconda a chi siederà sulla panchina dei metelliani nella prossima stagione. Lo stadio, dove i lavori procedono spediti verso la conclusione, sarà pronto per settembre e i tifosi potranno quindi tornare casa dopo un anno di esilio forzatoin quel di Castellammare di Stabia.
Diversa è la questione allenatore. Il futuro di Salvatore Campilongo sembra sempre più in bilico e il patron Massimiliano Santoriello starebbe vagliando diverse soluzioni per la panchina. Sono giorni di riflessioni in casa blufoncè, il primo nome caldeggiato è stato quello di Giacomo Modica, una pista che si è raffreddata gradualmente.
In seconda battuta è arrivato quello di Massimo Agovino, già ipotizzato in passato ma poi smentito dallo stesso allenatore. Ora che l’allenatore di Sant’Anastasia ha lasciato il Giugliano, torna ad essere tra i papabili.
Infine, il nome nuovo sembrerebbe essere, secondo alcune indiscrezioni, quello di Luigi Squillante, un profilo che sta prendendo quota col passare delle ore. L’ex tecnico di Savoia e Sarnese è legato alla Gelbison, ma difficilmente potrà dire di no ad un’esperienza in Serie C, categoria nella quale, come dichiarato nel recente passato, vorrebbe cimentarsi. L’opinione comune ed ampiamente condivisa sulla vicenda delle sorti sportive della Cavese, è quella per la quale non si dovrebbe cercare un nuovo allenatore, bensì un nuovo dirigente che mostri vero amore per questa squadra, che trasferisca la sua passione non solo perché è la squadra della sua città ma perché aanche attraverso la squadra si trasferisce l’orgoglio e la passione di una Città.
Pertanto non sarebbe sbagliato pensare a qualcuno che ami questo sport e che segua anche i consigli e le opinioni dei tifosi della cavese e non solo chi acquista la squadra ma non nutre interesse a farla crescere, e semmai pensare lo abbia fatto solo per avere una “piazza” e con questa mettersi in evidenza nella Città.
È vero anche che i problemi di una squadra di calcio sono molteplici e tra chi se ne occupa, vuoi per passione, vuoi per business, perché ormai il Calcio è sport ma è anche e soprattutto business, e per questo contribuisce per circa il 6% al PIL del nostro Paese, non è affatto facile trovare finanziatori e sostenitori dal punto di vista economico e ovviamente comporta di tutto, e tra quel tutto vi è anche quella di avere “proprietà” che spesso non sono o non sembrano rispondenti allo scopo, e se il problema spesso viene rappresentato da una dirigenza tecnica poco rispondente, da qualche calciatore desiderato, o da complicazioni come nel caso dello Stadio Simonetta Lamberti, non è da meno indicare nel Patron in questo caso della Cavese, per le motivazioni esposte, un ostacolo affinché si possa creare il minimo di afflato calciatori – Dirigenza tecnica – proprietà – tifosi, e raggiungere nel prossimo campiobato ottimi risultati.
Un vecchio detto, che sembrerebbe calzare a pennello per la vicenda nel suo complesso recita: “U pesc’ puzz’ ra capa“. Se si vuole che “a capa” non comprometta il resto, subito si deve reciderla, ovviamente non nel senso letterale della parola, ma affrontare il problema dalla testa non sarebbe sbagliato.
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PRECISAZIONE
Poiché si è ritenuto, in maniera sbagliata, che questo articolo fosse un attacco personale, ebbene precisare che così non è, così come Paolo De Leo precisa qui di seguito, sebbene si sia invitato ad inviare una nota a supporto delle tesi della Dirigenza della Cavese.
“L’intento di quest’articolo è quello di far giungere alla dirigenza un messaggio, che per una squadra più armonica, che riesca quindi ad affrontare ogni incontro senza alcuna preoccupazione o timore è un un modo molto semplice, cioè quello di coinvolgere di più gli ultras delle decisioni organizzative del club. Quest’articolo non voleva essere un’attacco al signor Santoriello, per il quale nutro profonda stima, bensì uno sprone per tentare di far riflettere la stessa dirigenza sul lasciare Campilongo al proprio posto, in quanto ha costituito un bellissimo rapporto con la rosa del club. Mi scuso personalmente se quest’articolo può aver offeso qualcuno e ribadisco che non era affatto mia intenzione“.
Cava dei Tirreni, 30 maggio 2020 aggiornato alle ore 16.22- modificato alle ore 18.00 *
Sebbene il Sig. Santoriello è una personalità pubblica accogliamo la richiesta di non utilizzare la sua foto.