Pianificazione Urbanistica Partecipata: Con il Laboratorio Urban Center, cittadini protagonisti dello sviluppo urbano.
Una pregevole iniziativa. Un tavolo che dovrebbe incontrare “domanda” e “offerta” per cercare in qualche modo le idee giuste, i progetti possibili, le realizzazioni fattibili. Laboratori che daranno spazio alle idee di giovani professionisti, sperando si ascoltino veramente i cittadini.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI. La giunta comunale ha approvato l’istituzione dell’Urban Center Eboli, un vero e proprio laboratorio di pianificazione urbanistica partecipata, che coinvolgerà in maniera critica e costruttiva l’intera comunità nelle politiche di trasformazione della città e del territorio.
«Mettiamo sempre più il cittadino al centro delle scelte strategiche per il territorio – spiega il sindaco, Massimo Cariello -. L’obiettivo è dare le più giuste indicazioni alla stesura dei progetti di trasformazione urbana, seguendo le vocazioni del territorio e le esigenze della comunità».
Il laboratorio di pianificazione urbanistica ed elaborazioni progettuali è uno degli obiettivi del Documento Unico di Programmazione, che segna un passaggio fondamentale dell’azione di governo dell’Amministrazione Cariello. In questo modo l’ufficio urbanistica svilupperà progetti di trasformazione urbana della città, ma attraverso la partecipazione dei professionisti e dei cittadini interessati a dare il proprio contributo.
«Un progetto di ampio respiro – spiega ancora il primo cittadino – che si svilupperà attraverso laboratori di quartiere in cui verranno ospitati incontri pubblici e momenti di confronto in cui cittadini, associazioni e imprenditori potranno contribuire allo sviluppo sociale ed economico, in un’ottica di progettazione condivisa. Eboli diventa sempre più città aperta, capace di coinvolgere i cittadini nelle scelte strategiche. Un grande lavoro, sintesi delle indicazioni dell’Amministrazione e della maggioranza, tradotte sul piano tecnico dallo straordinario impegno del settore Urbanistica ed Edilizia coordinato dal dirigente Giuseppe Barrella».
I laboratori daranno spazio alle idee dei giovani professionisti, finanziando con borse di studio tesi in progettazione architettonica ed urbanistica che riguardano il territorio comunale, immagazzinando una raccolta di progetti per un serbatoio di programmi in vista del disegno e lo sviluppo futuro della città.
Una pregevole iniziativa quella che vorrebbe far incontrare organicamente intorno ad un tavolo istituzionale l’Amministrazione, gli Uffici di progettazione Comunale, Imprenditori (i così detti stockholders), giovani progettisti e cittadini. Un tavolo che dovrebbe incontrare “domanda” e “offerta” per cercare in qualche modo le idee giuste, i progetti possibili, le realizzazioni fattibili.
Poca cosa sembrerebbe, invece abbastanza complicata, soprattutto nella parte che prevede gli incontri con i cittadini, i destinatari dei progetti e gli attori “non protagonisti” del progetto, i quali a loro volta dovrebbero partecipare, non si sa ne come e ne quando, se prima o dopo vi sia stata una minima proposta progettuale, o, se al contrario, essi stessi dovrebbero azionare con “l’idea” i relativi progetti, a memoria d’uomo democratico, non si è mai visto che un progettista ascolti un cittadino, se non quando lo deve zittire per difendere i suoi progetti, quando raramente si fa finta di “democraticizzare” un procedimento.
Va da sé che non è cosa da poco, anche perché la materia è complessa ed è, nel contempo la sfida del prossimo futuro attraverso la quale tutti dovremmo confrontarci in quella cifra che passa attraverso il costruito consolidato, l’abitato partecipato, il recupero urbano, il recupero strutturale e quello ambientale, la nuova via del vivere in comune e soprattutto se non arrivando alla eliminazione ma almeno alla “inglobatura” nascondendo tutte le superfetazioni che disturbano l’armonia urbana e ci rendono centri e periferie sgradevoli, brutti, orrendi.
Spesso sia I centri che le periferie sono luoghi non luoghi per i quali diventa difficile un intervento massiccio e risolutivo e quindi si preferisce intervenire in altre aree laddove è più facile poter operare, semmai utilizzando materiali anonimi e consegnarci poi lavori altrettanto anonimi ed insignificanti più simili ad una operazione igienico sanitaria che ad un intervento Urbanistico riqualificativo, come è avvenuto, solo per fare un esempio per il grande progetto di riqualificazione urbana che ha consentito, e meno male, almeno di asfaltare le strade, di fare dei marciappiedi, qualche aiuola, l’illuminazione nella più sconfortante delle “anonimie”.
Verrebbe da dire, ove mai si dovesse ripercorrere esperimenti simili: Lasciate stare per favore; È meglio che a coprire ogni cosa sia il tempo con le piante spontanee, le parietali anche “nobili” come i capperi e i rampicanti di vite americane e edere che la pietas dei cittadini provvede a piantare per nascondere le “vergogne”.
Il dubbio che si intraprenda questa strada è forte, tuttavia la speranza è sempre l’ultima a morire. Speranza però che fa a cazzotti con la realtà, specie se si hanno esperienze anche personali negative, come per esempio chiedere al Comune di intervenire per colmare suoi deficit e sue responsabilità civili e penali ed essere ignorati perché semmai per compiere il proprio dovere si deve spendere qualche migliaia di euro e invece poi mettere mattonelle dappertutto, rifare ogni anno giardini anziché curarli nel tempo e strafottersene anche se si viene diffidati, tanto, ove mai si dovesse passare in giudizio, a pagare è “Pantalone”. Ma la speranza è veramente l’ultima a morire e aspettiamo che questo Urban Center si concretizzi.
Eboli, 26 maggio 2020