Quarantena & Babele Normativa: Tra decreti e ordinanze i dubbi dell’Avv. Gaetano Naimoli già difensore civico del Comune di Eboli.
Decreti del Premier Conte, Decreti dei Governatori, Ordinanze dei Sindaci, tante applicazioni della legge a macchia di leopardo sul territorio nazionale, a cui fa il paio un completo disorientamento dei cittadini. Su questo bailamme giuridico, il giovane legale Gaetano Naimoli, pone dei quesiti nei confronti di una politica locale a suo dire, narcisa ed assente.
di Marco Naponiello e Massimo Del Mese
per (POLITICAdeMENTE))
summum ius summa iniuria «il sommo diritto è somma ingiustizia» Cicerone
EBOLI – Sì è detto da diverse settimane a questa parte, che la crisi sanitaria causata dal Covid-19, oltre le ripercussioni in vite che sta pagando l’Italia intera (26.000 oramai sono le vittime), fosse un’occasione ultimativa per sburocratizzare, ammodernandone una volta per tutte il Paese. Infatti il mortifero corredo di crisi economica attuale, si va purtroppo già a stagliare su di una nazione indebolita nell’export e potere d’acquisto interno dal 2002, con l’entrata nell’Euro, una divisa fondamentalmente straniera, tarata sull’ex Marco tedesco, ed in seguito dalla crisi finanziaria dei titoli Made in USA, i famigeratissimi Sub-prime o derivati del 2008.
Un consuntivo salato che sfocia nel semi-palindromo 2020, con un’ulteriore scotto da ottemperare, causato dalla Pandemia del Coronavirus, giungendo a registrare secondo previsioni accurate, un debito pubblico “monstre” del 155% sul PIL, con la necessità di un intervento”poderoso” (Primo Ministro dixit), da parte sia del Governo nazionale che dell’Europa comunitaria. Ergo cari connazionali, questo è il bazooka finanziario promessoci: Recovery Found, Corona bond, MES, insomma “Franza o Spagna purché se magna”, sempre per il tramite delle Erinni: Merkel, Von der Layen e Lagarde, dunque una sorta di trimurti UE vendicatrice.
Ma nonostante i tanti annunci della Maggioranza Giallo-Piddina che stanno finendo per diventare un virus pur essa, appunto della “annuncite” governativa, in Italia si continua a legiferare e tanto (e vedere nelle tasche ben poco di concreto), con le competenze che sono diversificate in virtù del principio della Sussidiarietà, tramite la riforma del Titolo Quinto della Costituzione, non aiutano a schiarirne il “quadro”.
Esso ha demandato molte competenze importanti, tra cui la Sanità, alle Regioni che in una crisi mai immaginata come quella che viviamo, e veduta solo in distopici B-Movie Hollywoodiani, stanno creando viepiù, un vero e proprio scompenso istituzionale, un vulnus pernicioso tra i poteri statuali.
Pertanto si assiste de facto ad un Parlamento esautorato delle sue funzioni, accertato che si legifera (ça va sans dire), principalmente per decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che è nelle fonti un atto amministrativo e non è neanche un decreto-legge, il quale è invero un atto collegiale di filiazione governativa, pur se provvisorio e bisognevole di conversione, avvicinandosi cosi di più alla legge licenziata dal Parlamento, il tutto scaturendone di conseguenza gravi profili di legittimità costituzionale per la monocraticità dei DPCM, avanzate persino dalla Presidente della Consulta, Marta Cartabia, e da altri insigni costituzionalisti come Sabino Cassese.
Per non parlare delle molteplici differenze tra Regioni e Regioni, campeggianti sui media nazionali, che riguardano la circolazione dei cittadini tra una entità locale ed un’altra, e le aperture delle attività commerciali, le quali rischiano il fallimento in numero di oltre il 50% specie qui al Sud, dove per aspettare un finanziamento, un sussidio per partite IVA, si necessita di triangolare con le banche, quando nella potente Germania il finanziamento viene accreditato immediatamente dallo Stato centrale, senza stucchevoli mediazioni alcune come recenti casi di cronaca hanno evidenziato, segnatamente coi governatori di regini come la Campania (Vincenzo De Luca), Lombardia (Attilio Fontana) e negli ultimi giorni la Calabria (Iole Santelli). E dunque in definitiva: si apre, non si apre, quali categorie merceologiche possono e con quali limiti? e ancora in un crescendo rossiniano di tratteggio kafkiano, si può andare a fare jogging o meno? Si può uscire o no senza certificazioni nel proprio Comune, quando ci si potrà recare in un’altra Regione? Insomma un coacervo di norme: emanate, abrogate, novellate, ove il vero dilemma è statuire quale sia il diritto vigente.
Orbene fatto questo, forse, dovuto prologo, riceviamo e volentieri pubblichiamo le comprensibili perplessità di un valente giovane professionista parliamo dell’avvocato Gaetano Naimoli, che è anche un imprenditore nel campo della ristorazione, il quale qualche anno addietro è stato conosciuto dal pubblico cittadino, nel ruolo di ottimo Difensore Civico del Comune di Eboli, ai tempi di Martino Melchionda Sindaco.
“Gentile Professore, gentile Marco, in questo momento di grande disagio emotivo, dove molte volte la rabbia di non comprendere le decisioni imposte, non viene stemperata da un confronto con le Istituzioni che potrebbero far metabolizzare meglio le dinamiche decisionali, mi affido a voi e alla vostra rinomata comunicazione. Se reputate anche voi legittime le domande che formulerò, vi sarei grato se potesse comunicarle in modo da poter generare quanto meno un confronto e magari qualche risposta. Debutta in tal guisa l’avv. Gaetano Naimoli, nella sua lettera – denuncia inviata a questo sito e prosegue con una salace quanto brillante analisi dei comportamenti, a suo dire ignavi da parte dei parlamentari del collegio e non solo: “Sarei in realtà molto più sereno se la mia voce fosse alimentata da parlamentari di riferimento. Noto, mio malgrado, che alcuni si sono eclissati, piegati da logiche di partito e di convenienza, altri invece vittime della loro mancanza di personalità e voglia di incidere.”
Non poteva di certo esimersi il professionista, dal riportare di come ahinoi, ad oggi la politica sia diventata ad uso e consumo per non dire“schiava” dei social, che bada poco al contenuto e molto, forse troppo, alla forma, pensando che un effimero accreditamento su tali piattaforme digitali, possa sostituire la normale dialettica democratica: “Allora, in questo mondo alla rovescia , dove i virologi fanno i personaggi televisivi e i politici misurano il gradimento con i likes, affiderei a chi fa giusta comunicazione come voi e ai social queste domande, nella speranza che verranno stimolate le persone abilitate a rispondere.
Fatte queste debite premesse, Naimoli riverbera la sua attenzione, su profili più specificamente di taglio tecnico- giuridico, ed inanella un decalogo (12 in realtà) d’interessanti quesiti, i quali ad horas non hanno ricevuto una compiuta risposta da chi di dovere, tanto che nel” mare magnum” di normative nazionali e regionali, che sconfortano il cittadino, per non parlare di una classe imprenditoriale per la maggior parte ridotta allo stremo, finiscono per alimentare, il “Leviatano” mostro dell’ italica burocrazia e la contestuale rabbia dei consociati:
1) su quale fondamento giuridico De Luca restringe le ordinanze previste nel DPCM?
2) se De luca, nel motivare i suoi interventi restrittivi , fa leva sull’ art.3 del DL 19/20, sono legittime le sue ordinanze?
3) se infatti l’ art. 3 da la facoltà alle Regioni di poter prendere decisioni più restrittive, ma solo quando ci sono situazioni sopravvenute di aggravamento dei rischi verificatesi nel loro territorio, possono rientrare in questo campo previsioni personali senza ausilio di dati numerici?
4) che valore hanno le curve dei contagi, i numeri dei tamponi, le positività, il numero dei guariti, i posti in terapia intensiva , rispetto a decisioni prese sulla scorta di valutazioni teoriche ?
5) Se i numeri dei contagi sono in discesa, in controllo e nettamente inferiori ai dati nazionali, le valutazioni e le paure di un uomo possono essere più determinanti, tanto da giustificare ordinanze più limitative del DPCM?
6) che differenza c’è tra vendita al banco senza servizio ai tavoli, con le dovute restrizioni comportamentali da tenere, tra un bar, un ristorante e una pizzeria, rispetto ai supermercati, ai negozi di telefonia, alle poste, alle banche, alle ferramenta, ai negozi di abbigliamento, agli uffici professionali ? E perché le modalità di prenotazione possono essere solo on line o telefoniche a differenza delle altre ?
7) che potere può avere, sulla stregua di dati numerici non più gravosi rispetto a quelli nazionali , un Governatore nel prevedere limiti ulteriori di circolazione e modalità più restrittive ?
8) perché il DPGRC, dopo una sanzione per circolazione non giustificata, prevede l’ obbligo di quarantena per 14 giorni del contravventore? E che senso ha se la quarantena non si estende ai suoi familiari? E’ di fatto solo un ulteriore sanzione ?
9) perché per chi ritornerà in Campania da fuori regione, è stata prevista la quarantena e non l’ obbligo di sottoporsi ai tamponi ? E perché la famiglia che starà a contatto nell’ abitazione potrà uscire ? Quale sono i presupposti logici ?
10) perché la Campania ha previsto 2000 euro a fondo perduto alle imprese , ma con un tetto di fatturato di 100.000 euro e non è stata fatta nessuna distinzione per categoria merceologica? Perche non è stato previsto come indicatore il reddito e non il fatturato ?
11) perché non è stato specificato nell’ ordinanza che chi si recherà al bar o alla pizzeria o al ristorante a ritirare un prodotto da asporto, avrà una valida giustificazione che potrà essere inserita nell’ autocertificazione, senza chiedere la clemenza del poliziotto di turno che giocherà a fare il presidente della Corte di Cassazione ?
12) perché i Sindaci, nel solco delle norme emanate dal Governo, non iniziano ad avere la forza di disapplicare le ordinanze regionali?
Eboli 03 maggio 2020