Sono illecite le strisce blu ai margini delle strade cittadine

EBOLI – Ho ricevuto queste riflessioni del mio giovane amico Tony Sinopoli, che egli pone a tutti, ma che pone soprattutto a chi può in qualche modo intervenire.

Le offro ai lettori, perché ritengo siano interessanti e possano offrirre uno spunto di discussione utile.

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di Tony Sinopoli

Caro Massimo,

il tuo blog ormai, comunque lo si voglia vedere, fornisce a noi cittadini un servizio davvero utile e unico, perché dà la possibilità a chiunque di essere parte in modo più cosciente di quel processo chiamato “democrazia partecipata”.

In virtù di ciò volevo contribuire a questo tuo progetto, portando alla tua attenzione una cruccio personale ma che di sicuro è in comune con molti i cittadini.

Le strisce blu per la sosta mi hanno sempre infastidito.

Non tanto per l’obolo che si è costretti a versare, ma soprattutto per una pura questione di principio. Se il suolo è pubblico, quindi di noi cittadini, perché devo pagare una tassa sulla sosta?

Spesso mi si è appuntato che le strisce blu servono a disincentivare l’uso dell’automobile. Tale tesi è una sciocchezza che offende la media intelligenza. Si può ribattere che se si vuole davvero limitare il traffico in alcune zone basta mettere il divieto di sosta, oppure addirittura quello di transito. Le strisce blu, al limite, farebbero una selezione solo tra chi può permettersi di pagare e chi no. Non mi pare una strategia democratica (ne tantomeno di sinistra!).

Mi si appunta anche che dove ci sono le strisce blu ci sono anche quelle bianche. Altra sciocchezza. A parte che non è sempre vero, ma poi perché chi arriva prima può non pagare (perché ovviamente sceglierebbe le strisce bianche) e chi arriva dopo deve pagare? Cosa c’è di democratico in questo?

La verità è che le amministrazioni usano i parcheggi a pagamento banalmente solo per fare cassa. Non c’è altro da dire.

Ormai le strisce blu aumentano sempre più, e con loro il mio fastidio.

Questa è di certo una problematica nazionale, ma essendo di Eboli, per il momento me la prendo con questa amministrazione.

Non è sopportabile che tali strisce sbucano nei pressi di tutti i luoghi pubblici più frequentati, soprattutto quelli vicino a servizi che i cittadini sono costretti a frequentare, come gli uffici pubblici delocalizzati, ma soprattutto quelli legati alla Sanità.

Se la sosta è considerata un lusso per cui viene tassata, allora potrei (!) anche capirla se viene applicata in centro, sul viale. Ma che lusso c’è ad essere costretti a frequentare ambulatori medici?

Con tali presupposti potranno, in futuro, essere legittimati a chiederci una tassa anche per il solo passeggio in piazza, o sul viale, o chissà dove.

In questo periodo sono costretto, per una disgrazia familiare, a frequentare ogni giorno l’ospedale di Campolongo, e lì ho scoperto che tutta la strada pubblica spartifuoco che dalla litoranea arriva al mare, è sottoposta a sosta a pagamento. Per cui tutti coloro che devono recarsi in ospedale sono sottoposti ad un vero e proprio pizzo da versare al custode delegato dal comune.

Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho iniziato delle ricerche sull’argomento e qui sintetizzo i punti più importanti:

L’art. 7 del Codice della Strada attribuisce ai Comuni la potestà di regolamentare, per mezzo di ordinanze del Sindaco, la circolazione all’interno dei centri abitati.

Tra i vari obblighi, divieti e limitazioni che i Sindaci hanno facoltà di istituire vi è anche la sosta a pagamento sul suolo pubblico, e specificamente il comma 1 lettera f) dispone che è possibile:

“stabilire, previa deliberazione della giunta, aree destinate al parcheggio sulle quali la sosta dei veicoli è subordinata al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivi di controllo di durata della sosta”.

Un elemento fondamentale di tale disposizione, che però sfugge alla maggior parte delle amministrazioni comunali che la attuano, è il fatto che è possibile istituire la sosta a pagamento solo in apposite “aree destinate a parcheggio”, dicitura che è prima definita dall’ art. 3 comma 1 n°34 C.d.S. come “area o infrastruttura posta fuori della carreggiata, destinata alla sosta regolamentata (o non) dei veicoli”.

Poi il comma 6 del succitato art. 7 C.d.S. enuncia espressamente che “le aree destinate al parcheggio devono essere ubicate fuori della carreggiata, e comunque in modo che i veicoli parcheggiati non ostacolino lo scorrimento del traffico”.

Per cui, ricapitolando:

1. i Sindaci possono subordinare la sosta dei veicoli al pagamento di una somma di denaro, ma possono farlo solo in apposite “aree destinate al parcheggio”;

2. le “aree di parcheggio” devono avere una serie di caratteristiche tecniche e strutturali, fra la quali (ma non solo) il fatto di essere ubicate fuori dalla carreggiata;

3. i margini della carreggiata occupati dai veicoli in sosta (con le modalità stabilite dall’art. 157 C.d.S.) non sono affattoaree di parcheggio” (almeno non per il Codice della Strada).

Da ciò ne deriva quindi che le cosiddette “Zone Blu”, ovvero gli stalli di sosta a pagamento istituiti ai margini delle strade cittadine deputate allo scorrimento del flusso veicolare, sono di fatto giuridicamente illegittime.

In virtù di ciò, in alcune città, come a Roma già più di qualche mese fa, si è provveduto a rimuovere le macchine per i tiket con le relative strisce blu illegittime.

Ora spero che anche ad Eboli qualcuno si impegni a far valere i diritti dei cittadini e a far eliminare tutte le “Zone Blu” illecitamente istituite che servono solo ad estorcere una tassa che assomiglia sempre più ad una tangente istituzionale.

Con amicizia, Antonio Sinopoli.

1 commento su “Sono illecite le strisce blu ai margini delle strade cittadine”

  1. Mi complimento con l’autore di questo intervento per la correttezza di questa riflessione. Purtroppo sembra che l’amministrazione comunale di Eboli non conosca modelli di business diversi dai parcheggi a pagamento. Vorrei aggiungere, alle osservazioni fatte, anche la mia riprovazione per l’imposizione del parcheggio a pagamento in prossimità di tutte le spiagge libere a Campolongo attivata l’estate scorsa.
    Le spiagge libere sono frequentate per antonomasia dai giovani e dalle famiglie che non possono permettersi di pagare per una spiaggia attrezzata. Proprio sulle famiglie più deboli quindi si è scatenata la feroce avidità dell’amministrazione Melchionda. Due euro per trenta giorni, sono 60 euro che queste famiglie devono pagare per un mese di mare a campolongo su una spiaggia brutta e senza servizi. Una tassa ignobile che alla lunga pagheranno solo gli ebolitani, in quanto le famiglie napoletane, che frequentano campolongo, presto decideranno di spendere i 2 euro in benzina (invece che in parcheggio) per andarsene al mare a Paestum dove il mare è decisamente più pulito. Questo per buona pace di chi spera in un rilancio del turismo sulla fascia costiera e dei fessi che ancora credono che il PD attua una politica di aiuto alle fasce più deboli della popolazione.

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