Coronavirus, Conte (LeU): a operatori sanitari ‘immunità legale’ “Per causa di servizio”.
L’On. Conte (LeU): “Pensando al Sistema Sanitario da anni gestito dalle Regioni, ora tutto va ripensato. Ma innanzitutto proteggiamo medici e operatori da azioni speculative“. Misura indispensabile ma accompagnata con il vincolo della esclusività di svolgere la professione solo in ambito del SSN.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – Ai tempi del Coronavirus, è impossibile immaginare che il personale sanitario possa essere sottoposto anche allo stress di poter essere trascinati in un’Aula di Tribunale, perché semmai si può obiettare di aver utilizzato un medicinale anziché un altro. Così come non si può immaginare di essere trascinati in giudizio perché si ritiene magari che un proprio caro non abbia avuto la possibilità di essere sottoposto ad un trattamento speciale perché in quel momento non vi era una specifica disponibilità. Insomma non si può lavorare con la paura di essere denunciati per il lavoro che si svolge.
A sollevare il problema e dare maggiore sostegno e piena fiducia ai nostri Medici, agli infermieri e a tutto il personale della Sanità è costato il Parlamentare salernitano di LeU Federico Conte il quale ha havanzato la proposta di introdurre nel nostro Ordinamento Giudiziario il riconoscimento per agli operatori sanitari dell’ ‘immunità legale‘ “Per causa di servizio“.
“Gli operatori sanitari impegnati nella battaglia contro il Coronavirus vanno protetti sul luogo di lavoro e va garantita la loro incolumità legale, – si legge in una nota dell’On. Federico Conte di Liberi e Uguali, componente della commissione Giustizia di Montecitorio – introducendo a loro difesa uno scudo penale da ‘causa di servizio’, anche per evitare le azioni di risarcimento che per motivi speculativi si stanno già avviando per la diffusione del contagio“.
“Sono 8358 a oggi, secondo la fondazione Gimbe, gli operatori sanitari contagiati da Covid-19, oltre cinquanta i medici deceduti, molte strutture sanitarie sono diventate esse stesse focolai di infezione – continua il parlamentare -. Abbiamo fronteggiato l’emergenza con la generosità dei singoli e senza disporre degli strumenti che essa richiede. Ci sono stati certamente ritardi nel recuperare dispositivi di protezione individuale ma ciò che rileva di più è un dato strutturale: la mancanza di un meccanismo di prevenzione da parte del sistema sanitario, che le regioni gestiscono da oltre 40 anni. Ora – conclude Conte – tutto va ripensato. Ma innanzitutto proteggiamo medici e operatori da azioni speculative“.
Una buona iniziativa che però dovrebbe essere accompagnata da più trasparenza nell’applicazione delle cure con protocolli chiari e specifici, specie se si procede a cure sperimentali, chiedendo il consenso al paziente, va da sé che un tipo di protezione che tutela gli operatori sanitari, non può non pretendere anche altre misure, come ad esempio quella di
fare divieto assoluto a chicchessia di esercitare la professione Medica all’esterno se si è dipendenti di una struttura che è parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Condizione indispensabile per evitare mercimoni e tagliole varie a cui spesso sono sottoposti i cittadini. Sapranno accettare i Medici soprattutto di svolgere la loro professione come una “Missione”?
Roma, 31 marzo 2020