SI propone l’articolo pubblicato sul Mattino del sociologo Domenico De Masi, il quale prendendo spunto un concorso per 500 posti al Comune di Napoli, per fare alcune riflessioni interessanti che solo un profondo conoscitore della società, dei comportamenti sociali e delle dinamiche sociali può fare.
Domenico De Masi
NAPOLI – Giambattista Vico saggiamente raccomandava: «Se cerchi di applicare il metodo geometrico alla vita quotidiana, non fai altro che impazzire ragionando». Non vorrei essere nei panni del Presidente del Formez, incaricato di applicare il metodo geometrico a un concorso pubblico orchestrato per introdurre razionalità in un’operazione intrinsecamente irrazionale: testare 120.000 aspiranti per sapere chi sono i 500 migliori; in ogni mucchio di 240 concorrenti, riuscire a scovare il più bravo in assoluto.
Per riuscirci, sarebbe necessario scandagliare in ognuno dei candidati tre generi di skills: livello conoscitivo delle tecniche, livello conoscitivo delle norme, livello attitudinale al comportamento organizzato. Operazione impossibile, per la quale nessun test offre più garanzie di un sorteggio. Si può tuttavia comprendere la buona intenzione con cui il Comune ha preferito «impazzire ragionando» pur di scongiurare il sospetto di clientelismo, onnipresente in qualsiasi pubblica assunzione nel Sud.
Il problema è antico e non solo meridionale. Cento anni fa, due ricercatori inglesi, Bolton King e Thomas Okey, pubblicarono un’accurata ricerca intitolata «L’Italia d’oggi (1902)», in cui scrissero impietosamente: «Ogni bottegaio arricchito desidera vedere suo figlio impiegato civile… A molti è impossibile aprirsi una via nelle professioni affollate: e la maggioranza, che poco o nulla può guadagnare, cerca il pane in qualche concorso pubblico o strepita per ottenere un posto dal governo».
Oggi come ieri è una colpa cercare l’impiego sicuro quando tutto il mercato del lavoro va a rotoli e il lavoro flessibile, millantato come una panacea, si va invece rivelando come una insostenibile precarietà perpetua? Ciò che è successo al concorso di Napoli rappresenta un fenomeno caotico ed eccezionale in una città in decomposizione, o rappresenta una anticipazione dello sbocco verso il quale si è avviato il mercato del lavoro in tutto il mondo?
Io sono convinto che la condizione lavorativa a Napoli rappresenti una sorta di laboratorio sociale per il futuro di tutti i giovani che vivono nei Paesi avanzati, dove il progresso tecnologico, lo sviluppo organizzativo e la globalizzazione consentono di produrre sempre più beni e servizi con sempre meno lavoro umano. Se gestito bene, questo fenomeno contribuisce al progresso civile dell’umanità. Se gestito male, esaspera le disuguaglianze sociali invece di attenuarle.
Purtroppo, è gestito malissimo. Nella crescita della disoccupazione, la crisi c’entra molto meno di quanto si voglia far credere. Quando la crisi sarà passata, le aziende avranno più soldi ma preferiranno investirli nell’acquisto di macchine più che nell’acquisto di lavoratori. E se i governi non prendono subito il toro per le corna, rivoluzionando i modelli di vita e sovvertendo il rapporto tra tempo di lavoro e tempo libero, ben presto i disoccupati si trasformeranno in disperati e i disperati si trasformeranno in terroristi.
Nel 1899 l’On. Fusinato lesse alla Camera una relazione in cui diceva: «Tutta questa annua sovra-produzione di laureati, addossandosi a quella degli anni antecedenti, ha creato un vero e proprio esercito di spostati, che fanno ressa alle carriere per le quali non si richiede un titolo universitario, o rimangono disoccupati. Sono i delusi
Il lavoro per noi giovani è solo una chimera. Berlusconi se ne frega e la sinistra non è capace di contrapporre politiche valide per il lavoro. I sindacatri non ne parliamo, ormai non hanno nessun ruolo tranne che non facciano i cagnolini come angeletti.
se la risposta precedente no è stata inviata per motivi di connessione dico che DE Masi come ha fallito nel progetto dell’auditorium di ravello leggette gli ultimi art, di giornali cosi dice cavolate sullo studio o riflessione del concorso napoletano di 500 posti. questa è utopia pura non si scherza sulla pelle della gente ,giovani dite no a tutto questo.
iI turn-over fermo al 2013, e le assunzioni statali sono un miraggio per il popolo bue,chi amministra e sbaglia, non paga, ma invece paga l’amministrato;infatti, secondounveterato andazzo nel Belpaese,si socializzano le perdite e si privatizzano i gudagni! Dicevano che “andava tutto bene”, ora si scopre, che vie è un buco di 25/27mld,per ora……
Agli impieghi nelle pubbliche
amministrazioni
si accede mediante
concorso, salvo i casi
stabiliti dalla legge». Il
terzo comma dell’articolo 97 della
Costituzione italiana in Italia
ce ne sono parecchi. Tra province,
regioni, enti di ricerca, enti pubblici
non economici, comuni, ministeri
e Asl, la conta è quasi impossibile.
Unastima del 2007, uscita nelle
pagine del Sole 24 Ore, parlava
di 70mila. Oggi qualche cosa in
più, come conferma anche il ministero
della Funzione pubblica. Una
piccola città. Per i cui abitanti non
c’è posto. O, meglio, non c’è “il” posto.
Che pure avrebbero vinto.IL BLOCCO
Per capire il perché ci si deve addentrare
nella giungla normativa
italiana. Fino al2008 il reclutamento
di personale nella pubblica amministrazione,
almeno per i ministeri
e gli enti non economici, era
regolato dalle diverse Finanziarie
che destinavano alle assunzioni un
fondo globale (di solito 75 milioni
di euro). Con quel denaro, visto
che un lavoratore costa in media
35mila euro, era possibile fare oltre
duemila assunzioni l’anno. Il
fondo veniva calcolato considerando
un turn over al 7%. Quindi se
venivano assunte duemila unità significava
che ne erano cessate quasi
30mila. La distribuzione delle assunzioni
veniva fatta, però, in base
al peso politico di ogni singolo ministero.
La legge finanziaria 2007, confermata
dal decreto 112 del 2008 (il
“decreto Brunetta”), ha modificato
le regole. Ha previsto, a decorrere
dal 2008, un turn over più razionale
per i ministeri e gli enti pubblici non
economici. Anziché la costituzione
di un fondo unico, ogni amministrazione
si può calcolare un budget sul
quale fare le assunzioni. Il calcolo è
questo: nel 2008 si poteva assumere
il 20% del personale cessato nel
2007, nel 2009 si poteva assumere il
10%del personale cessato nel 2008,
nel 2010 e 2011 il20%di quello cessato
rispettivamente nel 2009 e
2010, mentre nel 2012 il 50% di
quello cessato nel 2011, per arrivare,
infine, al 100% del turn over nel
2013.
Dunque, in base alla legge, le amministrazioni
pubbliche centrali per
coprire le carenze d’organico possono
bandire concorsi e reclutare altro
personale. In base a una tabella precisa,
un turn over fissato per legge.
E perché non si assume allora?
Perché quella legge deve sottostare
a un’altra norma. Voluta dal ministro
Tremonti. E cioè quella (contenuta
nel decreto n. 78 del 1 luglio
2009, convertito nella legge 102 il 3
agosto dello stesso anno) dove si di-
I giovani vincitori
di concorsi che
attendono il posto
È quanto può spendere
un candidato per compiere
l’intero l’iter di un concorso
ed ora il blocco fino al 2013