Prescrizione, Conte (LeU) al Convegno di Salerno: “Non sia duello tra Renzi e Bonafede”.
La “riforma” del Guardasigilli non interviene sull’equilibrio del rapporto tra la prescrizione del reato e lo svolgimento del processo penale e con questa mancanza, purtroppo, dimostra tutti i suoi limiti.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
SALERNO – “Il dibattito sulla prescrizione deve uscire dalla polemica e intercettare il parere prezioso che vede in sintonia magistratura e avvocatura. Sarebbe un errore storico ridurlo a un duello tra Matteo Renzi e Alfonso Bonafede, e non sarebbe di buon auspicio per la giustizia”. A dichiararlo è stato l’On. Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali, a margine del convegno dal titolo “La riforma della prescrizione. Quale futuro?”, organizzato a Salerno con la partecipazione di operatori del diritto di frontiera, magistrati e avvocati, insieme a illustri accademici come Giorgio Spangher.
“L’obiettivo di sistema che è alla base della mia proposta di legge sulla prescrizione, – continua il parlamentare salernitano – è la ricerca della più alta sintesi per garantire la certezza della pena e i diritti dell’imputato, declinando in maniera equilibrata il decorrere del tempo in tre momenti: ragionevole durata del processo, prescrizione del reato e prescrizione processuale. Allo stato, poiché la principale forza di governo non condivide la stessa sensibilità, la soluzione da cercare deve tendere al miglior bilanciamento degli interessi contrapposti e alla predisposizione del più organico intervento di riforma del processo penale.
A questo si ispira il nostro lodo – conclude l’On. Federico Conte – che ancora la sospensione della prescrizione alla doppia sentenza di condanna: una proposta che si conforma come una mediazione di sistema, di là dalla polemica politica. Sarebbe, perciò, un grave errore opporre un no pregiudiziale o un rinvio in bianco, a meno che non si voglia arrivare una rottura gravida di conseguenze politiche”.
Oggettivamente, un Paese che si ritiene civile e che contempla nel suo ordinamento giudiziario l’istituto della prescrizione dovrebbe porsi più di una domanda. Già solo il fatto di discuterne si ammette che non si vuole definire la durata giusta per un processo giusto, ammettendo di fatto una incapacità del suo Parlamento ad approvare nel suo complesso una riforma del Sistema Giudiziario che ristabilisce una civiltà giuridica con tempi, procedure e giudizi più certi e ragionevolmente brevi.
Con gli effetti della nuova disciplina di cui alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio 2020, comunque è stato già introdotto il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, indipendentemente dall’esito di condanna o assoluzione, conseguendone che la causa di estinzione, non può più maturare nel corso del giudizio di appello o di cassazione e per questo espone di fatto l’imputato ad un processo dalla durata indefinita, processo che proseguirà, nei gradi successivi al primo, in tempi verosimilmente lenti, quindi poiché non si accompagna a misure che stabiliscano tempi certi a quelli irragionevolmente e incomprensibilmente lunghi, sembrerebbe un artificio per mantenere le cose come stanno ma con l’unico scopo di bloccare la prescrizione.
È evidente che nell’accordo raggiunto nelle ultime ore tra PD, M5S e LeU e che Italia Viva contesta fino a fare un braccio di ferro con il Ministro Bonafede, si avverte la necessità di equilibrare il rapporto tra la prescrizione del reato e lo svolgimento del processo penale. Equilibrio che dovrebbe partire dalla consapevolezza di affrontare principi diversi ma concorrenti affinché il processo sia giusto come: la prescrizione del reato e la ragionevole durata del processo: entrambe ovviamente necessitano di risposte diversificate, e il non averli affrontati e evidentemente voluto risolverli ci da la consapevolezza che questa riforma, purtroppo, dimostra tutti i suoi limiti.
Salerno, 7 febbraio 2020