Natale? Gesù assente? E la lotta tra il sacro e il profano, il bene e il male, il consumismo della festa e la fede, non finisce mai.
Giovanni Coscia: “Questo è il Natale al tempo dei nuovi dei, consumo, mercato, vacanza. Natale è la festa di un Assente, il bambino di Betlemme“. “Buon Natale ha un senso, al posto dell’ambiguo buone feste”. “Il Natale ce lo hanno rubato e abbiamo collaborato al furto“.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
BATTIPAGLIA – NATALE? GESU’ ASSENTE è il titolo che Giovanni Coscia attribuisce alle sue riflessioni, che si pubblicano qui di seguito, sulla più bella festa della cristianità del mondo cattolico e del Mondo intero, titolo al quale aggiungerei un altro interrogativo trasformando il titolo in: “Natale? Gesù assente?” Una rappresentazione, quella che Giovanni Coscia ci racconta a tratti ironica e dissacrante, non della “Natività” ma della “Festa consumistica” che si è impossessata dell’evento più importante della cristianità e ne fa solo leggerezza e business.
LA NATIVITÀ e il suo messaggio rappresentano un nuovo inizio dell’umanità e tanto è vero che in tutto il Mondo, le lancette della storia sono ripartite daccapo segnando ogni cosa da quella data in “Prima di Cristo” e “Dopo di Cristo“. A da quel momento il Mondo è cambiato e Gesù nasce ogni giorno, nasce quando sorge il sole e quando tramonta, quando nasce un fiore e nasce un bambino, è laddove c’è chi soffre e chi ha bisogno e non si cura se questi ha la pelle bianca, scura, olivastra, gialla o è di fede cattolica, buddista o islamica che sia, il suo messaggio d’amore è così forte che il dio “denaro“, quello che secondo Coscia e non solo, vuole, con le luci scintillanti, di colori sfavillanti e di offerte accattivanti, impossessarsi di quel messaggio universale che al contrario vuole solo offrire semplicità e amore, non ci riuscirà mai, e nessun albero anche il più addobbato e il più bello potrà mai sostituire quella culla e quella grotta, e ancora non ci sarà mai nessun Babbo Natale con tutta la sua slitta piena di doni a mettere in secondo piano quella capanna e quel giaciglio che accolse nostro Signore Gesù Cristo avvolto dall’amore di Maria e Giuseppe giunto a noi per ricordare come quella famiglia semplice e umile e quel piccolo bambino indifeso e fragile sebbene senza eserciti e ricchezze sia il Re dei Re.
di Giovanni Coscia per POLITICAdeMENTE
«In questo periodo pre-festivo, relegato alla nascita più famosa del mondo, è possibile assistere a un vero e proprio sequestro del Natale. La celebrazione, va ribadito per gli immemori, ha radici cristiane. Si deve a una nascita avvenuta in un remoto angolo della Palestina. Il bimbo avrebbe cambiato il mondo per due millenni, prima di diventare un fastidioso profeta archeologico. Il Natale è tutto fuorché la festa per la nascita di chi ha fondato la nostra civiltà e, incidentalmente, ha redento l’umanità. Il Neo Natale è il pretesto per le cose più sconcertanti.
Proliferano le immagini augurali, candele che non fanno luce e frasi fatte grondanti buoni sentimenti. Già da settimane le città si son riempite di luci rutilanti che evocano qualsiasi cosa tranne l’annuncio cristiano. Non ci sono stelle comete, pastori né altro che distingua questo tempo, una volta sacro, da una fiera qualunque, con autoscontri e tiro a segno. Natale è stato sequestrato dal vero Onnipotente, il Mercato. Meglio coricarsi e risvegliarsi a cose fatte. Questo è il Natale al tempo dei nuovi dei, consumo, mercato, vacanza. Natale è la festa di un Assente, il bambino di Betlemme.
Avanziamo una proposta risolutiva: abolire il Santo Natale, per sostituirlo con una festa più alla moda. Potrebbe essere una vera e propria fiera del Mercato, da protrarre per settimane, in modo da permettere a tutti di svuotare la tredicesima al Luna Park dell’acquisto. Abrogato per legge il Natale, finiranno le ridicole polemiche sul presepe. Non dovremo più fingere che sia la festa della famiglia, altra istituzione scomparsa, retaggio del buio passato. Scomparso dal calendario Natale, dovremo abolire anche Pasqua. A ben guardare, si tratta di una ricorrenza ancora più equivoca. Cade in date incerte, rievoca un evento che la sensibilità moderna deride. Un tizio, lo stesso del Natale, sarebbe risorto dopo essere stato crocifisso.
Tutte favolette anti scientifiche, non la danno a bere al cittadino razionale, liberato e istruito del secolo XXI. In più, non si recherà più offesa al popolo ebraico, cui è stata attribuita per secoli la colpa collettiva della condanna del sedicente Redentore. E’ gente importante, meglio chiudere la questione e approfittare del consenso di una vecchia ditta in disarmo, la Chiesa Cristiana s.p.a., anch’essa incredula della resurrezione, in mancanza di telecamere. Al posto della Bibbia e del Vangelo, verranno letti brani significativi degli autentici profeti: l’Indagine sulla Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith, i Principi di Economia Politica di David Ricardo.
Nessuna Santa Messa, ma gite collettive nei centri commerciali, con parcheggio gratuito e concorsi a premi. Babbo Natale non recherà più doni, ma girerà con il POS e rilascerà scontrini fiscali: una bella lezione etica agli evasori fiscali. Natale è una festa cristiana e Gesù non è venuto al mondo per far da pretesto a regali e giorni di ferie. La nascita del Signore è una chiamata alla speranza per tutta l’umanità. Il tentativo, pienamente riuscito, di scristianizzarla e riempirla, oltreché di acquisti, anche di vecchietti barbuti di rosso vestiti, rivela qualcosa di profondo e preoccupante: Natale è stato sottratto al cristianesimo.
Gesù, il bambino di Nazareth redentore è il grande assente.
Eppure, è il tempo della memoria di una nascita, quella di chi ha redento il mondo e riempito di senso la vita di ciascuno. Questo si celebra, non le illusioni o le aspettative immediate. Dovrebbe essere il tempo della speranza che non si esaurisce. Natale esiste, in Italia, Europa e altrove, perché le nostre civiltà si possono comprendere solo a partire da radici e tradizioni che hanno oltre duemila anni e si rispecchiano negli effetti di quella nascita dimenticata. Rinunciarvi non è solo un’apostasia religiosa, ma gettare nell’immondizia l’intera identità nostra. Nell’era dell’assenza, fa paura la chiusura al sacro.
Buon Natale ha un senso, al posto dell’ambiguo buone feste. Quali feste, perché ci fermiamo, perché ci stringiamo la mano, se non in quanto ci unisce l’identità nata con il cristianesimo? Non sappiamo neppure più chi è l’Assente di Natale. Ce lo hanno rubato e abbiamo collaborato al furto. Anzi, ci siamo liberati di un fardello. Quante cose sono diventate incomprensibili all’uomo di oggi in ragione delle troppe assenze. Ci vergogniamo di ciò che siamo, non sappiamo chi eravamo, evitiamo di chiederci dove andremo. Il finale è senza speranza, una morte rapida.
Nel mondo frenetico in cui viviamo, dove alcuni corrono dallo psicanalista e altri si affidano all’oroscopo, occorre riaprire lo spirito al soprannaturale, alla meraviglia stupefacente di un bambino che nasce per noi, per salvare me, proprio me. L’immagine di Maria con il Bambino in braccio, benedicente con serena maestà, rende l’uomo che la osserva più umano e più divino. Per questo duole l’Assente di Natale: è la mancanza non solo di Dio, ma della parte migliore di noi stessi. Non lasciamo spazio all’Assenza, riempiamola con il cuore e lo spirito. Meno panettoni, via babbo natale; spegniamo le luci artificiali e riaccendiamo quelle del cuore, recuperando la Presenza, ovvero la dimensione più profonda dell’uomo: il senso della trascendenza, il desiderio di Dio, del suo messaggio e di suo figlio Gesù Cristo».
Battipaglia, 17 dicembre 2019