12 dicembre 1969, strage a Milano: 13 morti. Una bomba devasta la Banca dell’Agricoltura a Piazza Fontana.
13 dicembre, ore 17.30, Aula Consiliare, Eboli, Convegno: “Il cielo nero sopra Milano: A cinquant’anni dalla strage di Stato”. Nel corso dell’incontro sarà proiettata una Video intervista di Sandra Bonsanti a Guido Lorenzon.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – 12 dicembre 1969, strage a Milano: 13 morti. Una bomba devasta la Banca dell’Agricoltura a Piazza Fontana. 13 dicembre, ore 17.30, Aula Consiliare, Eboli, Convegno: “Il cielo nero sopra Milano: A cinquant’anni dalla strage di Stato“. Nel corso dell’incontro sarà proiettata una Video intervista di Sandra Bonsanti a Guido Lorenzon. Dopo i saluti di Massimo Cariello, Sindaco di Eboli, Ubaldo Baldi ANPI, ANPPIA Salerno, Sofia Masillo, Libertà e Giustizia, Circolo Piana del Sele, interverranno: Massimiliano Amato, Scuola di Giornalismo Università di Salerno; Alfonso Conte, Storico Università di Salerno; Giuseppe Pardini, Storico Università del Molise.
Sono passati cinquanta anni dalla bomba che devastò la sede della Banca dell’agricoltura in piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre 1969. Si chiudeva il primo annus horribilis di una lunga serie, l’inizio di quella che è stata definita “la notte della Repubblica”.
Fu quello il giorno, come spesso sentiamo dire, nel quale “l’Italia perse l’innocenza”? Nel 1966 e nel 1967 le bombe dei separatisti altoatesini avevano provocato la morte di dodici appartenenti alle forze dell’ordine ma ancora gli italiani non avvertirono in pieno il pericolo. E’ nel 1969 che la tensione sale. Gli avvenimenti sanguinosi si aprono il 9 aprile con i moti di Battipaglia, quando la polizia apre il fuoco sui manifestanti: due morti e duecento feriti. Vengono poi ad aprile le bombe della Fiera campionaria a Milano (venticinque feriti), e le bombe sui treni del 9 agosto (dodici feriti), attentati dei quali furono subito incolpati gli anarchici (in seguito tutti assolti). Ma furono i diciassette morti e i novanta feriti di piazza Fontana che scatenarono lo sgomento.
Sono stati pubblicati in questi mesi molti articoli, numeri speciali di riviste, libri su quella strage che sconvolse l’Italia: “La bomba” di Enrico Deaglio, “Pinelli, l’innocente che cadde giù” di Paolo Brogi, “Piazza Fontana. Il processo impossibile” di Benedetta Tobagi, “Le ragioni di un decennio” di Giovanni De Luna,… fino alle vignette su Piazza Fontana. a cura dei “Vignettisti per la Costituzione”.
“…La strage” leggiamo nel libro di Benedetta Tobagi” con la sua lunga catena di manipolazioni e depistaggi, ingenera sfiducia nelle Istituzioni e fa da catalizzatore a molto di quello che verrà”. Verranno quindici anni, dal 1969 al 1984, di stragi che provocarono centocinquanta morti e più di seicento feriti, di assassinii di persone-simbolo, di depistaggi di indagini e coperture, di piani eversivi. Anni di processi e di sentenze nelle quali mancano ancora i nomi di alcuni esecutori, di complici, di mandanti. Come dice Guido Lorenzon, intervistato da Sandra Bonsanti nel video che vedremo nel convegno del 13 dicembre ad Eboli, come ripetono storici e giornalisti, c’era chi non tollerava le rivendicazioni di operai e studenti e mirava a creare sfiducia nelle Istituzioni e disordine, perché i cittadini invocassero un ritorno all’ordine.
Accadde invece che giornalisti e cittadini chiesero la verità sugli attentati e la difesa dei diritti che si stavano faticosamente conquistando, con le lotte nelle fabbriche e nelle scuole. Ora conosciamo molti nomi dei protagonisti delle violenze, rosse e nere, alcuni processati e condannati, altri rifugiati all’estero. Ora sappiamo molte cose, dei personaggi che agirono in quegli anni per coprire i veri colpevoli del terrore, militari e uomini dei servizi segreti. Tutta la verità, però, noi non la conosceremo mai. Potere e menzogna sono da sempre in sinergia.
Massimiliano Amato, giornalista, saggista, è docente della Scuola di Giornalismo, attivata presso il Dipartimento di Scienze politiche e della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno. E’ direttore responsabile della rivista InfinitiMondi. Ha lavorato nelle redazioni di numerosi quotidiani (due ha contribuito a fondarli, nella sua città, Salerno: l Mezzogiorno, 1994, e La Città, 1996), radio e televisioni. Ha scritto e scrive per numerose testate a diffusione nazionale. Ha partecipato di recente all’opera collettiva di teatro civile promossa dall’Ordine dei Giornalisti della Campania “26 Come in Mare Così in Terra”, che prende spunto dal più drammatico sbarco registrato nel capoluogo campano, quello dei corpi di 26 ragazze nigeriane recuperati in mare aperto tra la Libia e l’Italia e approdati a Salerno il 5 novembre 2017 a bordo della nave Cantabria.
Alfonso Conte è docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Salerno, Corso di laurea in scienze politiche e delle relazioni internazionali. Fa parte del Comitato direttivo dell’Osservatorio per lo Sviluppo Territoriale (OST), istituito nell’ambito del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione dell’Università degli Studi di Salerno, nato con l’obiettivo di svolgere attività di ricerca, di supporto alla ricerca e alla didattica. Ha di recente pubblicato su YouCamp l’articolo “I moti di Battipaglia, tra storia e memoria ”, in occasione del cinquantenario dei moti di Battipaglia, avvenuti nell’aprile del 1969. Il prof. Conte fa anche parte del Comitato scientifico del progetto “Migrazioni internazionali e lavoro dagli anni Settanta a oggi, Una prospettiva storica” elaborato e sostenuto da: Università degli studi di Salerno, Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione (DISPC) Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo (CNR-ISSM) Centro Studi “Confronti” FLAI – CGIL Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Giuseppe Pardini, professore ordinario di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del Molise, insegna anche Storia dei movimenti e dei partiti politici e Storia del giornalismo.
Autore di numerose pubblicazioni, ha vinto il ‘Premio Acqui Storia 2019’ – sezione scientifica con il volume “Prove tecniche di rivoluzione. L’attentato a Togliatti, luglio 1948”. Il Premio, nato nel 1968 per onorare il ricordo della ‘Divisione Acqui’ e i caduti di Cefalonia nel settembre 1943, è divenuto in questi ultimi anni di spiccata rilevanza nazionale ed europea nell’ambito della storiografia scientifica e divulgativa, del romanzo storico e della storia.
Eboli, 13 dicembre 2019