Ospedale Unico del Sele – La qualità dell’offerta e dei servizi non è legata al nuovo come principio, semmai all’innovazione come cultura.
Nei secoli, se fosse prevalso il principio della sostituzione e non dell’avvicendamento, con ogni probabilità, ci troveremmo lo stadio Olimpico al posto del Colosseo.
EBOLI/BATTIPAGLIA – Il nuovo Piano Sanitario regionale del Sub Commissario Giuseppe Zuccatelli, ha allarmato in maniera trasversale il mondo politico. Si va verso lo smantellamento di molte strutture. Una vera e propria falcidie di Ospedali. La riduzione degli sprechi è l’imperativo categorico. La scure dei tagli si è abbattuta su buona parte delle strutture pubbliche. I tagli tra l’altro sono giustificati dal desiderio di avere una sanità più efficiente, e allora? Chiudiamo gli Ospedali.
La protesta dilaga e la maggior parte dei sindaci protesta e minacciano ritorsioni, il Sindaco di Cava Galdi si incatena, gli altri lo seguiranno. Ma se questo piano non lo vuole nessuno, allora perchè ostinarsi ad attuarlo?
Alcuni Ospedali si ridimensionano, altri si sopprimono. All’interno delle strutture reparti si trasferiscono altri si chiudono, un vero caos che non favorisce negli operatori della sanità un sereno svolgimento del proprio lavoro. Tocca senza pietà anche agli Ospedali di Eboli e di Battipaglia. Ben presto saranno accorpati. Si realizzerà un “Grande Ospedale”. Ben presto sorgerà tra Eboli e Battipaglia, l’Ospedale Riuniti della Piana del Sele.
E’ un progetto, al quale, oltre i vari soggetti politici locali anche i vari livelli di governo si stanno adoperando per la sua realizzazione. Come fronteggiare i costi di realizzazione della nuova e grande opera, conciliandola, con i costi di gestione corrente delle due strutture, non è dato saperlo.
L’idea in se, come tutte le idee, offre spunti di riflessione e apre dibattiti che non escludono posizioni favorevoli o contrarie, nel momento in cui dall’idea è di “imminente” realizzazione, allora le cose cambiano. Ci vogliono dati, costi e tempi precisi. Insomma ci vuole un planning e un raffronto costi/benefici, per capire se l’operazione è conveniente.
Di solito, quando si pensa di sostituire una cosa con un’altra, bisogna pensarci bene, spesso si spendono un sacco di soldi per avere la stessa cosa. Meglio sarebbe aggiungere altre strutture e magari migliorare quelle esistenti.
Nel corso dei secoli, se avesse prevalso il principio della sostituzione e non dell’avvicendamento, con ogni probabilità, oggi, ci troveremmo lo stadio Olimpico al posto del Colosseo. Immaginiamo il resto. La storia è piena di episodi di sovrapposizioni, di sostituzioni, di avvicendamenti e di integrazioni, ma anche piena di soprusi e di distruzioni: di uomini, luoghi e civiltà. Troppi. Sicuramente è meglio costruire che distruggere.
Tornando all’idea di realizzare un Ospedale “grande”, un Ospedale Riuniti, è il caso di analizzare bene le cose (vantaggi e svantaggi). Una delle principali motivazioni che viene presa ad esempio, è quello logistico-operativo, un’altra ancora, è la riduzione dei costi di gestione e ancora, l’organizzazione e la qualità dei servizi. Quasi a sottolineare che i servizi, oggi, non sono al meglio nelle varie strutture e che realizzando questa “mega” struttura sarebbe tutto meglio e si realizzerebbe una economia, trascurando un piccolo dettaglio: che per una sua realizzazione si spenderebbero migliaia di milioni di €uro, in progetti, espropri, appalti e attrezzature e per contro non abbiamo la certezza che i servizi offerti siano i migliori.
La qualità dell’offerta e dei servizi non è legata al nuovo come principio, semmai all’innovazione come cultura.
Di tanto in tanto c’è qualche “scienziato” che messo in alcuni posti di comando, si cala nel personaggio e pretende di sovvertire ogni ordine per affermare un suo “primato”, ed in nome del nuovo si “strafaccia” tutto.
Agli scienziati di turno è il caso di dire: per favore non vi impegnate troppo. Lasciate stare, se veramente ci tenete ad essere apprezzati, non fate nulla, il nuovo non sempre risponde a quello che noi vorremmo, si può passare alla storia anche per essere additati tra i distruttori.
Il manager che si sono susseguiti “dall’illuminato” Pagano a De Angelis, e lo stesso Sub commissario Zuccarelli, forse avrebbero dovuto organizzare meglio quello che avevano a loro disposizione, piuttosto chée vivere nell’ossessione di realizzare per forza qualche cosa di nuovo.
Andando indietro nel tempo, per trovare un Ospedale a sud di Salerno, oltre Eboli, bisognava arrivare a Potenza e oltre. Poi fortunatamente si sono realizzati gli Ospedali di: Polla; S. Arsenio; Vallo; Sapri; Battipaglia; Rocca; Oliveto Citra; Curteri, Pagani e da poco Agropoli, oltre a quelli a nord di Salerno.
In tutti i paesi del mondo esistono strutture similari, che rappresentano un “presidio” ma anche la copertura del territorio dal punto di vista della sanità. L’aspetto organizzativo è sicuramente importante, ma non bisogna solo fermarsi all’aspetto della “fisicità” strutturale, sarebbe semplicistico, il principio della concentrazione per controllare e organizzare, trascura altri aspetti che non sono secondari, come quello Politico, culturale, socio-ambientale. E per rispondere a questo occorre ben altro.
Intanto, quello Politico, non ha risolto ancora gli sprechi, Rastelli, Bassolino, o Caldoro a parte. Sprechi legati sicuramente ad una cattiva progettualità, che offre risposte generiche, piuttosto che mirate, sprecando e non rispondendo specificamente ai bisogni.
Quello culturale, non riesce ad affermare il principio della essenzialità del servizio sanitario, che deve tendere a coprire il territorio in relazione ai bisogni. Una società civile si misura da come tratta gli ammalati, i bambini, gli anziani, i più deboli.
Quello socio-ambientale, non è affatto trascurabile, e suggerisce a chi ne è distratto, di rilevare che il territorio oltre che essere esteso, è variegato: per cultura, ambiente e tradizione; e per questo, sono sicuramente diverse le domande per ogni singola realtà a cui bisogna dare risposte adeguate, per esempio monitorando il territorio e adeguando le strutture sanitarie al tipo di patologie presenti in alcune are e tra gli abitanti.
Va da se: che al momento, le strutture non sono dotate di cose essenziali come ad esempio la Risonanza Magnetica; che sul territorio, i singoli Presidi sono tutti dotati di reparti di Ortopedia, anche se nella zona esiste uno dei più grandi centri specialistici (Campolongo Hospital), che a sua volta, non è dotato di Sala di Rianimazione; che la riabilitazione è stata per scelta demandata solo ed esclusivamente ai privati, (e in provincia di Salerno e nella Regione Campania c’è la più alta concentrazione di strutture di questo tipo), lasciando immaginare i costi; si realizza magari l’emodinamica, senza che ci sia la cardiochirurgia; si privilegia, in nome della produttività, alcune specialistiche trascurando altre, specie quelle a lunga degenza; ecc. ecc. ecc. e potremmo continuare ad oltranza.
Con la scusa della “produttività” sta passando il principio della monetizzazione, va da se che un reparto di cardiochirurgia è più produttivo di quello di Geriatria. Che dobbiamo farne degli anziani, visto che non riusciamo a rispondere ai bisogni di assistenza, di degenza, che più di un terzo della popolazione ci chiede, li dobbiamo sopprimere, solo perché costa troppo assisterli?
In tutti questi anni nel frattempo che questo “grande” Ospedale si realizzi, che facciamo, demoliamo ad uno ad uno quelli esistenti? Non li doteremo di strutture tecniche e logistiche per svolgere al meglio il proprio lavoro? Di volta in volta a seconda di chi comanda, sopprimiamo, trasferiamo o “transumiamo” un reparto? Oggi tocca all’Ospedale di Eboli, domani a quello di Battipaglia, e così a Pagani, a Cava e via via a seconda di chi comanda. Per esempio adesso comincerà ad avere qualche problema anche quello di Vallo della Lucania, fino al mese scorso molto protetto.
Evviva, e facciamolo questo Ospedale Riuniti della valle del Sele, tanto già sappiamo che da qui a quando sarà realizzato, avremo distrutto quelli che ora sono operanti tra mille difficoltà. In questo modo potremo aggiungerci al coro di chi dice che la sanità non funziona e scopriremo che avremo un “Grande” Ospedale, e nel complesso i posti letto non sono aumentati, non sono nemmeno quelli che c’erano, ma che sono addirittura in meno.
Allora, chi li ha fatti questi conti? Chi è questo grande manager? Chi è questo scienziato che anziché privare quotidianamente gli ospedali di garze, siringhe, cerotti, e macchinari semplici ma essenziali per il funzionamento delle strutture, pensa di spendere tanti soldi per avere nemmeno quello che già abbiamo?
Cosa viene da dire a questo? Un grande Vaffa………..
Forse è meglio dedicarsi a migliorare l’esistente, e non alimentare per questo altri sprechi, piuttosto che pensare alla “grandezza”, sarebbe meglio pensare alla “grande”, e così forse risponderemo al quesito: meglio un Ospedale grande o un “grande” Ospedale?
Massimo Del Mese
Caro Del Mese, pur condividendo le preoccupazioni da te espresse nell’articolo, sarebbe utile precisare che la responsabilità dello sfacelo della sanità in Campania è tutta ed esclusivamente della giunta BASSOLINO. Perchè hai fatto il nome di Caldoro? Sai bene, che non ha alcune responsabilità per la riorganizzazione della sanità in Campania disegnata nel piano di Zuccattelli (commissario governativo nominato dal consiglio dei ministri già in epoca bassoliniana). La necessità di nominare un commissario governativo in campania la dice lunga sulla inettitudine della sinistra napoletana di gestire tutto il comparto sanità. La politica di Bassolino non ha avuto il coraggio, non ha saputo e non ha voluto operare quei sacrifici necessari per evitare il fallimento ed oggi ne paghiamo le conseguenza tutti insieme. Ha operato con la sanità come ha operato con l’immondizia: è stato totalmente incapace di prendere decisioni utili a tutta la comunità. Tutti quelli che operano nel comparto sanità erano perfettamente a conoscenza del fatto che solo un commissario avrebbe potuto effettuare quei tagli necessari a traghettare la Campania in acque più calme senza lasciarsi influenzare da padrini politici e da giochetti di palazzo.
Lascia stare Caldoro, avrai tutto il tempo per buttargli addosso tutte le croci che vorrai, ma per il momento lascialo fuori dalle responsabilità della sfascio della sanità in campania. Un pò di onestà intellettuale non guasterebbe. Per quanto riguarda la sorte dell’ospedale di Eboli, ho già detto, basta leggere il comunicato stampa che tu gentilmente hai pubblicato e che sintetizza l’opinione di tutto il PDL ebolitano. Ben venga un grande ospedale unico della Valle del Sele ma prima di chiudere o accorpare un solo reparto del Maria SS Addolorata, l’inaugurazione di questa nuova struttura dovrà essere già stata effettuata. Il nostro timore è che in attesa della costruzione di un’opera così grande e importante qualcuno possa cominciare silenziosamente a dismettere i nostri reparti nell’intento di svuotare progressivamente il nostro nosocomio. Metteremo in atto tutte le azioni politiche che ci competono per ruolo e per vicinanza politica con l’attuale giunta di centro-destra campana affinchè si scongiuri questo pericolo e si potenzino quelle discipline mediche e chirurgiche che da anni danno lustro a tutta la nostra città.
Per Lazzaro Lenza –
Voglio sperare di non accomunare mai Caldoro allo sfascio. Me lo auguro come utente, e di fatti non lo accomuno, tant’è che ho scritto ” o Caldoro a parte”. Per il momento non è ancora responsabile, ma a mio parere, ben presto lo diventerà, se non interviene a bloccarlo, perché questo piano, non è affatto rispondente ai reali bisogni della sanità. I tagli sono sconsiderati, riducono le spese ma non gli sprechi. Per esempio non intervine sulle convenzioni e sulla sanità privata e non interviene sulle razionalizzazioni. Il principio adottato è solo quello dei numeri. é come dire che per risparmiare in casa tua, tagli sul cibo, sulla scuola per i tuoi figli e poi magari vai tutti i giorni in ristorante e ogni settimana in vacanza.
La Mala sanità e gli affaristi che girano sono come le Mafie e le camorre, non sono ne di destra ne di sinistra, ma una cosa è certa non stanno mai all’opposizione. Tu pensi che quel galantuomo di Rastelli sia responsabile?
La sanità in Campania è proprio come dici tu, come l’immondizia, e basta che tu legga le 535 pagine dell’autorizzazione all’arresto di Cosentino, inviata dalla procura alla Camera per renderti conto della trasversalità che tocca queste cose.
Questa è l’ onestà mentale che non guasta.
Caro Massimo, gentile dr. Lenza
il dibattito sulla sanità. ogni tanto riprende vigore e ogni opione in sè ha qualcosa di vero e condivisibile. MA LA RICETTA per risolvere questo problema grave ( e annoso) NON C’E’. Ricordo che la legge del 1978 che ha istituirto il SSN ( Servizio Sanitario Nazionale), la famosa 833, era un ottima legge ( ricordate il principio di dare tutto a tutti ? Welfare state !!), nata in un periodo politico caratterizzato dall’accordo fra il PCI e la DC( Compromesso storico). Una legge permeata da grandi e condivisi principi innovatori per un sistema sanitario che passava da una sanità delle confraternite religiose e delle vecchie “casse mutue” ad una assistenza di stato. Un’assistenza che per la prima volta prendeva in considerazione le forme primarie, secondarie e terziarie , che si apriva di più alla medicina del territorio e meno a quella ospedalizzata. Ma non ha funzionato, o meglio, non ha dato tutti risultati che ci si attendeva. PERCHE’ ?
E’ difficile dirlo e l’ampio dibattito di questi ultimi decenni, non ha dato una risposta esaustiva. Certo che due , fra gli altri, sono stati i fattori determinanti: La 833 non ha mai avuto la necessaria copertura economica per realizzare tutto quanto in essa era previsto. Poi l’istituzione del SSN, si è frantumata in tanti piccoli SSR (Servizi Sanitari regionali) con una immensa differenza di assistenza ( intesa come capacità di dare risposta alla domanda assistenziale) da zona a zona.
Ma uno dei problemi fondamentali è che la Sanità pubblica costa, ma anche quella FALSAMENTE privata ( falsa perchè con gli accreditamenti- o convenzionamenti- è sempre la finanza pubblica a dare le risorse) costa.
Ma se è vero che i costi della sanità sono a carico della fiscalità generale, ebbene, data la consistenza dell’evasione e dell’elusione fiscale che ancora permangono nel nostro sistema tributario, i costi della sanità sono sopportati essenzialmente dal mondo del lavoro, che è poi quello che fornisce essenzialmente gli utenti della sanità pubblica.
Spesso ci viene proposto come riferimento il “modello lombardo” ove prevale, sempre di più, la sanità privata su quella pubblica. Ma privatizzare il servizio sanitario vorrebbe dire sottomettere il delicato settore della sanità alle leggi di mercato con l’inevitabile esclusione di tante fasce di cittadini, soprattutto con redditi da lavoro dipendente, dall’assistenza pubblica garantita. Del resto sarebbe sufficiente osservare la realtà che si è determinata negli Stati Uniti e in Gran Bretagna dopo un decennio di liberismo economico e di privatizzazione dei servizi: vi si sono notevolmente innalzate le soglie di povertà con un numero sempre crescente di cittadini bisognosi, esclusi da ogni tutela assistenziale e, quindi, anche privati dalla concreta possibilità di assistenza medica, diventata per loro troppo costosa.
Se la sanità lamenta da sempre problemi finanziari, non è concentrandosi solo sul contenimento della spesa che si otterranno risultati significativi. Le parole d’ordine devono essere: programmazione, innovazione, controlli e partecipazione.
A questo proposito diventa cruciale il rapporto tra il settore pubblico e il privato. Partendo dal presupposto che la competizione libera, non regolata, non è sostenibile, il ruolo degli imprenditori privati va incentivato ma solo in presenza di un severo e trasparente sistema di accreditamento e di controllo di tutte le strutture, quelle pubbliche e quelle private. Non è possibile che le “Case di Cura” private, il cui obiettivo principale è trarre profitto dalle loro attività assistenziali, “si scelgono” i campi e le “organizzazioni” dove si guadagna molto e si spende poco. Faccio riferimento ovviamente al fatto che i ricoveri in queste strutture sono in genere per patologie a basso costo diagnostico e terapeutico ( poche analisi, poche radiografie, pochi giorni di ricovero, pochi medicinali etcc.) e senza Unità Operative ad alto costo e di gravosa organizzazione ( Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione, Emodinamica, Laboratori di Analisi degni di questo nomi). Basti pensare poi ai vincoli delle strutture pubbliche che il “privato” non ha: es. l’aggiornamento tecnologico in tempo reale con acquisti diretti senza passare per gare pubbliche.
Ma , cari amici, avete dimenticato la polemica pre-terremoto ’80, sulla nascita dell’Ospedale di Battipaglia ? Nel 1971 l’Ente Ospedaliero “M.SS.Addolorata” aveva 611 pp.ll., e circa 1000 dipendenti- cito il 1971 perchè quello è stato l’ultimo anno in cui fu approvata per l’Ospedale di Eboli l’ULTIMA pianta organica ( ispirata dal compianto Tanino Petraglia e Carlo Mazzella). Molti di noi, allora giovanissimi, non abbiamo condiviso la poltica di Bernardo D’Arezzo ( e di Paolo del Mese anche lui giovanissimo all’epoca). non perchè eravamo contrari alla nascita dell’Ospedale a Battipaglia, ma prendendo atto della politica sanitaria d’arezzaiana dell’agro nocerino-sarnese eravamo preoccupati dalla realizzazione di ospedali doppioni a pochi km. Pensavamo che erà più giusto avere “un centro ospedaliero” specializzato a Battipaglia nel campo -come si diceva- ortopedico/traumatologico.
Prevalse la politica del piccolo cabotaggio, perchè molti aiuti ed assistenti degli Ospedali di Eboli, Polla, Sant’Arsenio e Vallo, ” amici e sostenitori” di quell’area politica – che oggi si può identificare nel centro-destra- dovevano essere premiati a Primari, e siccome la qualità professionale e le specialità di riferimento non erano di “alto valore” allora era necessario creare altri Reparti di Medicina, Chirurgia, Cardiologia, Ostetricia, Pediatria, etc… che consentivano la sistemazione a Battipaglia di una pletora di dipendenti con tutto quello che significava in termini di propaganda politica. ricordo che la Pianta Organica dell’Ospedale di Battipaglia realizzata dopo il 1980 aveva un alto rapporto fra pp.ll. e dipendenti.
e Veniamo al NUOVO OSPEDALE della Valle del Sele non dimenticando però il contesto di cui sopra.
Bisogna ricordare che la nostra rete ospedaliera, ha la necessità di ammodernamento delle strutture in gran parte costruite prima della Seconda Guerra Mondiale e con metodi che male si adattano alle esigenze logistiche e tecnologiche della medicina contemporanea (su 1.066 ospedali italiani, il 28% è stato costruito prima del 1900 e un altro 29% tra il 1900 e il 1940).
Una moderna rete di ospedali, omogeneamente distribuita su tutto il territorio, dovrebbe articolarsi in strutture con pochi posti letto, ad alto contenuto tecnologico, per l’assistenza dei pazienti più gravi oppure accorpando ospedali che distano pochi km fr di loro realizzando quini molto meno servizi sanitari ( Un grande Laboratorio, una grande Radiologia, una buona Rianimazione, etc….), E ciò non può prescindere da investimenti di grande entità.
E veniamo al nuovo piano ospedaliero della Campania, Caldoro lo dovrà inviare al Governo- ma potrebbe prima fare delle modifiche a questo documento di 55 pagine- per cercare di sbloccare una parte dei fondi FAS.( Fondo aree sottosviluppate).
Attualmente nella nostra Provincia vi sono 4038 posti letto di cui 2936 (72,71 %) nei presidi pubblici e 1102 (27,29%) in quelli privati. Il piano prevede un taglio di posti letto nella nostra provincia di 228 p.l.In particolare 173 (75,88 %) p.l. nel pubblico e 55 (24,12%) nel privato. E’ evidente che l’operazione è quantomeno sbilanciata a favore delle strutture private a danno di quelle pubbliche. E’ evidente che si tenterà di tagliare quei servizi più costosi, quelli con un alto livello di assistenza infermieristica.
Se poi guardiamo ai nostri due Ospedali di Eboli e di Battipaglia la cosa diventa quantomeno tragica .Dice il Piano: i plessi di Eboli e Battipaglia “confluiranno” nel “nuovo ospedale della Valle del Sele”.
Ma “oggi” questo cosa significa ?:Eboli ha ufficialmente ( teorici se si pensa a quanti reparti sono già stati accorpati per carenza di personale)226 pp.ll (59,46 %) e Battipaglia 154 (55,00%) per un totale di 280 pp.ll.
Il “TEORICO” nuovo ospedale ne prevede 274. Questo a regime., 60 mesi previsti per la costruzione del “nuovo plesso”. Ma non c’è la copertura economica e con l’attuale grave crisi di finanziamenti, tanto da tenere bloccate le assunzioni con tutto quello che questo significa ( in particolare il grave degrado quali quantitativo dell’assistenza) come si potrà costruire questa nuova struttura nei tempi dichiarati?
Sono convinto che questa è una buona soluzione, in quanto si avrebbero servizi unici e non doppioni ( OGGI: due Laboratori, due Radiologie, due Rianimazioni,molte sale operatorie, due direzioni sanitarie ed amministrative, due farmacie etc…..) ma cosa succederà nel frattempo, da subito, in attesa della “possibile e teorica” costruzione del plesso unico al posto del Maria SS Addolorata e del S.M.della Speranza ?
Come potranno essere garantiti gli attuali livelli assistenziali già oggi a rischio, per la grave carenza di personale che inesorabilmente giorno dopo giorno aumenterà per l’abbandono di tante altre unità operative?
Era stato insediato dall’ex D.G. Pagano uno “strano tavolo tecnico” di cui io facevo parte per conto del Comune di Eboli.
( per Battipaglia c’era il dr. Fasuto Lucarelli). Ebbene hanno tentato, inutilmente- di coinvolgermi in una operazione di basso cabotaggio. Nella seduta di insediamento il Direttore Generale pro-tempore ( F.Pagano) dichiarò: DEL NUOVO OSPEDALE, DELLA SUA LOCALIZZAZIONE, DELLA POSSIBILITA’ DI COSTRUIRLO CON UN PROJECT FINANCING ETCC., NE PARLEREMO POI…!!……OGGI PARLIAMO DI ACCORPAMENTI DI REPARTI ALL’INTERNO DEI DUE OSPEDALI E FRA I DUE OSPEDALI.
Io (con la condivisione del Dr. Mario Minervini ed il disaccordo dei sanitari di Battipaglia : Lucarelli e Di Napoli) mi sono rifiutato di discutere argomenti diversi da quelli per cui era stato insediato il “tavolo tecnico” ( localizzazione, tipologia, finanziamenti etcc.. del “nuovo Ospedale” ) e conseguentemente il “tavolo tecnico” è fallito sul nascere, perché era strumentale la sua convocazione . Ma gli accorpamenti sono stati comunque fatti ed il futuro immediato del “nostro” Ospedale, io lo vedo cupo e nebuloso, cioè poco chiaro e senza futuro. Sarebbe il caso che chi di dovere si preoccupasse un poco di più, credo che su questo argomento sia necessario nella città un approfondimento bi-partisan di cui il Sindaco deve farsi carico con urgenza.
Caldoro, terminale in Campania della politica della maggioranza che oggi governa il nostro Paese, non dovrebbe farsi condizionare da spinte campanilistiche ( vedi Cava, scafati, Sarno, Agropoli, Roccadasèide) ma ricordarsi che alla base del successo del nuovo Piano Sanitario Regionale ci sono due problemi fondamentali:
1- I SOLDI. Ebbene la finanza pubblica li deve prendere dalla fiscalità. PAGHIAMO TUTTI, pagheromo meno e i soldi basteranno.
2-Non è possibile fare affari in sanità perchè questa costa e più è alta la domanda più forte è la spesa.
Si pertanto alla chiusura di Ospedali doppioni, No all’accorpamneti di reparti e personale fra Eboli e Battipaglia. Si alla realizzazione in project financing ( vedi i nuovi Ospedali di Mestre- inaugurato da pochi mesi e l’Ospedale del Mare a Ponticelli, oggi in realizzazione) del NUOVO Ospedale della Valle del Sele, ma che accorpi anche l’Ospedale di Oliveto Citra, Roccadaspide e Agropoli, con un numero di pp.ll. maggiore dei 280 circa previsti che sono pochi e scarsamenti remunerativi i termini di DRG.
Purtroppo l’ospedale unico e’ qualcosa a cui si deve andare incontro. Non si può pretendere di guardare solo al presente con rattoppi vari in una struttura che a breve diventerà un borgo medievale alle sommità di una collina. Bisogna che fra 20-30 anni la nostra terra possa avere una struttura innanzitutto efficiente e, con l’ accorpamento, si arriverà sicuramente a questo. Tuttora quello di Eboli non lo e’ ! Inutile nasconderlo. Non c’ e’ nessun paziente che si rivolge a tale struttura se non costretto per urgenza. Il nuovo ospedale unico che cerco di immaginare, sperando di non sognare troppo, dovrà essere facilmente raggiungibile da autostrade e servizi di trasporto vari, dovrà avere un parcheggio gratuito, essere in una struttura a norma, strutturalmente e capace di gestire autonomamente qualsiasi emergenza. Insomma il passo deve essere fatto, e’ ovvio che durante tale passo tocchi alle amministrazioni regionali,provinciali e comunali garantire il servizio esistente che tuttora offre l’ospedale di Eboli o di Battipaglia,eliminando gli sprechi con conseguente miglioramento del servizio con i soldi risparmiati. I tempi cambiano…dobbiamo aggiornarci e dobbiamo credere che questo aggiornamento e miglioramento dipenderà anche da noi!
PROGETTO FUTURIBILE O REALTA’ DA ATTUALIZZARE? I TEMPI BIBBLICI CHE SONO TEMPI ORDINARI NELLA BUROCRAZIA DEL NOSTRO PAESE , FANNO PAVENTARE PERIODI LUNGHISSIMI. LE CRONACHE SON PIENE DI NOSOCOMI MAI TERMINATI, DI FONDI BUTTATI AL VENTO E finally, SPERANZE MECCANICAMENTE DELUSE. QU, SU TALE PROGETTO NEL QUINQUENNIO A VENIRE,I SI GIOCHERA’ LA CREDIBILITA’ DELLA CLASSE DIRIGENTE DELLE 2 CITTA’ CAPOFILA DELLA PIANA DEL SELE, SPERIAMO NON RIMANGA UNO SLOGAN TENTO pour parler! SALUTI
Esauriente analisi quella di Antonio Lioi, quantomeno ci ricorda nei dettagli quanto sarebbe accaduto negli ultimi anni.
Leggo anche:
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mi chiedo se tali cose non siano accadute anche ad Eboli….
Il testo del commento che manca e’
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Prevalse la politica del piccolo cabotaggio, perchè molti aiuti ed assistenti degli Ospedali di Eboli, Polla, Sant’Arsenio e Vallo, ” amici e sostenitori” di quell’area politica – che oggi si può identificare nel centro-destra- dovevano essere premiati a Primari, e…
ho un idea oltre all’ ospedale unico facciamo pure un comune unico eboli-battipaglia cosi si taglieranno posti letto e poltrone P.S. con politici esclusivamente battipagliesi visto che quelli ebolitani si sono estinti
ULTIMISSIME, AUMENTI ONERI TRIBUTARI PER LE REGIONI NON VIRTUOSE IN MATERIA SANITARIA, RISCHIO CHE SALTI TUTTO ( V. sopra) IN MATERIA OSPEDALIERA ED ALTRO ANCORA . VISTO PER DI +IL CONGELAMENTO DEI FONDI FAS,CHE FINANZIANO PROGETTI PP E FORMAZIONE CULTURALE PER MENO ABBIENTI, SI AVVICINANO TEMPI GRAMI; IOLTRE, CARI BLOGGERS, A CHI DICEVA CHE LA CRISI ERA “UN FATTORE PSICOLOGICO” OD ALTRE AMENITA’ SIMILI, SI DOVREBBE PORTARE IL “CONTO” POLITICO!