Legambiente di Pontecagnano Faiano sugli Impianti di Compostaggio dei rifiuti organici proveniente dalla raccolta differenziata.
“Lectio Magistralis” di Legambiente per il “SI” all’impianto di Compostaggio ma… con una serie di accorgimenti e controlli. Purtroppo l’esperienza ci dice che i risultati procurati dai “peccatori” supera di gran lunga la loro volontà di “redenzione”.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
PONTECAGNANO FAIANO – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota stampa del Circolo Legambiente “Occhi verdi” di Pontecagnano Faiano che interviene sulla questione dei rifiuti e dell’impianto di compostaggio che dovrebbe sorgere a Pontecagnano Faiano, così come concordato a seguito della costituzione dell‘ecodistretto tra i comuni di Pontecagnano Faiano e Giffoni Valle Piana. Impianto che è stato oggetto di sollevazione popolare ritenendo, a giusta ragione, sovradimensionato rispetto al reale fabbisogno della Città e del comprensorio comprendente anche Giffoni Valle Piana. Tuttavia la decisione intrapresa dalle due amministrazioni comunali, nonostante tutte le responsabilitàiin capo a chi amministra e le preoccupazioni, e non da poco, da parte di chi come i cittadini devono poi conviverci sebbene entrambe protese: da una parte a fornire spiegazioni; dall’altra a evidenziare rischi e ragioni; è ancora materia del contendere. Materia, che induce il circolo Legambiente “Occhi verdi” a comunicare attraverso una nota o meglio quella che sembrerebbe una “Lectio Magistralis” le sue ragioni dell’assenza alla realizzazione dell’impianto di Compostaggio nel territorio di Pontecagnano come da programmazione dell’ecodistretto.
Posizione chiara e responsabile anche perché è supportata da una serie di indicazioni, o meglio “prescrizioni” tese alla migliore risoluzione a salvaguardia dell’ambiente e soprattutto alla corretta gestione dei rifiuti immaginando e un utilizzo virtuoso attraverso un riciclo coerente che va nella direzione anche di puntare con più determinazione sulla raccolta differenziata.
Va da sé che le determinazioni di Legambiente sono protese al raggiungimento dello scopo che la stessa organizzazione si prefigge, tuttavia va osservato che l’accelerazione della costituzione dell’ecodistretto sembra rispondere solo alle buone relazioni che i due Sindaci di Giffoni Valle Piana e Pontecagnano Faiano Antonio Giuliano e Giuseppe Lanzara intrattengono piuttosto che alla definizione di un ecodistretto che comprendesse anche altri comuni dei Picentini come ad esempio l’altra Giffoni e Pugliano.
Purtroppo, l’esperienza accumulata negli anni ci dice che i risultati procurati dai “peccatori” supera di gran lunga la loro volontà di redenzione,
E tutti ricordiamo le varie discariche da Parapoti a Grataglie e gli impianti pubblici da quello di Salerno a Battipaglia ed Eboli, oltre i più di 20 Aziende private che trattano rifiuti “normali”, speciali e pericolosi concentrati nella Città di Battipaglia e tutti ricordiamo le varie motivazioni addotte per le loro realizzazioni. Da allora stanno ancora lì e la situazione è andata sempre peggiorando. Siamo sicuri che nonostante le convincenti argomentazioni di Legambiente non succederà la stessa cosa?
«Dobbiamo essere tutti consapevoli che sulla Terra siamo arrivati a oltre 8 miliardi di persone e che per compiere ogni attività umana abbiamo bisogno di prelevare prodotti dal pianeta su cui viviamo. Per disporre della pasta, della carne, degli ortaggi e della frutta, utilizziamo risorse come suolo, acqua, energia, come anche per costruire le apparecchiature di vario genere che usiamo quotidianamente abbiamo bisogno di materiali inorganici (minerali, metalli, sali, ecc.) prelevati dal sottosuolo. Anche l’energia, attraverso gli idrocarburi fossili (gas e petrolio), trova origine da materiali vegetali seppelliti milioni di anni fa e mineralizzati. Tutte queste risorse, purtroppo, non hanno una disponibilità illimitata!!! Sappiamo anche che la velocità con cui oggi stiamo consumando tutte queste risorse ha superato quella con cui le stesse si riformano. Quel che è realistico immaginare è una crescente e, alla fine, drammatica riduzione delle risorse disponibili: poche terre fertili, scarsità dell’acqua, poche materie prime, ridotti territori abitabili, ecc.
Ciò inizia a costituire un serio limite al nostro sviluppo e un pericolo per la nostra sopravvivenza futura. La domanda è: cosa fare?
Bisogna semplicemente imitare la natura che “non butta nulla” ma recupera ogni materiale che non serve più (rifiuto) in modo da poterlo rimettere nel ciclo di disgregazione, rigenerazione e di nuovo utilizzo. Questo è quello che va sotto il nome di “economia circolare”, dove le sostanze non rappresentano un rifiuto dopo l’uso ma sono recuperate per poi essere reimmesse nel “ciclo rigenerativo e di riuso”.
Nella nostra regione siamo, purtroppo, in ritardo nella realizzazione dell’economia circolare attraverso l’uso di infrastrutture e impiantistica utili alla gestione del ciclo dei rifiuti. In particolare siamo in ritardo sulla disponibilità di impianti utili al trattamento del principale componente dei rifiuti urbani che ogni giorno le famiglie producono, la cosiddetta “frazione organica o umido”, cioè i residui di cibo o preparazioni alimentari e le frazioni assimilabili, come la carta per alimenti sporca di residui alimentari.
Un’azione importante del passato recente è stata sicuramente quella di riuscire a raccogliere l’umido in maniera differenziata, cioè selezionata in modo che non contenga materiali di diversa natura (plastica, metallo, legno verniciato, vetro, ecc.) che non sono biodegradabili in tempi relativamente rapidi. Tuttavia, senza disporre di impianti che possano trattarlo siamo costretti a mandarlo in altri luoghi sobbarcandoci notevoli costi aggiuntivi e contribuendo ad alterare l’equilibrio climatico attraverso lo spreco energetico e i prodotti inquinanti collegati al trasporto su gomma.
Per colmare il deficit di impianti per il trattamento dell’organico proveniente dalla nostra raccolta differenziata è assolutamente necessario, nei tempi più brevi possibili, ricorrere alle migliori pratiche e tecnologie disponibili che scongiurino l’uso delle discariche e dei dannosi inceneritori.
Per attuare le migliori pratiche è necessario prevedere la collocazione degli impianti in aree distanti dall’abitato e adeguatamente predisposte, e la cui posizione rispetto ai vari comuni serviti è prossimale ai maggiori flussi di organico da trattare e alle reti di conferimento energetico esistenti.
Per quanto invece riguarda le migliori tecnologie, è opportuno che si realizzino “impianti di tipo combinato”, che cioè utilizzino sia il processo aerobico (più noto come compostaggio) in modo da ottenere una alta qualità del prodotto finale (compost) quale ammendante compostato utile alla concimazione organica dei suoli, sia il processo anaerobico in modo da ottenere la migliore resa dal punto di vista energetico (produzione di energia elettrica, termica, biometano). Gli innumerevoli studi comparativi effettuati a tale riguardo rilevano infatti significativi vantaggi per gli impianti di tipologia combinata sia in termini di risparmio energetico che di emissioni di anidride carbonica climalterante (CO2). Un aspetto collegato a tale tecnologia è anche la necessità di un totale confinamento dell’impianto in modo da garantire che tutte le fasi di trattamento dell’umido che possano produrre miasmi avvengano in depressione e i flussi di aria verso l’esterno siano preventivamente filtrati.
La legittima diffidenza manifestata da tanti cittadini nei confronti di impianti per il trattamento dei rifiuti si deve riconoscere! Non hanno tutti i torti se consideriamo i danni e i misfatti causati dalle passate pubbliche amministrazioni e dalle diffuse infiltrazioni malavitose, nell’emblematico quindicennio dell’emergenza rifiuti in Campania.
Oggi, tuttavia, proprio noi cittadini abbiamo la possibilità di vincere la grande battaglia di civiltà che ci si prospetta dinanzi, agendo con responsabilità, partecipazione ed impegno civico al fine di assicurare scelte capaci di realizzare un’economia circolare compiuta e per garantire uno sviluppo del territorio che non pregiudichi il benessere delle persone e la qualità dell’ambiente.
Lo potremo fare evitando di opporre preordinati “NO” alla realizzazione degli impianti che sono necessari, ma piuttosto partecipando attivamente alle scelte da fare in modo che le stesse siano in grado di assicurare la migliore realizzazione degli impianti e dei risultati attesi.
Con tale premessa riteniamo utile la realizzazione di un impianto di compostaggio combinato (aerobico e anaerobico) a servizio della Comunità dei Picentini a condizione che una tale realizzazione ottemperi a una serie di requisiti ed impegni inderogabili: Economia circolare.
Predisposizione di un sistema di controllo permanente dell’inquinamento ambientale prodotto dall’impianto di compostaggio durante il normale funzionamento anche per bloccarne, eventualmente, le attività in caso di guasti o imprevisti impedendo, in tal modo, il prodursi di rischi sanitari e ambientali.
Rigido controllo del prodotto organico in entrata per garantire un’ottima qualità del compost prodotto dall’impianto di compostaggio che deve risultare un concime organico naturale da utilizzare direttamente nella filiera agricola locale in alternativa ai prodotti di sintesi chimica.
Immissione diretta in rete del biogas prodotto dall’impianto di compostaggio evitandone l’uso quale carburante per alimentare motori a combustione destinati a produrre energia elettrica.
Istituzione di un comitato di controllo permanente dell’impianto di compostaggio che oltre all’ente Comunale (Titolare dell’impianto) preveda la presenza di qualificati rappresentanti della società civile, del mondo scientifico e delle associazioni ambientali operanti sul territorio
Attivazione della tariffa puntuale sul quantitativo di rifiuto prodotto quale incentivo per ridurre e prevenire la produzione dei rifiuti. Le statistiche sul ciclo dei rifiuti in Italia confermano da tempo che solo con i sistemi di tariffazione puntuale, che fanno pagare meno le utenze domestiche e non, si producono minori quantità di rifiuti. Serve quindi una norma comunale che abbandona il sistema di tariffazione normalizzata passando a quella puntuale basato su sistemi di raccolta domiciliare.
Attivazione di una ecotassa sui quantitativi pro capite di indifferenziato prodotto. Per penalizzare economicamente chi differenzia di meno e per premiare i cittadini virtuosi in modo davvero efficace, serve approvare una norma che modifichi il tributo speciale per il conferimento dell’indifferenziato. È necessario modulare il tributo attraverso una premialità in funzione del residuo indifferenziato pro capite avviato a smaltimento (come previsto dalla legge sull’economia circolare della Regione Emilia Romagna) con l’obiettivo di ridurre il rifiuto indifferenziato in favore di riciclo, prevenzione e riuso dei materiali.
Garantire Appalti Comunali più verdi. Bisogna adottare i cosiddetti Criteri ambientali minimi (Cam) nelle gare attivate dal Comune per la gestione dei rifiuti, nell’illuminazione pubblica, nelle pulizie, nelle mense scolastiche ecc. Tutto ciò al fine di promuovere il Green Public Procurement e creare un mercato interno dei prodotti realizzati dal riciclo dei rifiuti.
Meno plastica monouso nei supermercati e sostegno alla vendita di prodotti sfusi. Serve emanare una disposizione per favorire l’uso delle retine e delle borse riutilizzabili per l’acquisto dell’ortofrutta nei supermercati, così come avviene già in diversi Paesi europei. Prevedere forme di premialità per l’acquisto dei prodotti sfusi sul territorio comunale per intervenire concretamente nella riduzione degli imballaggi alla fonte.
Più controlli per combattere la concorrenza sleale. Se vogliamo tutelare l’ambiente, la salute dei cittadini, le attività delle imprese locali rispettose della legge che subiscono la concorrenza sleale da parte di quelle che scaricano sulla collettività i costi ambientali delle loro produzioni, serve rendere capillare, adeguato e omogeneo sul territorio comunale il sistema dei controlli pubblici sull’ambiente. Bisogna garantire un sistema efficace di controlli lungo tutta la filiera dei rifiuti, urbani e speciali, per contrastare mercati e traffici illeciti (ad esempio gli smaltimenti illegali degli pneumatici fuori uso; la vendita dei sacchetti di plastica fuori legge, per garantire il rispetto del divieto totale dei cotton fioc non compostabili ecc. ). Un sistema efficace di controlli favorirebbe anche l’aumento della fiducia dei cittadini rispetto alla necessaria costruzione degli impianti per realizzare l’economia circolare italiana.
Promuovere l’innovazione di prodotto Si deve costruire un sistema premiante per ridurre fortemente la vendita sul mercato di prodotti con elevate prestazioni ma che possono essere avviati “solo” a recupero energetico (inceneritori) o in discarica. È fondamentale prevedere agevolazioni fiscali per aziende e prodotti che utilizzano una quota minima di polimeri riciclati, come da proposta del Tavolo per il riciclo di qualità, istituito da Federazione Gomma-Plastica e di cui fanno parte anche l’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, il Conai, il Corepla, l’ISPRA, l’ENEA e Legambiente.
Programmare una educazione ambientale diffusa e continua verso la popolazione. È necessaria l’attivazione di un accordo fra le associazioni ambientali locali e le istituzioni scolastiche comunali per svolgere, durante l’anno scolastico e con continuità, lezioni di formazione ed educazione ambientale. Bisogna attivare iniziative di informazione e sensibilizzazione diffusa verso la popolazione residente sul tema dei rifiuti, della raccolta differenziata, dello spreco alimentare, del risparmio idrico ed energetico e sulla tutela del suolo, dei nostri fiumi e del mare.
Concretizzando questa serie di azioni favoriremo l’attuazione di un’economia circolare compiuta nei picentini che darà luogo a una più efficace tutela dell’ambiente, a un sicuro sviluppo del territorio coinvolto e a un maggiore benessere per le persone».
Pontecagnano Faiano, 16 ottobre 2019