“Galeotto” fu quel selfie e chi lo fece… : Aliberti solidarizza con Salvini per il selfie del figlio del camorrista Matrone.
L’ex Sindaco di Scafati Aliberti all’ex Ministro dell’interno Matteo Salvini: “Gli italiani verranno anche prima degli immigrati ma sicuramente prima dei camorristi: Non lasciare che strumentalizzino“.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
SCAFATI – “Galeotto fu…” il selfie e chi lo fece, parafrasando il verso 137 del canto V dell’Inferno ci riconduciamo alle vicende che purtroppo vedono l’ex Sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, coinvolto in un processo di Camorra, incriminato per presunti rapporti con la Camorra e i camorristi della sua Città.
«Caro Matteo, – scrive in una lettera aperta al leader della Lega Matteo Salvini, l’ex Sindaco di Scafati Pasquale Aliberti incriminato per presunti rapporti con la criminalità organizzata per effetto della quale il Comune di Scafati fu sciolto per infiltrazioni camorristiche – non sono un militante della Lega ma dal 94 un Forzista che ha fatto politica con passione infinita, ricoprendo tanti ruoli istituzionali e per 9 anni Sindaco della mia Scafati, comune di 50 mila abitanti tra Napoli e Salerno.
Nel 2017 siamo stati sciolti dal Ministro Minniti su una serie di presunzioni NESSUNA supportata da un atto amministrativo, una foto, un incontro, una intercettazione e neppure da una dichiarazione di un collaboratore di giustizia che mi accusasse di aver dato alla camorra un cetriolo. – prosegue Aliberti rivolgendosi all’ex Ministro degli interni Matteo Salvini – Quando ti ho visto in foto, ad un raduno della Lega, in un selfie, a prendere un caffè con Michele Antonio Matrone, con precedenti penali, figlio del più pericoloso boss di Scafati e dell’Agro, quello che secondo la Procura era il tramite dei Casalesi, FRANCHINO a’ BELVA, catturato, dopo una lunga latitanza nel 2012, ho tremato io per te per la strumentalizzazione che avrebbero messo in campo, cosa che puntualmente è accaduto sui giornali locali questa mattina, così come, pur di farmi apparire vicino al clan fotografarono in prima pagina mio fratello titolando “Il fratello del sindaco sulla barca del figlio del boss Matrone“: era solo una barca che somigliava.
Se nel selfie postato in un bar il giovanotto aggiunge “..il piacere di un caffè con un mio amico”, senza che nessun politico locale, della coalizione che TU hai sostenuto alle ultime amministrative, a me ferocemente avverso negli ultimi anni, intervenga, allora siamo in quel clima di OMERTÀ che è difficile da sradicare. – prosegue Aliberti che aggiunge – Devi sapere e ti invito a leggere il decreto di scioglimento del Ministro Minniti che nella motivazione principale individua due imprese funebri vicino alla camorra, operanti una da decenni, che avremmo favorito perché non pagavano l’affissione dei manifesti funebri da sempre, semplicemente perché avremmo ritardato la procedura di gara: di una delle due imprese risulta essere proprietario, a leggere il suo profilo fb, proprio il tuo amico di caffè.
Proprio così, ancora oggi ne è il proprietario, perché per lo Stato erano CAMORRISTI finché il Sindaco ero io per poi essere di nuovo autorizzati dalla Commissione Straordinaria e dai funzionari del Ministero qualche ora dopo lo scioglimento con una autorizzazione a seguito di AUTOCERTIFICAZIONE del certificato antimafia. – fa notare l’ex Sindaco di Scafati raccontando e ricostruendo fatti che a suo dire sarebbero stati determinanti per vivere quelloche di certo è un incubo se a distanza di anni ancora non si è giunti ad una chiusura delle indagini, ma anche tro andò qualche assonanza con la vicenda che ha visto coinvolto Salvini nel momento in cui si è prestato ad un selfie con il figlio di un pericoloso camorrista come Franchino a’ belva e le relative conseguenze – Nulla è valso che da sindaco, al braccio dx del Boss, papà del ragazzo che si definisce tuo amico davanti ad un caffè, nel silenzio assordante delle istituzioni, ho acquisito al patrimonio comunale una proprietà con un abuso che gli stessi avevano realizzato quando amministravano gli amici di Minniti e nulla è valso che, dalle intercettazioni dei Ros, in occasione degli abbattimenti in danno, questi, al telefono, parlando tra loro mi minacciassero con frasi “…dobbiamo fargli uscire il sangue a quell’uomo di merda e sua moglie che è consigliere regionale...”.
Io mi sto facendo il mio processo dopo uno scioglimento di consiglio comunale ingiusto e una determinazione preventiva per uso dei social – prosegue ancora Pasquale Aliberti – ma sono preoccupato per te e la cattiveria che già stamattina hanno cominciato a mettere in campo. Ti scrivo perché sono certo che nella tua agenda politica vengono prima gli italiani, magari anche prima degli immigrati ma soprattutto prima di quella montagna di merda che si chiami CAMORRA, MAFIA, NDRANGHETA O SACRA CORONA UNITA.
Ti scrivo – conclude l’ex Sindaco di Scafati Pasquale Aliberti affondando la lama sulla vera questione che riguarda quel “figlio” di camorra mai pentito – semplicemente per chiarire la tua lontananza da quel post di quel figlio del Boss che mai ha preso le distanze sconfessando pubblicamente la sua famiglia, suo padre per il camorrista che è o è stato».
Senza entrare nel merito del processo che vede coinvolto Aliberti, che ci auguriamo si concluda in fretta e soprattutto che si ristabilisca la verità e che si restituisca a tutti coloro i quali sono coinvolti la serenità e l’onore fortemente compromesso, perduto e straperduto dalla lungaggine del processo stesso, e del puntuale svolgimento di quel processo sui media anche quando non si celebrano udienze, la lettera di Aliberti a Salvini si può inquadrare in quei meandri dei sospetti che spesso intobidiscono le indagini e rendono torbidi i fatti, di certo quella foto è da prendere per quella che è un selfie rubato, e sebbene il post compare sulla pagina Facebook di Matrone, nessuno immagina che Salvini sia un suo amico, tuttalpiù andrebbe sottolineata la leggerezza del servizio d’ordine che accompagnava il Ministro degli interni, ma anche la leggerezza con la quale lo stesso Ministro ha interpretato quel ruolo.
Ebbene aggiungere, che Salvini, forse è senza forse non era per nulla adeguato in quel luogo, non era nemmeno potenziato per assumerlo e si è visto come lo ha svolto utilizzando il suo ruolo da uomo da marciapiede e da tale, allontanandosi da quel ruolo all’abbisogna, da urlatore e protestatore contro se stesso (membro autorevole di Governo), imbrogliando gli italiani e rincorrendo con le nuove modalità di comunicazione selfie su selfie, fino a quella foto che ora lo imbarazza e che consente ad Aliberti di notare la “leggerezza” ma anche i due pesi e le due misure rispetto alla sua vicenda personale.
Quella foto è una stupidata, ma nello stesso tempo è il campanello d’allarme che ci consente di comprendere che momento viviamo. Tuttavia a noi più che spiegazioni sulla foto con il Matrone, ci piacerebbe sentire dalla voce di Matteo Salvini che fine hanno fatto quei 49 milioni di euro del finanziamento pubblico al Partito della Lega? E ci farebbe piacere sapere anche come si sono svolti quei fatti che lo hanno coinvolto nello scandalo Russiagate rispetto a quella “presunta” Maxi tangente da 65milioni di euro e magari chiarire: se è vero o meno che siano finiti nelle Isole Caiman e che a portarli da quelle parti siano stati dei ndranghetisti; e che ruolo ha avuto e chi ha invitato quel Salini al tavolo istituzionale “imbandito” in occasione del suo viaggio in Russia? Per noi è importante come è importante che il processo ad Aliberti si concluda, anche perché viviamo in un Paese bellissimo, ma che purtroppo con le piccole e continue “concessioni” è fortemente compromesso.
Scafati, 11 settembre 2019