Le Destre celebrano il 50° della rivolta di Battipaglia

Battipaglia Nostra, Movimento Italia Meridionale, Ordine Futuro, Circolo Proudhon Salerno, commemorano il 50° della rivolta di Battipaglia.

Ricordo, raccoglimento e preghiera in ricordo di Teresa Ricciardi e Carmine Citro, vittime degli scontri. A seguire, dopo la preghiera officiato da Don Vincenzo Sirignano, un convegno moderato da Lezzi con la testimonianza diretta di Campagna. 

50 anniversario Rivolta di Battipaglia
Le Destre celebrano il 50 anniversario Rivolta di Battipaglia

da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese

BATTIPAGLIA – «Si è svolta ieri, a cura dell’Associazione Battipaglia Nostra, Movimento Italia Meridionale, Ordine Futuro, Circolo Proudhon Salerno, – si legge in una nota stampa delle Associazioni e movimenti della Destra “estrema” – la commemorazione del cinquantesimo anniversario della rivolta di Battipaglia».

E così anche le “Destre”, quelle ritenute più estreme, hanno voluto ricordare la sommossa di Battipaglia. Le “Destre di governo” e le “Sinistre democratiche” ed istituzionali lo hanno fatto nella ex Scuola Elementare De Amicis. La “Sinistra estrema” invece lo ha fatto con un comunicato stampa lanciando per l’occasione una Petizione di iniziativa popolare per l’integrazione e i valori antifascisti e antirazzisti, e “intestandosi” l’appartenenza politica di una delle due vittime di quel 9 aprile del 1969 ci ha messo l’ipoteca ed il coperchio sulla commemorazione del 50ennio di quella sommossa, perché di sommossa di popolo si trattò.

«Toccante è stato il ricordo di Teresa Ricciardi e Carmine Citro in Piazza Aldo Moro e Via Rosselli, – continua la nota stampa – con un momento di raccoglimento e preghiera officiato da Don Vincenzo Sirignano, parroco di Santa Maria della Speranza, alla presenza di numerosi cittadini. A seguire si è svolto, nel salotto comunale, il convegno sul 9 Aprile 1969, moderato da Luca Lezzi del Circolo Proudhon Salerno, con l’intervento del Prof. Vincenzo Campagna del Movimento Italia Meridionale, testimone diretto e parte attiva di quella tragica giornata ed autore del libro “la rivolta di Battipaglia”; con l’Intervento di Mario Pucciarelli di Ordine Futuro che ha posto l’accento sul fatto che la rivolta di Battipaglia sia stata una rivolta di Popolo scevra da qualsiasi connotazione politica; con l’intervento di Gianni Corizzo dell’associazione Battipaglia Nostra che ha messo in luce il motivo delle chiusure del tabacchificio e zuccherificio di Battipaglia nel 1969 a causa delle direttive comunitarie della Cee, evidenziando la risposta perentoria dello Stato, allora proprietario della sua Sovranità, alle istanze del Popolo di Battipaglia in termini di investimenti ed occupazione dopo la protesta del 9 aprile».

Tornando a quel 9 aprile di 50 anni fa e a quella sommossa, va detto innanzitutto che fu una sollevazione di popolo a sostegno di chi in quel momento perdeva il lavoro ma era qualcosa di più  molto di più. Io c’ero e come studente e organizzatore insieme ad altri, tantissimi come me, che non eravamo di Battipaglia ma di Agropoli, Eboli, Campagna, Montecorvino Rovella, Pontecagnano, Capaccio, frequentanti il Geometra e la Ragioneria, ci unimmo alla protesta perchéeeravamo convinti non fosse solo la sommossa di Battipaglia, e oltre alla solidarietà chiedavamo lavoro, lavoro come dignità e come indipendenza, chiedavamo sviluppo, chiedavamo riforme, in primis della scuola, chiedavamo diritti, insomma ricordiamoci, era il ’68’.

Ma ricordiamoci che erano anche i tempi della rabbia, quella che venne per aver subito il dirottamento dalla Piana del Sele verso l’avellinese di uno stabilimento della Fiat, ad opera delle influenze di un tale De Mita. Ricordiamoci anche che Battipaglia da allora e fino alla scomparsa della DC, tributò un fottio di voti a Ciriaco De Mita. Cosa sarebbe significato la Fiat, innanzitutto lavoro, emancipazione e altro lavoro dall’indotto che ne sarebbe scaturito.

Ricordiamoci anche che a seguito di quella protesta di popolo vi furono altri investimenti, che accompagnarono la crescita di Battipaglia, una crescita in “subordine” al potere di allora che poi controllò le masse. Fu da allora che si rafforzò il clientelismo, clientelismo che divenne sistema, ed è da allora che bisogna individuare quello spartiacque che separava la richiesta giusta di lavoro a quella viziata della lavoro come riconoscenza ad una appartenenza, alla obbedienza, alla militanza.

E così da quel momento ci fu una Battipaglia o Italia se vogliamo allargare il discorso, che si rimboccó le maniche e senza aiuto alcuno crebbe e regaló conquiste e ricchezza, e una Battipaglia o Italia che imparò a sopravvivere o vivere nella obbedienza e di lì il degrado che oggi sotto forma di protesta silenziosa gli elettori hanno organizzato, ahinoi, consegnando a degli sfessati un potere stanco ma sempre potere. I battipagliesi, gli italiani, pur di cambiare hanno votato il nulla e avrebbero votato per rabbia anche il “Diavolo”.

Forse era questo quello di cui si dovrebbe parlare nel commemorare quelle vittime e ricordare quella sommossa di popolo. Ma si sa quando il popolo assume il comando, poi quando tutto finisce escono gli “alfieri” e si intestano le vittorie. Qualche altra domanda pure va fatta: Quella sommossa di popolo fu utile? Quanto ha influito sul futuro di Battipaglia? E la classe dirigente e dominante quanto ci ha messo di suo per affiancare quella che poi è stata la ricchezza di Battipaglia? Ognuno dia la sua risposta. La mia è negativa.

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Le destre celebrano il 50 anniversario Rivolta di Battipaglia1
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Le destre celebrano il 50 anniversario Rivolta di Battipaglia2

Battipaglia, 10 aprile 2019

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