L’82enne cicloturista in attività più famoso del mondo, visita la nostra terra e il Sindaco Cariello lo premia.
Janus River si ferma ad Eboli! Il famoso cicloturista sta percorrendo il litorale della provincia di Salerno ed è approdato anche sulla Marina di Eboli dove vi è stato un primo benvenuto da parte della Pro Loco di Eboli “Don Donato Paesano”, accolto nell’azienda Agrituristica la Casina Rossa, con un aperitivo preparato con i prodotti tipici locali dallo stesso sportivo molto apprezzati.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI- La permanenza di Janus River in Eboli si è articolata con la visita di alcune aziende locali e del centro città Il cicloturista felicissimo dell’ospitalità che ha trovato dai cittadini ebolitani, ha promesso che parlerà della città di Eboli al servizio su di lui su Tg3 questo sabato e nel concludere il tour della città ha espresso desidero di voler conoscere anche il sindaco, il quale lo accolto nel palazzo di città assieme al presidente dellaPro Loco , Raffaele Caputo, Janus partì il 30 dicembre del 1999, all’insaputa di tutti e 19 anni e mezzo gira il mondo in bicicletta, macinando sulla sua due ruote vintage la bellezza di 500 mila chilometri («come fossi andato sulla luna»).
Ha visitato fin qui quasi duecento nazioni, incontrato decine di migliaia di persone. Dorme in sacco a pelo, senza tenda, all’aperto o da chi gli offre ospitalità lì per lì. In tasca non ha mai più di tre euro (sì, 3). Negli ultimi anni ha attraversato in lungo e in largo la Russia, l’Australia, il Sud America. Ora è intento nel suo personaleGiro d’Italia: ha cominciato l’anno scorso, a gennaio dovrebbe tagliare il traguardo. Ma lui alza già l’asticella: intende arrivare aPechino nel 2028. In bici, ca va sans dire. Vuole morire libero come ha sempre vissuto. Il più tardi possibile: gli dà manforte il vaticinio di un monaco buddista della Cambogia, che gli disse «Vivrai fino a cent’anni». Vent’anni ancora in sella, qua e là, per il globo.
Nato in Siberia da padre polacco e madre russa, Janus River ha 82 anni, ma non li dimostra affatto. Il cicloviaggiatore più celebre al mondo parla varie lingue e ha fama di Casanova. È decisamente vegetariano. In questi torridi mesi estivi ha pedalato senza requie per le regioni del centro-sud. Ovunque l’hanno accolto legioni di curiosi, gitanti, imprenditori e rappresentanti degli enti locali. A Ortona, per esempio, il sindaco gli ha conferito la medaglia di cittadino onorario ed è stato ospite di un bell’agriturismo locale, l’Antico Feudo.
Noi lo abbiamo incontrato qui, nel suo passaggio abruzzese. Qual è la sua storia, Janus? «A causa dell’opprimente regime comunista sono fuggito dalla Polonia che avevo 28 anni. Prima sono stato in Egitto, per un periodo non lunghissimo. Poi, per tanti anni, in Italia, dove ho lavorato come manager nel mondo del calcio (ero amico di campioni internazionali e di Aldo Biscardi) e dello spettacolo. Alla vigilia del capodanno del 2000 ho deciso di iniziare a girare il globo in bicicletta. Sono rinato all’alba del 2000». Cosa porta con sé? «Praticamente nulla. È più importante la filosofia alla base di quello che faccio. Alle volte chiedo ospitalità perché, alla fine del mio viaggio, donerò tutti i miei risparmi ai bambini orfanirussi. Sono oltre 50 mila: spero di riuscire a devolvere cinque euro a ogni bimbo». Come mai la scelta della bici? «Perché è sinonimo di libertà. Su una due ruote puoi andare dappertutto: spesso è ardua, ma dopo ogni salita c’è una discesa».
Alla sua età, che porta benissimo, non prova mai fatica? «Non sono certo un cicloturista all’avanguardia. Porto con me una borsa da trenta chili, anche per il cambio invernale, e la mia bici, che ne pesa venti, è un modello anni ‘80. Sì, lo ammetto, è abbastanza faticoso, ma così emozionante. Non ho mai visto un dottore in vita mia». Tra tutti i Paesi che ha visto qual è, secondo lei, quello più bello? «Ogni luogo ha un fascino a sé, ma l’Italia è l’Italia, e lo stesso Abruzzo mi ha lasciato senza fiato».
È la prima volta nella storia che si è tentata (e concretizzata) un’impresa del genere. «E questo mi fa onore e mi incoraggia ad andare avanti. Mi piace l’idea di lasciare un segno». Spesso la invitano a parlare ai bambini delle scuole elementari. «A quell’età sono molto intelligenti, hanno uno sguardo libero e sconfinato, mi tempestano di domande». Non le capita mai di avere paura? Il mondo là fuori non sembra essere granché in pace. «Se ami profondamente la libertà, e l’avventura, no, non puoi averne».
Eboli 22 marzo 2019