Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal Responsabile Energia dei Verdi, che risponde per la Segretaria Nazionale Grazia Francescato alle richieste di chiarimenti sull’accordo Italia – Francia sul Nucleare, di un sito specializzato.
di Erasmo Venosi, Responsabile Energia dei Verdi
ROMA – L’accordo che è un “protocollo d’intesa” , riguarda la cooperazione in attività nucleari all’estero e la cooperazione tecnologica per realizzare in Italia il programma nucleare con la scelta del reattore francese EPR (Evolutionary Power Reactor) .L’EPR denominato di terza generazione per alcune modifiche che riguardano la sostituzione del 18% del combustibile uranio con una lega , il mox costituita da plutonio e uranio naturale (i francesi estraggono plutonio e uranio dal combustibile “esusto” delle centrali contrariamente dagli S.U. che non lo fanno perchè ritenuto costoso e pericoloso per la proliferazione) e il rafforzamento della sicurezza rispetto alla caduta di un aereo , tipo Rafale sul reattore.Il guadagno dichiarato per il Paese dovrebbe essere la “liberazione” dal petrolio e la riduzione della bolletta elettrica. L’obiettivo perseguito è la produzione di un quarto del fabbisogno di energia elettrica al 2020 , con il nucleare.
L’obiettivo comporta l’installazione di 4 reattori EPR , ognuno di potenza pari a 1,6 milioni di Kw elettrici.Le nostre obiezioni: il combustibile utilizzato , l’uranio con gli attuali consumi nei 443 reattori durerà 40 anni.L’Italia comunque dipenderà dall’estero non avendo uranio.
Tre Paesi detengono il 70% dell’uranio! Risultano irrisolti i problemi delle scorie , della proliferazione ( un reattore produce in un anno 200 Kg di plutonio ovvero l’equivalente di 20 bombe tipo Nagasaki) , e il rischio di attentati terroristici. Il fabbisogno di acqua di raffreddamento per i 4 reattori è pari a 2,5 volte il consumo giornaliero degli italiani. Le tariffe francesi con il 78% di elettricità da nucleare , sono quasi uguali a quelle tedesche e inglesi in cui il nucleare produce rispettivamente il 26% e il 19%.La Spagna che produce il 19% da nucleare ha tariffe inferiori a quelle francesi.
Il Parlamento dovrà approvare una legge su chi si fa carico di eventuali danni prodotti dal nucleare. Il finanziamento del programma , avverrà attraverso un consorzio con capofila Enel e le public utilities come A2A, Acea, raggiungendo il non dichiarato obiettivo di evitare la privatizzazione di queste società di proprietà degli enti locali come previsto dalle direttive comunitarie.Rilevante ai fini del finanziamento è la posizione debitoria di Enel: 62 mld di euro! L’esborso di Enel per il 12,5% della realizzazione a Penly del secondo Epr francese, e la costruzione dei quattro analoghe unità in Italia ipotizzando una partecipazione al 50%, comporta rilevanti investimenti con redditività differita di diversi anni.
L’EPR in costruzione a Flamanville, è arrivato oggi a 4 miliardi di costo (costo overnight). Per l’Epr finlandese di Olkiluoto, con dati più attendibili essendo in uno stadio di costruzione molto più avanzato, si è passati dai 3 miliardi originariamente programmati ad oltre 4,5 miliardi. L’impegno Enel sarebbe quindi fra 9 e 10 miliardi. Pur diluito nel tempo, esso comporterà pur sempre un indebitamento progressivo che nella migliore delle ipotesi registrerà dei ritorni verso la fine del prossimo decennio.Il costo del credito soprapponendosi al credit crunch renderebbe il nucleare italiano il più costoso in assoluto. Conclusione: indipendenza energetica ed energia a minor costo sono scarsamente credibili. Chiaro invece è il rischio legato ad altissimi costi dell’energia , rischio di proliferazione e scommessa sul nucleare che verrà ( IV generazione) nel 2030.<-->