Il Presidente dell’Associazione Italiana Architettura e Critica e progettisti protestano per le “modifiche” apportate al Monumento a “Giudice”: Un’opera architettonica.
Luigi Prestinenza Puglisi: “Con poche mosse, è stato cancellato il valore semantico del complesso monumento, il filo logico che metteva in comunicazione ogni singolo elemento e contribuiva al funzionamento della macchina/monumento; Il monumento a Giudice non funziona più, non è più percorribile, è morto“. Ma l’assessore Ginetti difende il “restyling”.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
“Quel che è accaduto, è un messaggio che penalizza la cultura”.
Luigi Prestinenza Puglisi (Presidente Associazione Italiana Architettura e Critica)
EBOLI – «Nel mese di settembre – scrive Luca Bruno, uno dei progettisti del monumento a Giudice – il monumento al M.M. della G. di F. Vincenzo Giudice in Piazza della Repubblica ad Eboli SA è stato oggetto di “modifiche” realizzate senza alcun criterio progettuale. I lavori effettuati annullano il significato dell’opera tra le altre cose selezionata ed esposta al meeting internazionale di architettura “Architects meet in Selinunte” 2017 e recensita sul bimestrale IoArch n.76-2018 dal Critico e Storico dell’Architettura Luigi Prestinenza Puglisi.
Ad Oggi – aggiunge e conclude l’Architetto Bruno – non sono a conoscenza della mente che abbia potuto compiere una simile “progettazione”. Le opere mortificano i progettisti, le future generazioni di architetti e lo stesso Critico di architettura. Invio in allegato lettera di protesta a nome dell’AIAC, firmata dallo stesso Luigi Prestinenza Puglisi e foto prima e dopo i lavori».
Alle vibrate proteste dei progettisti si aggiungono quelle dell’Associazione Italiana Architettura e Critica: «Ad Eboli – scrive Luigi Prestinenza Puglisi (Presidente Associazione Italiana Architettura e Critica) – una lunga storia travagliata accompagna la memoria del MM della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice, eroe della II guerra mondiale noto per essere stato trucidato a Bergiola Foscalina, durante una rappresaglia, nel vano tentativo di salvare la vita agli ostaggi condannati alla fucilazione dai nazifascisti. Già due monumenti sono stati demoliti dalle diverse amministrazioni che si sono succedute dagli anni ottanta.
Nel 2014 l’ultimo monumento a cura dello studio Bruno Architettura (architetti Luca Bruno e Romina Maioli), sembrava trovare un delicato quanto toccante equilibrio tra gli elementi commemorativi ripresi dai precedenti monumenti (un bassorilievo ed un busto in bronzo) e la definizione della spazio architettonico urbano.
Un racconto, un percorso tridimensionale che narrava ai visitatori un triste evento: la morte di Vincenzo Giudice. Il visitatore aveva avanti a se’ il busto dell’eroe poggiato su un monolite nero che simboleggiava la tomba che Eboli non ha mai avuto. Una “pioggia” d’acqua, invitava alla riflessione, i fari a terra disposti a forma di cerchio ricordavano la sagoma della vecchia fontana in ghisa lì presente fino agli anni ‘80, come il velo di asfalto, citazione della vecchia pavimentazione della piazza, il bassorilievo il momento commemorativo “narrativo”, in cui Giudice si tolse la giubba per donare il proprio corpo in sacrificio, ed infine l’epitaffio inciso a traforo su una lastra di acciaio corten ossidato a trasmettere la sensazione dello scorrere del tempo. Fruibile da tutti non era solo un monumento da vedere, ma da vivere, da percorrerlo e diventarne parte attiva. Il giorno 16 settembre di quest’anno, in occasione della celebrazione dei 74 anni dalla morte del MM della G. di F. Vincenzo Giudice, il monumento è apparso in un’altra inedita veste.
La nuova amministrazione ha ritenuto opportuno apportare delle “migliorie di restyling” recintando a mo’ di aiuola, con opere di discutibile accortezza costruttiva, l’area del monolite/tomba, impedendo qualunque relazione con i visitatori. Sul granito nero assoluto dello Zimbabwe è stata appiccicata una didascalia in plastica bianca, l’illuminazione, che contribuiva a creare drammatici chiaroscuri e ad evidenziare volumi e tridimensionalità, eliminata per sempre, dettagli costruttivi e geometrie, vengono violentati e cancellati per sempre, l’Eroe viene vilipeso.
Con poche mosse, è stato cancellato il valore semantico del complesso monumento, il filo logico che metteva in comunicazione ogni singolo elemento e contribuiva al funzionamento della macchina/monumento; Il monumento a Giudice non funziona più, non è più percorribile, è morto. Si è smarrita la composizione, i pesi degli elementi che lo costituiscono sono sbilanciati, sproporzionati e sgradevoli, la “composizione” è stonata; esso, ormai scempio, non ha più senso di esistere, offende inoltre i cittadini e, soprattutto l’eroe.
Una manomissione che trasforma la Memoria in niente, che lancia un messaggio anticulturale alle generazioni future: è stato distrutto il senso di un’opera architettonica, mortificando i progettisti, debellando un’opera d’ingegno e svilendone brutalmente il significato.
Quel che è accaduto, – conclude Luigi Prestinenza Puglisi (Presidente Associazione Italiana Architettura e Critica) – è un messaggio che penalizza la cultura».
Ma agli attacchi e alle proteste giunge anche l’intervento dell’Assessore Ennio Ginetti il quale tiene a specificare giustificando l’intervento: «Dopo le tante sollecitazioni di genitori, anziani, docenti e fruitori della piazza, il monumento di Vincenzo Giudice adiacente alle due scuole è stato messo in sicurezza. Un intervento eseguito per garantire soprattutto l’incolumità degli oltre 700 bambini che tutte le mattine si recano a scuola, oltre ad evitare che anziani scivolino ancora sui marmi bagnati dagli schizzi d’acqua e infine ottenere una costante manutenzione igienico sanitario della vasca in modo che il vento non porti più all’interno ogni tipo di rifiuto».
La storia di questo monumento non finisce mai. Si ricorderà della prima collocazione del bassorilievo bronzeo sui muri dell’Edificio Scolastico “Giudice”; Si ricorderà che in seguito, nell’ambito del piú ampio ridisegno della Villa comunale, vera e propria operazione “igienico-ambientale” più che urbanistica, il progettista volle rappresentare in uno: sia l’elemento acqua che ne derivava dalla vecchia vasca che di interessante aveva solo il suo elemento bronzeo; sia la raffigurazione evocativa della medaglia d’Oro Giudice, apponendo ai piedi della nuova vasca-lavatoio una lastra in marmo con a fianco il bassorilievo in bronzo. In seguito vi fu una ulteriore interpretazione e un ulteriore intervento che faceva riemergere dall’acqua il ricordo lapideo delle gesta di Giudice ed affiancavi una colonna con un mezzo busto.
Ebbene come già in altre circostanze ha fatto rilevare, POLITICAdeMENTE, questo monumento-fontana o fontana-monumento, poco per volta è diventata una rappresentazione scenico-monumentale, cioé una scena con una raffigurazione multipla, quasi a significare come ogni elemento da solo non riuscisse a rappresentare il tutto e necessariamente di tanto in tanto si avverte la necessità di aggiungervi qualcosa, restando fermo l’elemento acqua e l’elemento evocativo, e così: al bassorilievo si é aggiunta la lapide; al bassorilievo e alla lapide si é aggiunto il busto; al bassorilievo, alla lapide e al busto si aggiunge di volta in volta l’acqua, sia se essa venga rappresentata dalla “vasca-abbeveratorio” o dall’arco scrosciante del progetto di Bruno e Naimoli; fino ad aggiungervi oggi altri elementi come la delimitazione in pietra con una recintata in ferro e al di dentro una piccola aiuola, l’eliminazione dell’acqua e del muro d’acqua, e qualche altro elemento ovviamente secondario; e così, invece di semplificare la sua continua evoluzione scenico-monumentale si é proceduto ad altro sollevando le proteste sia dei progettisti che dell’AIAC (l’Associazione Italiana Architettura e Critica), che al contrario difendono il valore progettuale e in uno quello artistico ritenendo che qualsiasi intervento sia stravolgente rispetto a quello che il monumento intende evocare. Se ce ne era bisogno si conferma ancora una volta come, evidentemente, l’Amministrazione ritiene postumamente come non si sia centrato un obiettivo che in vero appare, e non da adesso, molto ma molto confuso.
Eboli, 20 settembre 2018
Articolo composito con belle riflessioni da entrambi gli attori, ma perdonatemi un fuori tema un off topic, per dirla nella lingua di Shakespeare:
Un invito ed un auspicio per il prossimo anno: ed è che riparta la Fiera Campionaria della città di Eboli; era appunto il 23 ottobre 2014,47 mesi addietro, quando si è celebrata la cinquantunesima e per ora ultima edizione di quella che era tra le maggiori kermesse fieristiche del meridione d’Italia, forse seconda soltanto a Bari.
Vero è pure che nel tempo la qualità e la quantità degli espositori era molto scemata, quasi riducendosi ad un grande mercato, ma questo non significa che sia una causa esimente per non rilanciarla con nuove idee e valorizzando il territorio a 360 gradi, portando in loco tra gli stand imprenditori di altre regioni od anche internazionali.
Speriamo che il 2019 dopo 5 anni di pausa questa manifestazione che ha fatto conoscere la nostra città specialmente negli anni del boom economico, possa riprendere la sua strada ed arricchire l’intera collettività ebolitana!
Ha detto Puglisi “… un messaggio che penalizza la cultura” ma non ha considerato che per questi signori non c’e’ alcuna Differenza tra la recinzione del monumento e quella dell’area di sgambamento per i cani. Cultura … e che cosa e’ ???
Leggo su “La Città” del 21 settembre 2018 un articolo di Laura Naimoli dal titolo “Il monumento a Giudice? Morto” con il sottotitolo “Il critico d’arte Luigi Prestinenza Puglisi attacca l’amministrazione”. L’articolo è ben strutturato e mi compiaccio con la Naimoli.
Il mio intervento scritto è su ciò che afferma il critico e storico Luigi Prestinenza Puglisi che riferisce: “Cancellato il valore semantico del complesso monumento, il filo logico che metteva in comunicazione ogni singolo elemento. Il monumento a Giudice non funziona più, non è più percorribile, è morto”.
Non voglio criticare l’opera eseguita dagli architetti Romina Majoli e Luca Bruno. Non sono in grado perché definisco i critici persone che emettono sentenze in base ai propri gusti. Voglio soffermarmi su ciò che ha detto il Prestinenza Puglisi.
Per realizzare il monumento in oggetto sono stati usati elementi già esistenti che a loro volta erano stati “recuperati” da un opera precedente. Elementi “creati” da un grande artista: Alfonso Vacca e poi dal Liceo Artistico “Carlo Levi” di Eboli (il busto). Monumento realizzato architettonicamente da un architetto che poi nel 2000 è stato smontato e riutilizzato per realizzare l’altro monumento, progettato da un altro architetto. Non mi esprimo sulla bellezza architettonica del secondo monumento. Una domanda, però, voglio pormela. Gli architetti che hanno realizzato il terzo monumento hanno chiesto il permesso all’architetto precedente? Se il loro progetto è un’opera d’arte il precedente cos’era?
Gli architetti realizzano opere d’arti? se la loro è un’opera d’arte perché architetti, la precedente, realizzata sempre da un architetto, era un’opera d’arte? Come mai questi hanno distrutto o modificato (visto che hanno utilizzato alcuni elementi) un’opera precedente?
Ignoro se il critico d’arte Luigi Prestinenza Puglisi sia mai stato ad Eboli ed abbia mai ammirato il “monumento” in oggetto. Pericolosissimo! Un’opera d’arte non ha licenza di uccidere. Piazza della Repubblica è occupata da anziani, da adulti, da giovani, da bambini piccolissimi che facilmente possono scappare di mano e potevano finire nella vasca con rischio anche di annegamento e visto che l’acqua non è pulita, perché vi è un impianto di acqua a circuito chiuso, la stessa è infetta e per cui si poteva anche “guadagnare” una malattia.
Quanti bambini con la bici sono caduti lì dentro? Chi gira la piazza lo sa? Un genitore a chi deve denunciare? Paga l’architetto o il critico? Perché deve pagare l’amministrazione?
L’Amministrazione, constatato il pericolo, aveva messo dei cartelli, in un ottimo italiano, dove si riportava che i bambini non potevano avvicinarsi a quell’aria. Di cartelli ve ne erano due. Ho scoperto, poi, che i bambini a cui erano riferiti i cartelli non sanno ancora leggere e molti genitori neanche comprendevano ciò che v’era scritto. Ad Eboli esistono anche genitori marocchini, russi, bulgari, rumeni, polacchi, cinesi, indiani…
Mi compiaccio con l’Amministrazione comunale che ha recintato il pericolo e ha nascosto qualche elemento che deturpava la vista.
Cari ebolitani in quel luogo uno volta vi era una bellissima fontana. Poi ne misero un’altra, poi un monumento. Arriva uno e lo toglie, arriva un altro e lo estirpa, arriva l’ultimo e lo preserva.
“Progettiamo” insieme per Eboli cose buone e la nostra città crescerà.
Ognuno fa quello che vuole in casa propria . Si perche ogni amministrazione ritiene proprietà privata quello che amministra, neanche la sensibilità di rivolgersi a competenti prima di fare un intervento. Ma volevo anche sottolineare che quel manufatto chiamato Monumento da quando è stato ideato non ha mai assolto a quel compito,per idea ,per composizione, per significato e per equilibrio estetico fatto di forme e volumi che con tutti gli sforzi di immaginazione non si accordano con l’altra bruttura che è la Villa” cioè l’ambiente circostante.Credo che gli autori dalla nascita dell’opera ad oggi abbiano sognato molto nella fantasia perdendo le linne guide di cio che si doveva fare.Le opere artistiche lasciatele fare a chi di dovere,in piu il bene pubblico non è di nessuno neppuro chi realizzal’opera su commissione…
Non c’è pace per Vincenzo Giudice, noi Ebolitani non siamo nemmeno degni dell’atto eroico che ha compiuto.
Non so quante volte è stato rifatto quel monumento, e… sempre più brutto dei precedenti. Visto che si è sempre caduti nello stesso errore si accorgono sempre dopo, che alla fine le nobili idee e il significato che danno gli architetti alle opere non sempre rispecchiano il gusto e l’architettura dell’opera realizzata tra il contesto e le persone. Sopratutto non si pensa alla fruibilità dello stesso monumento ma si seguono solo le idee troppo personali degli architetti. Le opere d’arte classiche le ammiriamo, perche restano nel tempo, perchè belle, e coniugano tanta bellezza e importanza e soprendono anche un comune cittadino che non se ne intende d’arte. E poi così ostinati a ricostruirlo sempre allo stesso posto invece di collocarlo…. la prossima volta… tra i due edifici scolastici posto più ovvio. E costruire nello stesso posto ove sorge adesso il monumento al Maresciallo Giudice, una bella fontana ad acqua classica senza essere legata a nessun personaggio e significato!!?? e che possa essere ammirata da tutti visto che a Eboli non c’è una fontana ad acqua monumentale (classica). E ancora vedete e date uno sguardo al monumento realizzato a Bergiola Foscalina, bello, semplice ed è lì da oltre 70 anni.
BENE GINETTI, QUI SI CREDONO TUTTI RENZO PIANO, QUANTA INSULSA VANITA’ FIGLIA DELLA VOGLIA DI PROTAGONISMO..
SI TUTELINO I PICCOLI E GLI ANZIANI, PENSO CHE VINCENZO GIUDICE SE POTESSE PARLARE AI SUOI CONCITTADINI CONCORDEREBBE SU QUESTO!
Oltre le diatribe sul monumento la cosa che lascia con l’amaro in bocca é la scarsa importanza che viene data all’uomo e alla medaglia d’oro dalla cittadinanza. Ero presente domenica, una manifestazione in tono minore per pochi intimi, solite facce come tutto ciò che l’attuale amministrazione gestisce. Giovani o scolaresche assenti, la memoria è importante Sindaco, e dobbiamo far sì che questi uomini valorosi vengano ricordati da tutti sempre, l’enorme cifra che gestisce per la sua “cultura” la indirizzi verso attività più importanti e meno verso sagre e festicciole di quartiere.
Silenzi e ipocrisie generano miti e martiri
Purtoppo quando il progettista non riesce a soddisfare, nel suo intervento, tutte le esigenze da quelle funzionali a quelle relative alla sicurezza dei luoghi è giusto che l’ente preposto intervenga. Certo sarebbe stato meglio se il progetto iniziale avesse contemplato degli elementi dissuasivi integrati nel progetto, di sicuro non ci sarebbero stati tutti questi problemi.