La pietà non è morta per la tragedia di Genova e per
tutti i morti ,feriti e le vittime del disastro.
L’ennesima tragedia italiana :chi si ricorda più delle vittime del Vajont ,dell’alluvione di Firenze?
Ma questa volta i nodi sono venuti al pettine.Control-
li lasciati o consapevolmente superficiali o opachi.
una pletora di agenzie e responsabilità che lasciano aperti ampi varchi alla corruzione.Dopo tanti anni la
qualità dell’opera può diventare un fattore di crisi
irreversibile, in mancanza di un controllo continuo
nel tempo.Tutto questo impone di rivedere il rapporto
tra pubblico e privato ,per restituire al pubblico
una funzione direttiva e di controllo diretto.
Degrado etico e ambientale e caduta di responsabi-
lità pubblica e politica verso i beni pubblici sono
andati di pari passo.E sì,perchè il viadottom di
Genova era parte della rete nazionale di autostrade,di un sistema di comunicazione ,ramifica-
zione che connette le aree e le genti che le abita.
E’ una componente essenziale del paesaggio e del pa-
trimonio storico e artistico.
I politici lega-stellati,che esprimono l’ansia vendicativa del governo ,parlano con la bava alla
bocca.E i populisti ,dopo la tragedia,sfruttano le
emozioni in termini di propaganda ,facendo da specchio all’indignazione popolare invece di risol-
verla.Si attivano processi sommari con riti di piaz-
za.Non aspettano i tempi della giustizia che sono i tempi del diritto e delle sue garanzie ,per reperire
gli elementi di accusa e per predisporre gli stru-
menti di difesa .I tempi del diritto sono i tempi del
giudizio e della responsabilità.La santa indignazione
uccide i tempi del progresso e del futuro.
La Storia non può essere cancellata.La cultura ingegneristica italiana è stata ed è ancora oggi
prestigiosa .Il ponte è frutto di quella coltura che ha recitato un ruolo di protagonista nell’uso del
calcestruzzo pre-compresso.
Ci raccontano che siamo all’anno zero della politica
e i novelli pifferai della democrazia ,i due dioscu-
ri lega-stellati sono l’uomo zero,nè di destra né di
sinistra ,fuori della Storia.
Questa meraviglia dell’ingegneria per la sua arditez-
za costruttiva conteneva in sé la malattia che lo
rodeva.I genovesi e i turisti che lo percorrevano, vi scivolavano sopra come su un tappeto magico,ma era
un ponte con i pilastri piantati sul greto di un tor-
rente ,al tempo sede di impianti di raffinazione ,zona
poi trasformata e colonizzata da ipermercati e da super negozi specializzati.Come una moderna porta
di Tebe ,la frontiera di calcestruzzo è crollata.
Il calcestruzzo si lamentava ,produceva le sue crepe.
La Genova , mare e montagna,è divisa e il ponte
simbolo del miracolo economico è diventato un incubo.
Morti che profumano di vita …e vivi che puzzano di morte…
La pietà non è morta per la tragedia di Genova e per
tutti i morti ,feriti e le vittime del disastro.
L’ennesima tragedia italiana :chi si ricorda più delle vittime del Vajont ,dell’alluvione di Firenze?
Ma questa volta i nodi sono venuti al pettine.Control-
li lasciati o consapevolmente superficiali o opachi.
una pletora di agenzie e responsabilità che lasciano aperti ampi varchi alla corruzione.Dopo tanti anni la
qualità dell’opera può diventare un fattore di crisi
irreversibile, in mancanza di un controllo continuo
nel tempo.Tutto questo impone di rivedere il rapporto
tra pubblico e privato ,per restituire al pubblico
una funzione direttiva e di controllo diretto.
Degrado etico e ambientale e caduta di responsabi-
lità pubblica e politica verso i beni pubblici sono
andati di pari passo.E sì,perchè il viadottom di
Genova era parte della rete nazionale di autostrade,di un sistema di comunicazione ,ramifica-
zione che connette le aree e le genti che le abita.
E’ una componente essenziale del paesaggio e del pa-
trimonio storico e artistico.
I politici lega-stellati,che esprimono l’ansia vendicativa del governo ,parlano con la bava alla
bocca.E i populisti ,dopo la tragedia,sfruttano le
emozioni in termini di propaganda ,facendo da specchio all’indignazione popolare invece di risol-
verla.Si attivano processi sommari con riti di piaz-
za.Non aspettano i tempi della giustizia che sono i tempi del diritto e delle sue garanzie ,per reperire
gli elementi di accusa e per predisporre gli stru-
menti di difesa .I tempi del diritto sono i tempi del
giudizio e della responsabilità.La santa indignazione
uccide i tempi del progresso e del futuro.
La Storia non può essere cancellata.La cultura ingegneristica italiana è stata ed è ancora oggi
prestigiosa .Il ponte è frutto di quella coltura che ha recitato un ruolo di protagonista nell’uso del
calcestruzzo pre-compresso.
Ci raccontano che siamo all’anno zero della politica
e i novelli pifferai della democrazia ,i due dioscu-
ri lega-stellati sono l’uomo zero,nè di destra né di
sinistra ,fuori della Storia.
Questa meraviglia dell’ingegneria per la sua arditez-
za costruttiva conteneva in sé la malattia che lo
rodeva.I genovesi e i turisti che lo percorrevano, vi scivolavano sopra come su un tappeto magico,ma era
un ponte con i pilastri piantati sul greto di un tor-
rente ,al tempo sede di impianti di raffinazione ,zona
poi trasformata e colonizzata da ipermercati e da super negozi specializzati.Come una moderna porta
di Tebe ,la frontiera di calcestruzzo è crollata.
Il calcestruzzo si lamentava ,produceva le sue crepe.
La Genova , mare e montagna,è divisa e il ponte
simbolo del miracolo economico è diventato un incubo.
peppe leso 19 agosto 2018