Tra batoste elettorali e ferali sondaggi, Renzi e Berlusconi ci riprovano con “nuovi partiti”, ed è il tormentone estivo.
Lo scenario apocalittico spingerebbe secondo indiscrezioni, ad un Nazareno-Bis, con una sorta di “Forza R&B” per contrastare l’ondata di antipolitica giallo-verde. E mentre Salvini drena consensi da Destra e Di Maio da Sinistra, la prova del nove per Renzi e Berlusconi saranno le elezioni europee del prossimo anno, ma gli analisti politici vedono nero: “I buoi sono scappati da tempo!”
di Marco Naponiello per POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – “Questo matrimonio s’ha da fare!” Parafrasando il grande Alessandro Manzoni ecco i due sposi sembrano destinati finalmente, oltre ogni infingimento perdurato fin troppo tempo, a mettersi insieme; i due sposi naturalmente sono Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, il secondo clone giovanile del primo. Appaiono oramai rotti gli indugi, in una calura estiva dai tratti uggiosi sembra che questo tormentone di stampo politico non appassioni, ad horas, molto gli italiani, i quali anzi continuano una durevole luna di miele con Governo giallo-verde dell’altro duo: Salvini – Di Maio. In prima e definitiva analisi, i sondaggi sono ben poco lusinghieri per Forza Italia e per il Partito Democratico (ancora ad interim di investitura renziana), e tali rilevazioni attuariali stanno spingendo i due leader l’uno nelle braccia dell’altro.
Nello specifico, se Berlusconi patisce una quasi fisiologica decaduta della sua leadership dopo oltre 20 anni come guida indiscussa, con il governatore della Liguria, Giovanni Toti (F.I.), che un giorno si e l’altro pure, sembra platealmente fare l’occhiolino alla Lega 3.0, e dopo che alcun forzisti hanno creato addirittura da un paio di settimane un gruppo chiamato Forza Salvini pur fingendo di rimanere fedeli (ça va sans dire) alla linea di Berlusconi, mossa machiavellica per poi poter candidare dei leghisti in quel che rimane del vecchio centro-destra, alle poltrone di Governatori di Regioni come Abruzzo e Trentino.
Ma diverso discorso va invece esplicitato per il giovane leader, colui che doveva governare il Paese per 20 anni, Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, il quale fino a qualche anno addietro forte di un 40,08% ricevuto lautamente nelle urne delle ultime europee, sembrava dovesse stagliarsi per egli un fulgido avvenire da statista oltre che da leader partitico, ma che poi grazie anche ad una condotta improvvida, molta arroganza gestionale, qualche indagine di troppo di stampo bancario – finanziario, condite con altre investigazioni su familiari, e cosa più grave, diverse batoste elettorali inanellate (referendum 2016, politiche ed amministrative 2018 su tutte), sembra essere ancor più di Berlusconi, sul viale del mesto tramonto dalla vita pubblica.
Oramai Matteo Renzi vede ogni giorno sfilacciarsi la sua dirigenza democrat, il cerchio magico gigliato, accerchiato a sua volta da indagini e sospetti ( banca Etruria, Monte Paschi) che avanzano a piè sospinto, un Maurizio Martina che da primigenio mandatario vuole adesso ritagliarsi un ruolo autonomo, da ultimo secondo indiscrezioni, alla Leopolda del 2018 sia nata l’idea in nuce di “Forza RB” un nuovo brand politico che dovrebbe coniugare Forza Italia in tandem appunto con un ipotetico nuovo Partito Democratico, anzi il PDR partito di Renzi e fedelissimi, che però secondo diversi sondaggi di qualche mese addietro, arriverebbe a malapena al 4%,, una percentuale miserrima che farebbe il paio con un 7/8 percento su cui è quotata Forza Italia negli ultimi tempi. Dunque un Partito (che sembra ai più già dipartito)aggregatore il quale nelle intenzioni dei soci fondatori, dovrebbe essere la casa dei moderati, un modo per non sparire dal proscenio e per cercare di rianimare quel che resta del centro-sinistra almeno dalla parte di Renzi, ammesso che egli sia stato mai uomo di centro-sinistra cosa che molti pongono in dubbio, anzi la sua politica neoliberista (vedi abolizione articolo 18, gestione flussi migratori, Buona Scuola, Jobs Act) è da ritenersi la causa primaria della fuoriuscita dei dalemiani e dei bersaniani ( che hanno veduto da sempre il buon Matteo, un alieno, un corpo estraneo ma accettato per cornucopie elettorali) con la costituzione di Art1-MDP prima e LeU dopo.
Questo nuovo cartello costituito per le ultime politiche, era un rassemblement di rimasugli provenienti da: SEL, Possibile di Pippo Civati, ed altri dalla galassia di stampo comunista, ove la falce e il martello erano ritornati ad essere quel che sono, degli utensili vetusti da lavoro nei campi e nelle fabbriche e che praticamente nella società capitalista, grazie anche ai loro fallimenti (a livello globale infatti la Sinistra sta da anni al collasso) non attecchivano come un tempo, frutto di atteggiamenti definiti radical-chic, o più semplicemente non rispondenti alle istanze della Società che avrebbero dovuto governare.
Va precisato ad onor del vero che le soddisfazioni elettorali per “Liberi e Uguali” nonostante la dirigenza (pro forma) dello sciapo ex Procuratore nazionale antimafia e presidente del Senato Pietro Grasso, voluta in primis da Massimo D’Alema in persona, non sono state molte anzi, nell’urna che ha avuto nei fatti connotati funerei, si è raccolto un misero 3,3% dall’ipotetico 10% cui anelava il “leader Maximo”, sperando di far confluire in questa nuova compagine i delusi dal Partito Democratico. Una mossa questa che si è rilevata azzardata, e insieme al suo sodale storico, Pierluigi Bersani, hanno pagato a caro prezzo, pertanto nell’elettorato tale mossa è stata percepita come un tentativo opportunista e di basso profilo per mantenersi la cadrega sotto l’onorevole deretano; non è passato inosservato come i due erano usi a proporre penultimatum settimanali alla dirigenza del Partito Democratico targata “bischero” Fiorentino, ma che poi soltanto “in zona cesarini”, quando hanno visto crollare davanti ai loro occhi quello che era negli intenti il compromesso storico caldeggiato da Moro e Berlinguer, il PD vivificatosi dopo 40 anni (ossia l’unione tra le anime comuniste moderate e democristiane progressiste), si sono dati alla macchia cercando riparo sotto nuove insegne politicamente già ammuffite, date adesso al 2,4%, al di sotto di un decimale del referente dei centri sociali, Potere al Popolo, che nel suo piccolo e con pochi mezzi veleggia bene.
Invero in Italia si è sempre avuta una forte egemonia culturale della Sinistra: a livello letterario e cinematografico ma anche una intellighenzia fatta di frotte di editorialisti (le cosiddette grandi firme nei giornali che contano) che hanno cementato il momento clou nel Movimento deL ’68, una rivoluzione culturale che dalla Francia studentesca, si distribuì a macchia d’olio in tutto il mondo occidentale. Quivi infatti abbiamo l’apoteosi della cultura egemone di Sinistra ( con tutto un noto frasario: a monte, a valle, sovrastruttura, collettivoecc) ma che a fronte di tanti giovani i quali quel movimento lo cavalcarono con sentimenti sinceri ed entusiastici di cambiamento e di crescita civile, molti altri (capi, capetti e presunti tali) erano i classici figli della borghesia, che giocavano a fare i rivoluzionari nei loro eskimo firmati, con i padri che finanziamo il loro “gioco”, la consumata formula del “cuore a sinistra ma il portafoglio saldamente a destra”, gli stessi campioni della giustizia sociale che nelle manifestazioni prendevano a pietre le forze dell’ordine, accusandoli di essere servi del “padrone”, ma questi ultimi (sbagliando volutamente il bersaglio delle stolte invettive) invece erano si, i veri ed unici proletari come, sottolineava all’epoca anche il grande intellettuale Pier Paolo Pasolini, non tornavano dopo il servizio in lussuose ville come i presunti rivoluzionali “caviar” sessantottini, ma invece andavano a dormire in una scomoda branda e con uno stipendio da fame a 1000 chilometri dalla loro case, prole di quel Meridione che cercava di far riscattare i suoi figli portandoli lontano da una terra arida e matrigna.
Del resto la Sinistra non aveva fatto molta strada nel governo Nazionale (tranne nel breve periodo di Unità Nazionale del dopoguerra con Alcide De Gasperi) in 70 anni di Repubblica, anzi si era fermata alle cosiddette Regioni Rosse del centro Italia accontentandosi della conquista di qualche grande città, ma sul limitare degli anni ‘90 per raggiungere Palazzo Chigi, ha dovuto affidarsi ad una vecchia cariatide democristiana qual era Romano Prodi e di inventarsi delle sigle come l’Ulivo prima e l’Unione dopo, che con alterne fortune, dal ’96 in poi ed archiviato il comunismo l’eurocomunismo ed il marxismo (va registrato che tantissimi sedicenti dirigenti comunisti e simili, non hanno mai aperto una pagina del Manifesto e/o del Capitale vergati dal grande filosofo-economista di Treviri), avevano visto la luce del successo, ma alla lunga per ritornare al Governo nazionale, dopo le alternanze cadenzate con Berlusconi, si sono dovuti riciclare negli ultimi anni con un altro “pollo di batteria” democristiano, l’enfant prodige Matteo Renzi.
Cosa succederà da qui a qualche mese è difficile a dirlo; e anche se le elezioni europee del 2019 sono di già ad un tiro di schioppo è anche vero che 8-9 mesi nella vecchia arte della politica sono una Eternità. Certamente Berlusconi e Renzi un tentativo lo faranno gufando nel mentre, contro il governo di Matteo Salvini e di Luigi Di Maio, nella speranza di poter evidenziare delle criticità, con la frase rituale: ”ve l’avevamo detto o no?” sperando cosi nel fallimento delle politiche migratorie e di quelle riguardanti le equità sociali, i due vulnus che hanno affondato prima Berlusconi e dopo Renzi, elementi trattati con sufficienza ed in una ottica apparsa ai cittadini-elettori di stampo finanziario e poco sociale, ma cavalli di battaglia delle compagini governative.
Dunque allo stato dell’arte non resta altro che registrare, che sia la Lega (drena consenso da Destra èd è quotata a oltre il 30%) e il M5Stelle (prevalentemente a Sinistra, con una percentuale di potenziali votanti simile al Carroccio) riscontrano ampie simpatie di quel bacino elettorale che erano di competenza dei competitor alternanti, centro-destra e centro-sinistra, almeno come gli si intendeva fino a qualche anno addietro. Ad ogni buon conto, oggi viviamo in un’epoca fluida ideologicamente, e concetti sorpassati come Sinistra e Destra (purtroppo e lo diciamo con rammarico, perché un certo quid di ideologia in una società composita come la nostra va sempre tutelata), sembrano desueti e non avere alcun diritto di cittadinanza; difatti oggi il cittadino medio considera prioritario le risposte che si danno ai problemi concreti con cui egli si rapporta ogni giorno, e fino ad adesso dopo neanche 90 giorni di Governo leghista-pentastellato, si denota che il consenso rimanga per gli analisti demoscopici molto alto, sia nella compagine governativa che nella sponda politica di supporto all’Esecutivo. Certo le sfide per la dirigenza “gialloverde” sono molte, perché le promesse sono state tante a loro volta e i bisogni generali di contrappeso hanno raggiunto livelli di guardia, non essendoci oramai margini di errore tollerabili
Da veri democratici, in conclusione, speriamo sempre nel primato indiscusso della Politica: la nostra Democrazia per quanto rabberciata ancora mantiene parametri accettabili, la Repubblica per quanto affastellata nei suoi elementi fondanti è sempre un valore altissimo da salvaguardare, non vorremmo (hic et nunc) infatti che qualche capopopolo improvvisato o di converso, qualche generale che si concerti con altri suoi simili, vogliano invece dare “altre risposte” al nostro Paese, ma di stampo autoritario, sarebbe veramente il crollo democratico per quel che riguarda le libertà individuali ma anche il collasso economico. Si rifugga pertanto da uno scenario apocalittico per la nostra nazione che auspichiamo rimanga sempre una elemento scenografico di fantapolitica e mai di tragica realtà tricolore: la libertà che provengono dai nobilissimi valori democratici e repubblicani, conquistati e mantenuti nei secoli col sangue, non possono e non debbono mai essere messi in discussione.
Roma, 16 agosto 2018
Molto bene ha scritto il dott. Naponiello ,nel citare
Alessandro Manzoni ,grande italiano ,nella cui tragica esistenza si riflettono e si anticipano le
tragedie della nazione italiana.Manzoni ha insegnato
l’importanza delle digressioni ,divagazioni ,metafore.
Gli scrittori ci aiutano a capire.Da antico tempo
personaggi di una Italia affaristica ,arrivista,
ipocrita affollano la scena pubblica.(Sciascia,Il
Contesto).Dal romanzo “I Vicerè”del De Roberto rica-
viamo le battute del siciliani don Eugenio Huzeda,
principe di Francalanza ,deputato al Parlamanto
subalpino:”Ora che l’Italia è fatta ,dobbiamo fare
gli affari nostri” E il nipote Consalvo,suo succes-
sore ,sindaco di Catania e futuro deputato:”Quando
c’erano i vicerè,i nostri erano vicerè; adesso che
abbiamo il Parlamento ,lo zio è deputato”.
Ma il precedente è nel “Gattopardo” (Giuseppe Tommasi
di Lampedusa).Don Fabrizio Corbetta ,principe di
Salina :”Noi fummo i gattopardi,i leoni,chi ci sosti-
tuirà saranno gli scicalletti,le iene”.
I “VICERè ” fu scritto,dopo il fallimento degli
ideali risorgimentali,all’insegna della delusione
e del risentimento.Sentimenti ,che arrivati fino ai
nostri giorni ,percorrono la storia italiana e
meridionale e sono rappresentati nelle pagine
di Pirandello ,Brancati ,Sciascia.
Lo stesso Leonardo Sciascia indaga e sviluppa ciò
che Manzoni ,nei Promessi Sposi (cap XXXI),aveva
appena accennato.L’analisi di una vicenda di strego-
neria mostra come tra le pieghe vi fossero innume-
revoli interrogativi e molte zone d’ombra.
Nello sbrogliare l’esasperante “pasticciaccio” quel-
lo che preme a Sciascia è scrostare la maschera del potere sino a svelarne il volto ripugnante e primi-
genio.Sciascia si era ispirato ad una frase del
Macchiavelli,tanto cara a Giordano Bruno;” Chi vuole
vedere quello che ha da vedere consideri quello che
è stato”. Giordano Bruno ,filosofo e riformatore po-
litico,novello Mercurio,percorre inquieto le strade
dell’Europa delle grandi monarchie nazionali ,nella
convinzione di trasmettere un messaggio filosofico.
L’attuale governo lega-stellato crede che i migranti
siano gli eredi degli antichi stregoni africani.
Quindi portatori di sortilegi ,di stregoneria.Ma ,
in fatto di stregoneria ,l’inquisitore e l’inquisito.
il carnefice e la vittima, partecipano ad eguale
credenza . Le porte della follia si sono aperte e la
nave dei folli lega-stellati è approdata a Palazzo
Chigi .E controparte della follia,regna una vischi-
sità di rapporti che inficiano ogni gesto,ogni parola.
Nel cuore nero e opulento,scenario ed humus di una
vicenda che giunge a significare la pena del vivere,
lo squallore e l’indegnità della negazione della
civiltà. Le grida dei migranti vengono soffocate dalle parole atone dei rapporti di polizia ,come
dalle autorità di uno Stato vacillante ,disperse nei
vertiginosi labirinti del potere .Rispetto alla nostra identità italiana “Orlando”,il furioso ,ben ci
rappresenta :la carica amorosa ,tradita e disillusa,
si scarica nella follia. La follia ,nel suo fervore
di esclusione ,non ha fine; come una costellazione
si sposta a poco a poco.La nave dei folli è partita ,
verso le colonne d’Ercole,pronta al folle volo ,per
naufragare ,come dice il sommo poeta;” infin che il
mare fu sovra mai rinchiuso”.
Parafrasando l’Alighieri la piccola barca naufraga-
ta non diventerà il mito o la metafora della glorio-
sa nave che si avvia a solcare l’aperto e profondo
oceano.
17agosto 2018 peppe leso
Mille Grazie.
SECONDO INDISCREZIONI IL PARTITO DI RENZI E BERLUSCONI SI CHIAMERA’ W L’ITALIA:
SI E’ PASSATI DA UN URLO DA STADIO AD UN BRINDISI BENAUGURANTE, MA LA DEMAGOGIA E’ LA STESSA…