Contro la nuova corruzione, Marina Sereni (PD): “Una legge sui partiti e regole per il lobbying“.
Un argine al nuovismo, alla disinvoltura, al malaffare e alle nuove frontiere della corruzione. E tra i “facilitatori” e i “facilitati”, “pupi” e “pupari” il malcostume è diventato legge. Vogliamo ricorrere all’arresto preventivo?
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – Riceviamo da “AreaDem” e volentieri pubblichiamo la newsletter dell’On. Marina Sereni che prendendo spunto da questo continuo manifestarsi di episodi corruttivi che coinvolgono tutto e tutti e che spesso sono fogli di una prassi sempre più consolidata che attraversa i partiti e che addirittura li anticipa “facilitando” le cose passando attraverso “facilitatori”, che non sono più figure esterne di mediazione tra i corruttori e i corrotti ma che invece sono la garanzia dell’offerta già corrotta per effetto del facilitatore un percorso “ante” e quindi che garantisce con la proposta l’accompagnamento dell’illecito nell’alveo della legalità.
Quello che colpisce in questo “nuovismo” scalmanato, aggressivo e sbrigativo, la disinvoltura con la quale si affrontano i problemi e la camaleontica capacità di adattarsi alle circostanze e offrire giudizi diversificati rispetto a circostanze “corruttive” simili, il tutto condito dalla loro evidente poca autonomia che li rende “pupi” guidati sfacciatamente da “pupari”.
Valutando i tempi e gli effetti si comprende che questa condizione accettata da tutti, ha fatto si che rientrasse nella normalità e così poco importa se:
una Società privata è padrona di un Partito che non è un Partito ma che finge di esserlo ma rivendicando al tempo stesso di essere un movimento.
Un movimento di deputati e senatori che sono liberi in un “treno” di fare quel che vogliono ma che stanno viaggiando senza sapere ne la destinazione e ne la direzione. Tutto un casino che ormai poco e nulla più interessa ai cittadini elettori, perché con queste manifestazioni “legalizzate” di corruttele varie hanno avuto la conferma che la politica, i politici, i partiti sono proprio tutti uguali e “gattopardescamente” si cambia tutto per non cambiare niente, basta solo adagiarsi e collocarsi in questo nuovo magna magna. Insomma bisognerebbe capire che differenza c’è tra corruttori corrotti e facilitatori e facilitati? Nessuna, proprio nessuna. È la stessa che passa tra Spazzino ed operatore ecologico, ovviamente con tutto il rispetto per gli spazzini.
Ecco perché è interessante l’intervento della Dem Marina Sereni, perché cerca di affrontare e risolvere in un nuovo quadro legislativo quello che è stato accettato da piccole prassi come fossero legali, e per questo si approfitta e si suggerire di introdurre una novità stravagante che sicuramente piacerà ai promotori del “nuovismo”: L’arresto preventivo; ci aspettiamo, perché rincorrenti uno sconto di pena, si costituiscano e subito.
di Marina Sereni
«L’indagine giudiziaria nei confronti dell’avvocato Lanzalone e dell’imprenditore Parnasi prefigura un sistema di relazioni tutt’altro che trasparenti tra economia e politica e ipotizza diversi reati di tipo corruttivo. Non è la prima, né sarà l’ultima, inchiesta di questo tipo. E non spetta certo a noi anticipare la conclusione di un lavoro che deve fare la magistratura.
La novità tuttavia c’è e riguarda il fatto che la vicenda investe in pieno il M5S ai massimi livelli, tra l’altro proprio mentre il movimento approda al governo nazionale, rendendo evidenti due elementi che dovrebbero essere oggetto di riflessione per tutti. Il primo è che non esiste alcuna superiorità morale che possa mettere al riparo il M5S. Finché si sta all’opposizione e si protesta si può far credere agli italiani di essere tutti onesti e puri, poi, quando si accede alla stanza dei bottoni, si diventa facilmente permeabili a fenomeni di malcostume e malaffare, e si diventa “uguali agli altri”, se non peggiori. Il secondo fattore che colpisce infatti è la totale assenza di anticorpi nel M5S, la debolezza della sua classe dirigente, l’opacità con cui il vertice indica “consulenti” al primo cittadino di Roma accreditando un libero professionista a prendere impegni per conto dell’Amministrazione capitolina…
Tutto questo magari non ha alcun peso sul piano giudiziario ma ne ha molto sul piano politico. Soprattutto perché oggi, a differenza di ciò che accadeva ai tempi della prima Tangentopoli, non sono più i partiti a menare la danza e a “spremere” gli imprenditori. Oggi i partiti sono molto più deboli – nel caso del M5S siamo addirittura di fronte ad un non-partito, guidato in modo piuttosto singolare da persone che ufficialmente non hanno alcun incarico politico come Casaleggio – e allora sono gli operatori economici, i faccendieri a cercare (e spesso a trovare) canali per influenzare le decisioni che la politica è comunque chiamata a prendere. E forse proprio su questo nodo sarebbe ora di ragionare seriamente, “approfittando” del fatto che nessuno – tantomeno i pentastellati – possa pretendere di ritenersi immune.
In questi anni si sono fatte molte leggi per contrastare la corruzione, si è istituita l’Anac per rafforzare regole e trasparenza, si sono imposte procedure alla Pubblica Amministrazione per scoraggiare comportamenti disonesti fino all’introduzione del whistle-blowing… ma non siamo mai riusciti ad intervenire sull’organizzazione della politica, sulle norme che debbono informare la vita delle forze politiche per poter recuperare credibilità, autorevolezza, autonomia, affidabilità.
La crisi di fiducia nei confronti dei partiti tradizionali ha anzi portato il Parlamento ad inseguire un sentimento di disaffezione, limitandosi ad abolire il finanziamento pubblico. Eppure
è sempre più evidente che una moderna democrazia non possa fare a meno di partiti organizzati, di soggetti politici aperti e trasparenti, attraverso i quali i cittadini possano far sentire la loro voce e contribuire alla vita politica nazionale. I partiti personali, i leader forti che si appellano al “popolo”, l’uso spregiudicato dei social media possono funzionare per fare campagna elettorale e magari prendere voti ma non sono adeguati a governare la complessità, a garantire la selezione di una classe dirigente competente e pulita.
Lo stesso tema dei costi della politica e delle forme per finanziarla necessiterebbe di un confronto più sereno anche alla luce della dimensione non solo nazionale del problema.
Ecco perchè penso che il Pd in particolare possa e debba sfidare tutti gli altri a mettere subito in calendario due leggi. Quella di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sui partiti che, approvata in un solo ramo del Parlamento nella XVII legislatura, avrebbe tra l’altro anche una corsia preferenziale. E finalmente quella per il riconoscimento e la regolamentazione delle cosiddette “Lobby”, materia che andrebbe trattata non in senso punitivo ma, seguendo criteri di trasparenza e pari opportunità, come strumento per facilitare e rendere più leggibile il processo decisionale. In conclusione: dalla recente indagine romana possiamo ricavare argomenti di polemica per qualche talk show o sui social network oppure possiamo trarre spunto per un’iniziativa seria sulla qualità e l’autonomia della politica e dei partiti. Personalmente non avrei dubbi su cosa sia preferibile».
Roma, 21 giugno 2018
MARINA,STAI..SERENI
Che Bravi:
tutti a fare il retro pensiero sui 5 stelle, ma invero chi ci dice quali siano i pupari dietro gli altri partirti, almeno casaleggio è palese, ma i gruppi degli altri forse sono occulti e per questo maggiormente preoccupanti.
la pagliuzza è la trave è sempre attuale…
🙁