I tre indagati che hanno minacciato Mattarella sui social sono pentiti: Troppo tardi purtroppo, se la sono meritata.
L’accusa per loro è di “attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica”, reati punibili fino a 15 anni di carcere. Una condanna meritata, ma frutto del clima di odio iniettato sia sui social ma anche dai nuovi leader politici che parlano a ruota libera e dicono ogni nefandezza con una preoccupante disinvoltura.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – Tre persone sono indagate per aver pubblicato sui social minacce e insulti nei confronti del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. La Procura di Palermo ha accusato Manlio Cassarà, Michele Calabrese e Eloisa Zanrosso di attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, reati punibili fino a 15 anni di reclusione. Una condanna meritata, ma frutto del clima di odio iniettato sia sui social come conseguenza del linguaggio dei nuovi leader politici che parlano a ruota libera e dicono ogni nefandezza con una preoccupante disinvoltura, senza che nessuno gli dica nulla, vieppiù incoraggiati e rincorsi a raccogliere le loro spesso stupide dichiarazioni da un bel nugolo di giornalisti “ruffiani” e “compiacenti”. Intanto mentre questi tre irresponsabili cercano in tutti i nodi di pentirsi, decine di altre frasi ingiuriose apparse su altri profili sono al vaglio dei magistrati, e perché la Procura della Repubblica non ha aperto un fascicolo anche per quei politici Parlamentari o non che hanno aggredito il Presidente della Repubblica insinuando fosse responsabile di un complotto? La Procura di Roma e le altre in tutta Italia stanno ancora in tempo per quello che deputati e Senatori irresponsabili hanno insinuato,
L’inchiesta a carico di ignoti da parte della Procura di Palermo è stata aperta a seguito di una segnalazione. La Digos poi ha identificato gli autori dei post a dir poco ingiuriosi, accertando che non si trattasse di falsi profili e così si è scoperto che sia Cassarà che Zanrosso, evidentemente, si sono sentiti “scoperti” da iniziative di popolo e di protesta prima annunciate dai “capi” e i “vicecapi” del M5S, Luigi Di Maio in testa seguito dai suoi e da Alessandro Di Battista e poi ritrattate e annullate, e pensando di sfuggire al casino che avevano combinato, hanno pensato di chiudere i loro account già da martedì, e una volta indagati se la pentono. E i vai Di Maio e Di Battista perché non sono stati indagati per le loro rabbiose dichiarazioni, pure Di Maio si è pentito come Cassarà, e ha chiesto scusa per aver esagerato, solo che Di Maio non è stato indagato, si potrebbe configurare per lui anche il reato di Istigazione al Vilipendio? Di Battista intanto se ne è andato in America, in molti non ne avvertono la mancanza: se da quelle parti spara cazzate lo arrestano subito.
Cassarà, palermitano, aveva scritto “hanno ucciso il fratello sbagliato”, riferendosi ovviamente e senza equivoci all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica, assassinato dalla mafia nel 1980. Calabrese invece è stato autore di un post analogo, mentre Eloisa Zanrosso aveva scritto: “Ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?” Fortunatamente le reazioni di tantissime persone è stata di ferma condanna per quelle frasi ingiuriose, e irresponsabilmente pericolose.
“Ho scritto un’enorme minchiata“, ha dichiarato Cassarà intervistato da Repubblica, e qui un altro errore dei giornalisti perché non andava affatto intervistato, che ha aggiunto – “Chiedo scusa a tutti, in primis al presidente Mattarella, poi ai miei familiari, ai miei amici e a tutti quelli che ho offeso con le mie stupide parole“, si prostra nell’intervista a La Repubblica. “Ho scritto quel tweet senza rifletterci“, – è la giustificazione, arrivata, però troppo tardi per le frasi ingiuriose apparse sui social network contro il presidente Mattarella. E se nel frattempo in una excalation emulativa qualcuno lo avesse ucciso per davvero?
Il pentito del web, sempre nel tentativo di conquistarsi con le scuse una scappatoia al reato che gli è stato addebitato a lui e i suoi “compagni” Calabrese e Zanrosso – “Non volevo mancare di rispetto – assicura ma peccato per lui è difficile che qualcuno gli creda – al dolore del presidente e alla sua storia personale; la mafia mi fa schifo e maledico quel momento in cui non ho acceso il cervello. Ero arrabbiato, sì, quando ho saputo che Mattarella non aveva fatto partire il governo Lega-Cinquestelle, ma questo non giustifica quello che ho scritto“. “Ora finirò in carcere? – si mostra preoccupato per il futuro e tenta la carta della “pietas” – Potrò avere un avvocato d’ufficio? Perché io non ho molti soldi“.
Ma uno Stato democratico come deve reagire in questi casi? Deve sicuramente applicare le leggi e difendere i principi costituzionali e chi li interpreta, e nessuno deve metterli in discussione. La loro difesa deve essere ferma, decisa e non può farsi condizionare da pentimenti postumi che possono essere, si presi in considerazione ma solo come attenuanti e non di certo per annullare una condanna che nella fattispecie deve essere esemplare anche per gli altri che fino ad oggi hanno invaso il web di fetenzie, ingiurie, cattiverie e ogni altro genere di schifezze.
È ora di dire basta a queste cose e dare una stretta a chi prima fa i danni e poi per sfuggire alle leggi si pente. Un cittadino onesto e perbene anche se è incazzatissimo non le fa queste cose e se non è d’accordo non significa che non deve dirlo ma esprimere nella civiltà le proprie opinioni o il proprio dissenso. Il tifo da stadio e da ultrà sconvolti non è consigliabile fa solo danni. L’arma democratica è il voto, e con il voto gli italiani si sono già espressi e che la democrazia è salda non ci sono dubbi e poi che il comportamento di Mattarella non era dettato da nessun complotto internazionale è che ha assecondato le indicazioni politiche e ha dato l’incarico a Pasquale Conte, il quale a sua volta ha formato il Governo Lega-M5S e ha nominato i Ministri.
Roma, 1 giugno 2018