23 febbraio, ore 15,00, Aula magna Scuola “G. Romano”, Eboli, Convegno: “Mass Media e Giustizia: Tra diritto di cronaca e presunzione di innocenza”.
Il convegno, che attribuisce agli avvocati partecipanti 3 crediti formativi, è organizzato con il patrocinio della Camera Penale Salernitana ed affronterà il tema dei delicati rapporti tra mass media e giustizia. Ne discuteranno personalità del mondo della magistratura, dell’Avvocatura e dell’Informazione.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – “Impegno per la Giustizia“, l’Associazione forense ebolitana, porta avanti un articolato piano di offerta formativa per gli avvocati, all’interno del quale si colloca il prossimo appuntamento, in programma il 23 febbraio, alle ore 15,00, presso l’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Giacinto Romano”, dal titolo “Mass Media e Giustizia – Tra diritto di cronaca e presunzione di innocenza“.
Il convegno è organizzato con il patrocinio della Camera Penale Salernitana ed affronterà il tema dei delicati rapporti tra mass media e giustizia. Il dilagare dei “processi paralleli” in TV ed anche sulla carta stampata ha prodotto una serie di effetti distorti, con il ruolo di giudici, accusatori e difensori svolto da conduttori televisivi, da giornalisti o comunque da soggetti estranei al mondo giudiziario, senza quelle garanzie che nella cultura giuridica del Paese rappresentano un caposaldo dello Stato di diritto.
L’esigenza di ottenere sempre maggiore consenso (o piuttosto maggiore audience) ha trasformato tali “processi paralleli” in vere e proprie “fiction”, caratterizzate dalla spettacolarizzazione della vicenda processuale, da informazioni spesso parziali e unilaterali, e, talvolta, dalla violazione delle norme poste a tutela del segreto investigativo e delle regole deontologiche rivolte alla tutela della dignità della persona.
Nei salotti televisivi, infatti, si assiste alla celebrazione dei veri e propri “processi-show”, con rappresentazioni che possono distorcere la comprensione dei fatti, in violazione dei diritti della persona e, spesso, nella totale mancanza di distinzione tra cronaca e commento, tra indagato, imputato e condannato, tra accusa e difesa. Di questo, e di tanto altro, si discuterà, tra autorevoli rappresentanti del mondo della magistratura, dell’Avvocatura e dell’Informazione:
- Dott. Gaetano Sgroia, Presidente Tribunale per il Riesame e le Misure di Prevenzione di Salerno;
- Dott. Saverio Maria Accarino, avvocato penalista, Segretario della Camera Penale Salernitana;
- Dott. Antonio Manzo, Direttore Responsabile del quotidiano “La Città” di Salerno.
Modera
- avv. Nicola Maria Melchionda, membro dell’associazione forense Impegno per la Giustizia.
Al Convegno porteranno il loro saluto gli Avvocati:
- Amerigo Montera, Presidente dello Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Salerno;
- Gianmaria Chiappa, Presidente dell’Associazione forense “Impegno per la Giustizia”;
- Michele Sarno, Presidente della Camera Penale di Salerno.
L’incontro-seminario per gli avvocati partecipanti, da luogo al riconoscimento di 3 crediti formativi da parte del Consiglio dell’Ordine di Salerno. Il convegno, tuttavia, per i temi di generale interesse trattati, non è riservato ai soli addetti ai lavori, ma è aperto a tutta la cittadinanza.
Il tema è interessante e attuale vuole mettere in evidenza un rapporto tormentato e spesso conflittuale tra la Stampa, o meglio il mondo dell’informazione in generale, la Magistratura o meglio il mondo processuale penale o civile che sia, quando in questo si scontrano i giornalisti o il giornalismo d’inchiesta e la magistratura inquirente attraverso il “processo”.
Purtroppo negli ultimi anni questa condizione si è trasformata perché in Italia, il giornalismo di inchiesta non esiste più o meglio è raro, e le motivazioni sono tante, prima fra tutte la circostanza a cui si viene a trovare il giornalista, mal pagato e scoperto rispetto a qualsivoglia azione giudiziaria che lo potrebbe colpire, pertanto si conviene per i giornali e per i giornalisti, che forse è meglio attingere dalle agenzie di stampa specializzate piuttosto che andarsi a trovare la notizia, scavare e mettere a nudo un fatto e tutte le sue implicazioni. Eludendo a quella famosa regola delle “5 W” in stile giornalistico anglosassone del Who? What? When? Where? Why? che tradotti in italiano corrispondono a Chi? Che cosa? Quando? Dove? Perché? e se per qualcuno è difficile basta rifarsi alla raccomandazione più semplice de nostri professori quando ci assegnavano un “Tema“: Introduzione, svolgimento, conclusione e ovviamente evitare strafalcioni.
Del che si conviene che i veri giornalisti d’inchiesta sono quelli delle agenzie giornalistiche, ANSA in testa, la maggior parte, anche quelli che si individuano come specialisti, altri non sono che abitué di Caserme, di tribunali ecc. Ciò detto la notizia che si apprende negli uffici della Procura, quella che si apprende in una caserma hanno una visione e un approccio diverso rispetto allo spettro di una indagine conoscitiva e quindi espositiva derivante da una indagine a tutto campo, tranne che non ci si vuole accontentare di una visione che spesso appare “colpevolista”, occasione ghiotta per offrirla ai lettori/spettatori/ascoltatori.
Di qui la domanda delle domande: Cosa fare? Innanzitutto fare bene il proprio lavoro e non “mestiere” come spesso si dice, sia se si tratta del giornalista, sia se si tratta del Magistrato, del Cancelliere, del Carabiniere, Poliziotto, Finanziere, dell’Avvocato o chicchessia a vario titolo coinvolto in un Processo. Maggiore sobrietà, maggiore riservatezza, maggiore consapelezza del ruolo che si svolge, tutte in uno appartengono alla deontologia professionale questa sconosciuta, e di seguito poi, basterebbe non partecipare ai dibattiti che immancabilmente fanno spettacolo, perché in quel parallelismo processuale più che cercare giustizia si cerca “un colpevole” da offrire in pasto alla notizia.
Quindi si interroghino le varie personalità chiamate a dibattere su questo tema e semmai, individuare una loro possibile “responsabilità” (ovviamente non colpa) nell’esercizio quotidiano del loro ruolo, affinché questa “distorsione” di cui se ne discuterà il prossimo 23 febbraio non sia più oggetto di lamentazioni e domandarsi inoltre in che misura se ne è stati protagonisti e come evitarlo per il futuro.
Eboli, 16 febbraio 2018