Nove famiglie su 100 arrivano appena al 15 del mese, 26 su 100 appena alla terza settimana, vivendo il resto dei giorni rinunciando a tutto e nella più totale tristezza.
Sono sempre di più le famiglie che sono costrette a farsi i conti in tasca e a spendere con oculatezza, operando una serie di calcoli ed interminabili rinunce, per far quadrare i conti ed ottenere il “massimo” da risorse economiche “minime” (salari e stipendi) sempre più esigue.
Il 26% delle famiglie (circa 6,3 milioni di persone) con le loro entrate riescono ad arrivare appena alla terza settimana. Oltre il 50% degli intervistati dichiara di aver cambiato le proprie abitudini di spesa, e che a causa della crisi, di aver operato un taglio netto agli acquisti di vestiari in generale e a scarpe di moda. Il dato drammatico è che il 9% delle famiglie vive tranquillamente solo i primi 15 giorni del mese, trascorrendo i restanti 15 nella più totale tristezza, abolendo ogni cosa, superfluo e necessario.
Altro dato sconfortante è che oltre l’80% degli italiani dichiara di aver stretto fino all’ultimo foro la cinghia, per sostenere le spese fisse (acqua, luce, gas, rate varie, assicurazioni, fitto ecc.)
Per la prima volta si registra nelle abitudini degli italiani che il rapporto con l’auto è diventato superfluo e si usa il meno possibile, così come si è operato un taglio netto anche sul carrello della spesa degli acquisti alimentari: si compra solo le offerte e si mangia solo prodotti in offerta.
Se sono cambiate le abitudini in relazione alle cose indispensabili figurarsi per quanto riguarda svago, viaggi e vacanze, ridotte di oltre il 20%, come ridotte sono anche le spese per la cura della persona.
Insomma, è evidente che emerge un quadro sconfortante, dai sondaggi commissionati alla Swg dalla Confesercenti, risultati che non sono dissimili dall’indagine dell’Acri-Ipsos, realizzata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio. In entrambi i rilevamenti, sia pure con domande diverse è emerso che gli italiani vivono una condizione di sfiducia costante. Non riescono ad immaginare un futuro migliore e molti di loro hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita che sono passate da uno stato di difficoltà a uno di gravità assoluta, vivendo il terrore di essere sprofondati nella povertà. A questa fascia che è di circa il 15%, si affianca il 20% degli italiani che si dicono “galleggiare” in un equilibrio precario.
Queste condizioni fanno si che circa il 40% ricorre a prestiti e di conseguenza consuma più di quando guadagna indebitandosi e aggravando la sua situazione.
E’ evidente che l’Italia sta vivendo un momento molto difficile che attraversa le famiglie e di conseguenza tutto si ripercuote in maniera drammatica sull’economia del paese. A seguito della contrazione dei consumi vi è un conseguente calo di investimenti e un inevitabile calo di produttività, sia rivolto al mercato interno che all’export, condizioni che incidono notevolmente sul mercato del lavoro che fa registrare un significativo aumento di circa il3% della disoccupazione che si attesta a oltre l’8%.
Il quadro è così nero che non si presta a nessun ulteriore commento. Fa riflettere la Politica Economica del Governo e la sfiducia nel futuro degli italiani, ma anche la rabbia che vorrebbe che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si dedicasse più a risolvere il carovita piuttosto che ad occuparsi di modificare la Carta Costituzionale.