da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – “Uscire dall’Europa? Non è più il momento” perché, evidentemente per l’esperto in politiche europee ed internazionali “Giggino detto Di Maio” come direbbe DeLuca-Crozza, l’asse franco-tedesco non più così forte. Se non è un clamoroso dietrofront del Movimento 5 Stelle sull’uscita dall’euro, è semplicemente una delle rockambolesche capriole a cinque stelle alle quali dobbiamo necessariamente abituarci tra quello che dicono e quello che poi farebbero, riservandosi ovviamente la “terza via“: quello che poi realmente faranno.
Una politica “estensibile” e un programma “liquido” dietro il quale, oltre agli interventi di squisita enunciazione di “titoli”, che altro non sono che tutte quelle lamentazioni che il M5S ha raccolto e fatto sue degli italiani, completamente inascoltati dalla Sinistra, dai democratici, dalla Destra e da tutte le coalizioni che si sono alternate al governo di questa sfortunata ma straordinaria Nazione, che sono diventati il “sangue agli occhi” degli italiani e che incuranti di qualsivoglia “imperfezione” del politico Di Maio e di tutti i rappresentanti del M5S, vogliono cambiare e se ne fregano di cosa succederà, ricorrendo a quel famoso detto “non c’è niente più nero della mezzanotte“. Insomma abbiamo tutti gli “zebedei” pieni e tutti scommettono di fargliela pagare a questa combriccola di arroganti sordi rispetto alle grida disperate di noi tutti, muti rispetto a quelle risposte che ci attenderemmo, muti rispetto alle domande e le richieste di un cambiamento radicale, ormai inevitabile.
“Non credo sia più il momento per l’Italia di uscire dall’euro perché l’asse franco-tedesco non è più così forte, e spero di non arrivare al referendum sull’euro che comunque per me sarebbe un’estrema ratio”, ha detto il candidato premier del Movimento cinque stelle, Luigi Di Maio, intervenendo da Bruno Vespa a “Porta a Porta“. E questo sarebbe uno di quei tanti dubbi che pare abbia chiarito, attendiamo che ad uno ad uno, egli, nei vari confronti sia con i giornalisti e sia con gli avversari contendenti, chiarisca e senza equivoci, tutti i principali punti di un programma che a “cazzi” ognuno ritiene che il proprio sia meglio degli altri.
E mentre c’è la destra che promette di abolire il Jobs Act e magari Salvini promette anche di eliminare la tassa sulle sigarette elettroniche, Renzi el il PD promettono la 10 €, Di Maio di stabilire il tetto delle Pensioni a 41 anni, non c’è nessuno che si occupa dei promettere il livellamento ai paesi europei degli stipendi e dei salari, manco a dirlo dei pensionati. Di quelli nessuno ne parla magari di adeguare al costo della vita e aggiornare le pensioni ferme da almeno sette anni. A quelle in qualche modo ci pensa Berlusconi: ha promesso di aumentare le minime a mille, delle altre manco a parlarne, così si ottiene l’effetto appiattimento verso il basso. Ma la campagna elettorale è lunga e c’è da scommettere che i vari candidati si trasformeranno tutti in “piazzisti” e vaiii a chi la spara più grossa.
Roma, 10 gennaio 2018