E’ morta Marina Ripa di Meana: una vita oltre le convenzioni. Ha scelto la via italiana all’eutanasia: sedazione palliativa profonda continuata.
ROMA – L’ultima apparizione in tv il 18 dicembre a La vita in diretta, bella e fiera, una cappa grigia e bordeaux, il rossetto in tinta, come sempre a raccontare la sua lunga battaglia contro il tumore come se la stesse combattendo un’altra. “Perché il male non deve impadronirsi di te, tu non sei la malattia” ripeteva Marina Ripa di Meana, spiegando che la malattia l’aveva resa migliore “perché quando stiamo bene noi diamo per scontata la vita, invece quando le forze diminuiscono piano piano godi dei privilegi della giornata delle cose belle che ti succedono“.
Una lezione che la figlia, Lucrezia Lante della Rovere, ha dimostrato di aver imparato dalle parole con cui ricorda la madre: “Ha combattuto la malattia come una guerriera e sarà un grande esempio per me, per le mie figlie e per tutti noi“.
In serata è stato diffuso dal Tg5 un videotestamento, pubblicato su Radio Radicale, in cui Marina Ripa di Meana affida a Maria Antonietta Farina Coscioni le sue ultime volontà e, dopo aver pensato al suicidio assistito in Svizzera, con lei ha scelto la sedazione palliativa profonda continuata. “È con Maria Antonietta Farina Coscioni che voglio lanciare questo messaggio, questo mio ultimo tratto: per dire che anche a casa propria, o in un ospedale, con un tumore, una persona deve sapere che può scegliere di tornare alla terra senza ulteriori e inutili sofferenze. Fallo sapere, fatelo sapere”.
Marina Ripa di Meana e il videotestamento: “Fate sapere ai malati terminali che c’è un’alternativa al suicidio in Svizzera”
La signora che animato i salotti romani, forte, imprevedibile, innamorata della vita, se n’è andata a 76 anni, la foto del suo ultimo Natale è con la figlia Lucrezia, l’ex genero Giovanni Malagò, le nipoti gemelle. Tavola con le candele rosse accese, lei al centro, un cerchietto in testa. “Larger than life” dicono gli americani per indicare personalità travolgenti; che una vita sola non può contenere.
Marina Punturieri, gambe lunghissime, battuta pronta, la vita l’ha vissuta fino in fondo. Nelle sue interviste non risparmiava particolari e dettagli. Al Giornale: “Una volta mi sono dovuta prostituire per procurare la droga a Franco Angeli, il mio compagno dell’epoca. Ho vissuto bene perché sono sempre andata incontro alle mie necessità, alle mie debolezze e ai miei desideri“. Su Agnelli raccontava: “Arrivò a casa mia sull’Appia Antica, si affacciò alla porta della mia camera da letto e trovandomi a letto con Eliseo Mattiacci e Gino De Dominicis disse: ‘Siamo già in troppi’, e se ne andò via“.
IL CORDOGLIO: I messaggi di amici e colleghi su Twitter
Nata e cresciuta a Reggio Calabria, comincia a lavorare come stilista aprendo un atelier di alta moda in Piazza di Spagna, a Roma, insieme con l’amica Paola Ruffo di Calabria, che sarebbe diventata regina del Belgio. Nel 1964 sposa Alessandro Lante della Rovere, grande famiglia aristocratica romana, da cui ha la figlia Lucrezia. Curiosa e inquieta, conosce Moravia e Pasolini, è vicina agli artisti della Scuola di Piazza del Popolo, amica di Mario Schifano e Tano Festa, è una delle animatrici della Dolce vita, negli anni Settanta ha una tormentata relazione extraconiugale con il pittore Franco Angeli, sulla quale scriverà un libro, Cocaina a colazione.
Divorzia da Lante della Rovere e intraprende una serie di relazioni: quella con il giornalista Lino Jannuzzi è raccontata nel suo best seller I miei primi quarant’anni. Nel 1982 sposa in seconde nozze il marchese Carlo Ripa di Meana. Dal cinema alla tv (valletta per Maurizio Costanzo al quale tirerà una torta in faccia durante una puntata della trasmissione Grand’Italia) partecipa come opinionista a centinaia di trasmissioni. Sempre con una causa da difendere: quella per gli animali (poserà nuda contro le pellicce e la scritta L’unica pelliccia che non mi vergogno di indossare) o per la natura.
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Grande amica di Bettino Craxi, vicina alle battaglie dei radicali (stimava Emma Bonino), Ripa di Meana con la sua vita da film attira i registi. Nel 1987 dalla sua biografia viene tratto il film I miei primi 40 anni diretto da Carlo Vanzina con la bellissima Carol Alt (“Solo lei aveva le caviglie giuste” spiegava Marina). Nel 1989 anche il suo secondo best seller La più bella del reame arriva sul grande schermo con la regia di Cesare Ferrario ed è ancora Carol Alt a interpretarla.
Si è sempre vantata di non essere snob: “Posso frequentare tutti – spiegava – l’importante è che siano persone intelligenti“. La tv la attira, le dà la grande popolarità; inarrivabile con i suoi cappellini folli (gabbiette di uccelli, fulmini e saette), non si negava mai per una foto. Nel 2009 partecipa come concorrente al reality show La fattoriacondotto da Paola Perego ma si ritira poco dopo l’inizio per motivi di salute; nello stesso anno prende parte anche a una puntata della terza stagione della fiction I Cesaroni, nel ruolo di sé stessa.
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Ha scritto quattordici libri, e non bastano a contenere una vita da vera conquistatrice che spiegava con naturalezza come Franco Angeli avrebbe voluto strozzarla, “ma per davvero. Rimasi senza voce per alcuni giorni“, o di quando ebbe il flirt con Roman Polanski, o la poca simpatia per Agnelli che la corteggiava (“Troppo cinico per me”).
I capelli rossi fiammanti, gli amati carlini – Mango, Riso, Risotto, Moka, Cotoletta – sempre al suo fianco, l’indomabile Marina non ha mai voluto dare lezioni a nessuno: “Mai giudicare – spiegava – l’importante è non farsi addomesticare, io sono sempre stata me stessa“.
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Forse chissà, a volte deve essere stato faticoso anche per lei essere Marina Ripa di Meana, ma ha vissuto come ha voluto. Libera. Dei benpensanti non si è mai curata: “Mi hanno sempre giudicato come qualcosa di orripilante. O forse peggio: come qualcosa che non si giudica perché non esiste. I benpensanti ti scaraventano nel cono d’ombra, ma tra me e loro non c’è mai stato feeling“.
Il rapporto con Lucrezia, confidava, l’aveva recuperato quando la figlia era adulta. “Mai avuto un grande istinto materno e non sono capace di essere una nonna tradizionale. Ma adesso siamo unite, sa capirmi. Ora capisce le delusioni degli uomini, la fatica che si fa. L’ho cresciuta da sola“. Delle bellissime nipoti, Ludovica e Vittoria, era fierissima. E l’idea di diventare bisnonna le metteva allegria. Una bisnonna specialissima.