Veltroni si dimette provato dalla sconfitta Sarda e assediato da D’Alema. Il Partito Democratico affonda.
Il ciclone Sardegna travolge il Partito Democratico e Walter Veltroni si dimette da Segretario. Veltroni lascia il PD dopo circa due anni di un’esperienza che sicuramente è stata una delle novità più interessante del panorama politico Italiano dopo tangentopoli e nel corso di questa così detta seconda Repubblica.
Le dimissioni sono la causa diretta, scatenata dalla pesante sconfitta Sarda, che ha subito il Centro-sinistra, il Partito Democratico, il candidato alla Presidenza della Regione Renato Soru. Una sconfitta annunciata dall’onda lunga di Berlusconi, dalle guerre intestine al PD che hanno minato la credibilità del partito e della sua classe dirigente. Ugo Cappellacci non ci ha messo nulla.
Tutto sommato Renato Soru è stato sconfitto ma non troppo, cioè prendendo più voti delle sue liste al contrario del suo avversario Cappellacci. Non bisogna dimenticare che si è dimesso perché i dirigenti del PD locali litigavano continuamente, perché la sinistra e il PD sono stati travolti dalla questione morale, dalla corruzione e dagli scandali che hanno toccato in lungo e in largo realtà e dirigenti. La sua sconfitta, non è tanto sua, ma è la sconfitta del PD e del Centro-sinistra, che non ha saputo trasformare un’idea in realtà, che ha rincorso Berlusconi sul suo terreno, che non ha saputo dare risposte al paese.
La batosta Sarda ha il merito di scoperchiare una pentola in ebollizione che ha fatto trasbordare il suo contenuto. Il popolo della sinistra: non ha gradito, che Deputati e Senatori fossero nominati dalle segreterie nelle liste bloccate; non ha digerito in quelle liste, mogli, figli, segretarie, amanti, yesman; non ha gradito, durante il Governo Prodi, di essere massacrato dalle tasse e poi scoprire il “tesoretto”; non ha apprezzato il “buonismo” di Veltroni e l’inciucio nei confronti del Governo e di Silvio Berlusconi; ha condannato il correntismo e la litigiosità esasperata; non è piaciuto che il PD facesse le stesse cose della destra.
Agli errori del PD e di Veltroni si sono aggiunti i famosi “bastoni fra le ruote”, e come se non bastasse i continui picconamenti dell’eminenza grigia del PD Massimo D’Alema. Il progetto è stato messo in discussione il giorno dopo l’elezione di Walter Veltroni e D’Alema ne è stato regista demolitore e mentre da una parte rassicurava Veltroni e lo invitava a continuare, dall’altra appoggiava la candidatura di Pierluigi Bersani.
Adesso si corre il rischio di una separazione, che ripropone un Partito di centro magari con Pier Ferdinando Casini, e la sinistra che ingloba NicKy Vendola, che vedrà aderire anche D’Alema, già pronto a demolire il futuro segretario di quel Partito che ancora non c’è.
Non c’è che dire, il Partito Democratico è precipitato nel buio, attraversato da una profonda fase confusionale. Un avvertimento degli elettori che viene proprio in prossimità della campagna elettorale delle Europee. Facendo ammenda degli errori, su quelle ceneri, si può ricominciare.