Assegnato al giovane professore salernitano originario di Eboli Alfonso Iovieno la II edizione del “Premio Cottino Applico” per l’oftalmologia.
La Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino di Torino, ha premiato con 100mila euro Eye Co-De (Eye-Corneal Depth) di Alfonso Iovieno, un progetto semplice ed innovativo che facilita l’esecuzione di interventi di trapianto corneale lamellare, fornendo benefici ai pazienti e risparmi alla sanità.
di Francesco Antonioli dal Sole24Ore
per POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
MILANO – La Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino di Torino, nell’ambito della seconda edizione del “Premio Cottino Applicato” ha assegnato in premio 100mila euro al giovane professore salernitano Alfonso Iovieno, di genitori Giovanni Iovieno e Silvana Ciao originari di Eboli, perché possa trasformare la sua ricerca in impresa. Il suo Progetto Eye Co-De, prevede la realizzazione di un dispositivo semplice ed innovativo che facilita l’esecuzione di interventi di trapianto corneale lamellare. Tecnica di trapianto che comporta un miglioramento del risultato clinico nel medio/lungo periodo, con conseguente maggior beneficio per i pazienti e risparmi a livello sanitario, Eye Co-De (Eye-Corneal Depth), riduce significativamente la dipendenza dell’esito dell’intervento dal solo fattore umano, permette di eseguire tale delicata e difficile tecnica in maggior sicurezza, consentendo ad un più ampio numero di chirurgi di poterla eseguire, per questo ritenendo riesca a diventare presto un prodotto vincente.
Il Premio Cottino Applico per l’oftalmologia, alla sua seconda edizione, è stato annunciato al 15° Congresso internazionale della Società oftalmologica italiana (Soi) che si tenuto Milano dal 24 al 27 maggio 2017. L’iniziativa èdella Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino di Torino che, in collaborazione con la Soi e Innogest Sgr, ha individuato nel docente campano un campione di innovazione: Alfonso Iovieno si divide tra il Dipartimento di Oftalmologia di Arcispedale Santa Maria Nuova in Emilia Romagna e l’Eye Care Center presso il Vancouver General Hospital della British Columbia in Canada. «Abbiamo premiato l’eccellenza dell’innovazione in campo biomedicale – spiega Giovanni Cottino, 90 anni compiuti, presidente della Fondazione – riconoscendo un progetto innovativo, dall’alto potenziale clinico, sociale, imprenditoriale e in grado di risolvere un bisogno preciso nell’oftalmologia».
Fin qui la cronaca. Ma l’intuizione originale di Cottino, ingegnere meccanico, imprenditore di talento e attento alla responsabilità sociale, è che – in assenza di figli – aveva deciso con la moglie Annamaria di devolvere il patrimonio per «restituire» in qualche maniera al territorio il tanto che lui aveva ricevuto. Così, nel 2002, quando la sua sposa venne a mancare, creò con queste intenzioni la fondazione, soggetto filantropico privato ora gestito dai nipoti. Cottino era industriale del “bianco” – quartier generale nell’hinterland torinese – e leader nel settore componentistico, con le società Plaset, Ceset e Olmo, di un gruppo che occupava oltre 1.200 persone e fatturava 250 milioni all’anno. Per questo vendette le società, tenendo soltanto la Trasma – fondata nel 1994 – che produce fili di rame trafilati e conduttori.
Oltre a «restituire» al territorio, la Fondazione si propone di «favorire spirito e cultura imprenditoriale», nonché di «fare bene il Bene». Tra gli strumenti moderni che stanno utilizzando ci sono tutte le migliori strategie della “venture phylanthropy”: non è un caso che – unico consigliere esterno alla Fondazione – sia l’economista Angelo Miglietta , grande esperto di questi temi, pro-rettore alla Iulm per l’innovazione e in passato già segretario generale della Fondazione Crt.
Spiega la vicepresidente della Fondazione Cristina Di Bari, nipote di Giovanni Cottino: «La Fondazione è un esempio italiano di ente privato che s’ispira al modello delle grandi organizzazioni filantropiche anglosassoni che concretizza l’idea di imprenditoria responsabile in investimenti e iniziative a favore dell’educazione e della formazione dei giovani per favorirne la crescita etica, del sostegno e dell’assistenza alle categorie sociali più deboli nonché alla ricerca e all’innovazione in campo biomedicale».
Sul fronte dell’education – e con questo spirito – è stato sostenuto alle porte di Torino il progetto Onda Giovane Salus, in particolare con una sala polivalente che è diventata un punto di riferimento per oltre 500 giovani (coinvolti nella progettazione) e per il territorio. L’impegno economico della fondazione è stato intorno ai 450mila euro.
«Pur essendo nata da qualche tempo – conclude la Di Bari -, gli anni iniziali della Fondazione sono da considerarsi poco significativi in relazione all’approccio ed alla conseguente operatività che si è consolidata invece nel corso degli ultimi tre-quattro anni. Stiamo crescendo, abbiamo desiderio di fare bene. Le risorse impegnate nel corso dell’ultimo periodo? Circa quattro milioni di euro, a fronte di erogazioni per un totale di due milioni afferenti per il 60% all’area biomedicale. Nei prossimi tre anni le erogazioni potenziali sono stimate in circa 2 milioni di euro con prevalenza di destinazione in area education».
Milano, 28 maggio 2017