Macron con i colori dell’Europa batte Le Pen ed è il nuovo Presidente della Francia. L’Europa è salva. I francesi sconfiggono destra e populismo
La Francia è salva, l’Europa pure, e l’Italia? In Italia Renzi-Macron si riprende il PD, batte i “gufi” e si prepara alla sfida con il populismo di Salvini, Grillo-Le Pen e il suo “gregge stellato”. Ma l’Italia è come la Francia? E Renzi è convincente come Macron? Per ora si è rotto il filo delle destre europee.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – L’Europa è salva. I mercati prendono un respiro di sollievo. Come al solito i francesi al momento del voto riescono a mettere da parte la rabbia e la protesta, ragionano, si turano il naso, evitano gli avventurismi degli sfascia carrozze e con il voto riportano la barra a tutta dritta, ma avvertendo ora Macron, ieri Hollande, che non si tratta affatto di un regalo, ma di una fiducia, che è condizionata solo a correggere il tiro delle politiche sociali ed economiche del Paese e a ricollegarsi quindi, con i bisogni dei francesi.
Emmanuel Macron con 20.703.694 voti e una percentuale del 66,06% ha battuto Marine Le Pen del Front National che si è fermata al 33,94% e 10.637.120, e sebbene si è registrata un’affluenza più bassa, pari al 74,62 per cento degli iscritti al voto, il nuovo presidente Emmanuel Macron è stato formalmente votato dal 43,63 per cento dei francesi iscritti al voto. Trentanove anni, una carriera di enfant prodige alle spalle ma pochissima esperienza politica. Macron, il presidente più giovane della storia della repubblica francese, arriva all’Eliseo senza partiti in sella alla sua creatura ‘En Marche!’ dopo aver “rottamato” in pochi mesi un sistema che sembrava immutabile, quello dell’alternanza destra gollista–gauche socialista. Ex banchiere Rotschild, ex consigliere di Francois Hollande all’Eliseo, ex ministro dell’Economia, ha messo fine al vecchio bipolarismo della Quinta Repubblica e vuole una Francia “forte e solidale”, non vuol sentir più parlare di disfattismo ma soprattutto ha sempre tenuto alta, rischiando anche una grave e pericolosa impopolarità, la bandiera dell”Europa e dell’europeismo.
Macron sarà proclamato giovedì 11 maggio e la cerimonia d’insediamento si svolgerà presumibilmente domenica 14 maggio, data che coinciderà con la fine del mandato di François Hollande, il quale aveva deciso di non ricandidarsi atteso il suo indice di gradimento è risultato essere il più basso per un presidente della repubblicana francese. Con il ritiro di Hollande, la vittoria di Macron e la ulteriore e definitiva sconfitta dei Le Pen e del loro Front National, l’andamento delle presidenziali ha sancito anche la sconfitta dei partiti, confermando l’aria che tira nel globo, ma confermando anche che il nuovo approccio alla politica è tematico, e gli elettori vogliono risposte certe a quei temi che di volta in volta emergono. Nuovo approccio che rende la politica fluida e mette da parte, o meglio al secondo posto, ma senza archiviarla, l’appartenenza e tutti i rigurgiti ideologici che hanno ingessato le politiche negli ultimi anni, ma facendo nel contempo attenzione a non cedere ai suoni dei “pifferai” magici senza scrupoli, che di volta in volta si presentano e sfruttano il malessere per affermare il nuovo e pericoloso populismo.
E se Macron ha vinto, ahi voglia a dire che è stato merito degli altri concorrenti, sottovalutando quel messaggio che al contrario egli ha voluto offrire ai francesi. E’ stata innanzitutto la sua chiara ed inequivocabile politica europeista, ma anche il suo approccio ai temi sociali e la sua garbata presenza, oltre al suo valore professionale che gli hanno consentito di far emergere un messaggio semplice, che ha trasmesso in maniera semplice ai francesi, semplice così come si è presentato ai suoi elettori che lo hanno festeggiato al Louvre. Semplice ma austero, emozionato e rispettoso, tutti incredienti che lasciano immaginare si va nel verso giusto, facendo respirare l’Europa e i mercati, ma avvertendo che qualcosa cambierà, ed è qui che il destino della Francia si incontra con quello dell’Italia e coinvolge anche il nostro Matteo Renzi che, a sua volta avendo riconquistato e alla grande il suo partito si accinge ad affrontare la battaglia definitiva contro i populismi di destra: di Salvini; e di Grillo e il suo “gregge stellato”, i quali sono uniti nell’euroscetticismo fino al punto di minacciarne l’uscita e quindi la morte dell’Europa.
Il voto francese ha sancito anche la fine dei Le Pen, e della loro destra aggressiva e minacciosa che da oltre un trentennio minaccia le radici democratiche della Francia e la loro “morte” politica senza equivoci sebbene passi anche attraverso i “lunghi coltelli” e alle “vendette” che già si preannunciano, rompe quel filo europeo dell’antieuropeismo che tiene insieme tutti i populisti che hanno approfittato del malessere degli elettori, confermando inequivocabilmente che si vince con la moderazione, ma anche con le politiche che vogliono non sia il burocratismo ed il tecnicismo economico a guidare i paesi, ma soprattutto con le politiche di attenzione ai nuovi bisogni e ai nuovi disagi, che comprendono inclusione e non i “muri” e l’indifferenza.
Daltronde Macron nei giorni scorsi, riferendosi all’Italia aveva detto in un twit che con Matteo Renzi avrebbe cambiato l’Europa, anticipando in qualche modo le sue intenzioni rispetto alla supremazia della Germania e di Angela Merkel, e disegnando in anticipo le politiche europeiste della Francia, immaginando un forte rapporto con l’Italia e il suo amico Renzi, per equiligrare i pesi e ridimensionare l’impostazione tecnocratica delle politiche europee, ma soprattutto per dare una risposta a quelle aspettative che sono state strumentalmente i cavalli di battaglia dei nuovi populismi di destra e di sinistra, ma che attendono risposte chiare ed inequivocabili.
E mentre la Francia è salva e l’Europa è salva e con la vittoria di Macron si incomincia a delineare la “nuova Europa”, in Italia Matteo Renzi viene proclamato dall’Assemblea Nazionale, composta da 1000 delegati, più 21 segretari regionali, 100 parlamentari e 70 membri di diritto (fra ex segretari, esponenti di governo), nuovo segretario del Partito Democratico, e la nuova Direzione Nazionale composta da 120 membri più quelli di diritto, si riprende il Partito disegnandone il percorso basato su alcune priorità ma senza commettere errori, in primis sostenendo il governo Gentiloni, ripartendo da “lavoro, casa e mamme, dalla legge elettorale“, sebbene secondo lui, “l’iniziativa spetta ad altri” e ridiscutendo l’Europa, e ovviamente sostegno ai giovani. Sostegno rafforzato dalla circostanza di aver voluto in Direzione i “millennials“, cioè giovani al di sotto dei 30 anni in rappresenzanza di una generazione che deve essere valorizzata.
Ma se Macrom, anche se con una buona dose di fortuna, la sua sfida l’ha vinta, il Matteo nazionale ha vinto solo le primarie e gli “allenamenti”, ora deve affrontare la partita vera quella che gli dovrebbe consentire di tornare, e legittimamente dopo aver vinto le elezioni, a Palazzo Chigi. Partita ostica manon impossibile atteso che con la sconfitta de Marine Le Pen e il Front Nazional, motore della destra europea, la posizione di Matteo Salvini si è indebolita e non poco, così come non favorisce il “Comico“, statista del web Grillo, la sua “Ditta”, il suo “gregge stellato“, e la partita più che con le alleanze si gioca sulle questioni e su come si intende affrontarle, ponendo argine con i fatti e con politiche chiare e definite, al populismo incalzante contrario si tutto, favorevole a chiacchiere su niente se non elogiando la povertà per gli altri, nel mentre ci si rinfresca in piscine di Hotel di lusso, facendo campagne contro le vaccinazioni, immaginando di sostituire l’Ordine democratico con una “webdemocrazia” da non discutere salvo ad essere espulsi e/o messi alla gogna se non in linea ad un “gregarismo massificante” sul modello praticato dai “ventriloqui” yesman che ubbidiscono alla “Ditta” fino ad essere capaci di dire tutto e il contrario di tutti, affermare e smentire se stessi in un equilibrismo pericoloso e scandaloso.
Renzi con il suo nuovo corso saprà affrontare questa sfida? Riuscirà a convincere gli italiani più che il solo popolo del PD? Riuscirà a caratterizzarsi come difensore dell’Europa dei popoli, delle opportunità e dell’inclusione e respingere quella dei gruppi bancari, dei numeri e della burocrazia? Saprà cogliere l’opportunità di una alleanza con la Francia non per prevalere ma per equilibrare pesi e vedute? Staremo a vedere, intanto ieri è toccato alla Le Pen la batosta, ora si attende capiti ai populisti italiani.
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Ecco la Direzione Nazionale del PD
AIELLO FERDINANDO,
AMICI SESA,
ANTEZZA MARIA,
ARMATO TERESA,
ASCANI ANNA,
ASTORRE BRUNO,
BELLANOVA TERESA,
BERRETTA GIUSEPPE,
BETTINI GOFFREDO,
BINI CATERINA,
BITI CATERINA,
BOCCIA FRANCESCO,
BONAFÈ SIMONA,
BONAJUTO CIRO,
BORDO MICHELE,
BOSCHI MARIA ELENA,
BRAGA CHIARA,
BRIGHENTI CARLA,
BRUNO BOSSIO ENZA,
CALVISI GIULIO,
CAMPANA MICAELA,
CANOSA CRISTIANA,
CANTINI LAURA,
CARBONE ERNESTO,
CARMASSI CECILIA,
CARPIO MARIA TERESA,
CASILLO MARIO,
CENNI SUSANNA,
CIRINNA’ MONICA,
COSTA CARLO,
COVELLO STEFANIA,
COZZOLINO ANDREA,
CRACOLICI ANTONELLO,
CRISPONI ANNETTA,
DALMORO GIANNI,
DAMIANO CESARE,
DE FILIPPO VITO,
DE MARIA ANDREA,
DE MENECH ROGER,
DE MICHELI PAOLA,
DE MONTE ISABELLA,
DI BIASE MICHELA,
FADDA PAOLO,
FAMIGLIETTI LUIGI,
FANUCCI EDOARDO,
FARAONE DAVIDE,
FIANO EMANUELE,
FILIPPI ELISA,
Flavia SIMONA,
FREGOLENT SILVIA,
GARAVINI LAURA,
GAROZZO GIANCARLO,
GASBARRA ENRICO,
GENTILE ELENA,
GIACHETTI ROBERTO,
GIACOMELLI ANTONELLO,
GINEFRA DARIO,
GOZI SANDRO,
GRASSI GERO,
GRIBAUDO CHIARA,
GUERINI LORENZO,
IRTO NICOLA,
LACORAZZA PIERO,
LATORRE NICOLA,
LO GIUDICE SERGIO,
LODOLINI EMANUELE,
LUMIA BEPPE,
LUPO GIUSEPPE,
MAESTRI PATRIZIA,
MANCA GAVINO,
MANCA DANIELE,
MANCINI CLAUDIO,
MARCUCCI ANDREA,
MARGIOTTA SALVATORE,
MARTELLA ANDREA,
MAURI MATTEO,
MELONI MARCO,
MENNEA RUGGIERO,
MERLO GIORGIO,
MICCOLI MARCO,
MIGLIORE GENNARO,
MIRABELLI FRANCO,
MISIANI ANTONIO,
MONGIELLO COLOMBA,
MORANI ALESSIA,
MORASSUT ROBERTO,
MORETTI ALESSANDRA,
MORGONI MARIO,
MORRI FABRIZIO,
ORRU PAMELA,
PADUA VENERA,
PAITA RAFFAELLA,
PALAZZI MATTIA,
PARIS VALENTINA,
PES CATERINA,
PETITTI EMMA,
PEZZOPANE STEFANIA,
PICCIOLI MASSIMILIANO,
PICIERNO PINA,
PINI GIUDITTA,
PIZZETTI LUCIANO,
PORTA FABIO,
PRESTIPINO PATRIZIA,
PROVENZANO GIUSEPPE,
PUGLISI FRANCESCA,
QUARTAPELLE LIA,
RAIA CONCETTA,
ROMEO NADIA,
RONTINI MANUELA,
ROSSOMANDO ANNA,
ROTTA ALESSIA,
SBROLLINI DANIELA,
SERENI MARINA,
SGAMBATO CAMILLA,
SIMONI ELISA,
SONCINI OTTAVIA,
TAMBORRINO ANNA,
TOPO RAFFAELE,
TROIANO LAURA,
VALIANTE SIMONE,
VELO SILVIA,
VENITTELLI LAURA,
ZAMPA SANDRA,
MILLENNIALS,
SARRACINO MARCO,
BELLUCCI GIORGIA,
BOSCHETTI MIRKO,
CIORIA LUDOVICA,
CONTI CATERINA,
COSTANTINI UMBERTO,
COSTANTINO DARIO,
DIKA BERNARD,
FELACO VERONICA,
FISCO GIACOMO,
FORTI NAZARENA,
FURI ARIANNA,
GRAFFI ELISA,
LALONI GESSICA,
PEDALINO FRANCESCO,
PIERINI MARCO,
RAGONE DAVIDE,
ROIC ERICA,
ROMANI GAIA,
SCHIRRIPA MARCO,
VICHI GIANLUCA
Roma, 8 maggio 2017
Finalmente. Spero che la destraccia francese di Le Pen sia definitivamente sconfitta e si tolgano definitivamente dalle scatole. Il populismo è già pericoloso, se poi è di destra peggio.
E mo la Francia alza la testa.
I francesi hanno le palle.
In Italia sappiamo fare come loro?
Intanto è guerra al populismo.
In Italia adesso bisogna ridimensionare quel cattivo del comico. quello che chiamò “vecchia puttana” la Montalcini.
Hanno vinto le banche si rafforza l’asse francese e tedesco e noi saremo espunti