Don Enzo Caponigro sul Centro Polifunzionale dei SS Cosma e Damiano diffida il Sindaco Cariello.
Il Monsignore ispiratore e “padre” del Centro Polifunzionale, è sceso in campo e apertamente si dichiara contrario alla volontà del Sindaco di delocalizzare il Centro di riabilitazione ISES in quella struttura.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Finalmente il Centro Polifunzionale dei SS Cosma e Damiano, è stato ultimato. Mentre la Cinta Muraria del Castello Colonna non è stata ancora ricostruita e sono ancora ben visibili le opere provvisorie a sostegno della scarpata e del Castello stesso, così come è ben visibile come “monumento alla incapacità”, ma finalmente in cambio abbiamo un’opera di cui non ne avevamo il benché minimo bisogno, ma che è costata 6 milioni di euro e che dovrebbe, tra le altre cose, essere la Casa del Pellegrino, a servizio del Santuario dei Santi medici Cosma e Damiano.
Ultimati i lavori, sorge il problema. E il problema è come utilizzare quella struttura. E c’è stato chi: in chiave godereccia, aveva proposto di di destinarla a “Casa delle Associazioni” una sortacdi “Baccanalia” di supporto alla miriade di iniziative che caratterizzano la vivacità “culturale” della Città; e chi dopo aver assistito alla lenta, inesorabile e annunciata fine del Centro di Riabilitazione ISES, vorrebbe trasferirla nel nuovo complesso, ignorando nel frattempo che la Convenzione è andata, e che quello stabile ha una sua precisa destinazione, per la quale ha goduto di un finanziamento dedicato.
Di qui la “diffida” che un infuriato Don Enzo Caponigro, il “padre” della proposta progettuale, il “supporter” dell’iter procedurale, il “questuante” del finanziamento, il promotore dei successivi passi che hanno portato poi il Comune di Eboli ad assumersene la paternità “putativa“, ricordando la trasversalità del consenso e le relative proteste che sono susseguite da associazioni e comitati che al contrario non solo non ne vedevano l’utilità, ma specie dopo il crollo del Bastione e del Muro di cinta del Castello Colonna, intravedendo: in primis il pericolo di crollo dell’edificio monumentale; e successivamente la inopportunità di realizzare in quell’area ricca di diversi riferimenti storico-monumentali e archeologici di diverse epoche.
Quella “diffida” apre di fatto ad una sorta di “scomunica”, ma anche alla rottura di un rapporto tra Monsignor Caponigro il Sindaco Massimo Cariello e la sua Amministrazione, rottura che forse ci salva da un altro progetto che per don Enzo è un sogno: La realizzazione di un ponte che colleghi Sant’Antonio con il Santuario dei SS Cosma e Damiano; che Dio li abbia in gloria. Diffida, scomunica o “anatema” quello di Don Enzo che però sottolinea anche una totale improvvisazione, ricordando come tiene a precisare il prelato, che obbliga il Comune alla originaria destinazione del nuovo complesso, salvo poi alla revoca del finanziamento e al recupero dei fondi erogati, costringendo la Corte dei Conti ad intervenire. Circostanza questa che si ripercuote e ebbe sulle casse del Comune e cosa gravissima sui cittadini.
La realizzazione di un complesso così imponente che ha impegnato tra l’altro una cifra ragguardevole, è quanto mai inopportuna, specie se si tiene in considerazione che il Santuario è frequentato da fedeli che provengono dalle città vicine, in maniera massiccia solo nel giorno della festa dei SS Cosma e Damiano e moderatamente nel mese di settembre. Tuttavia il fatto che nel corso dell’anno la struttura che si andrà a realizzare debba accogliere “persone in stato di grave necessità“, impreziosisce il Progetto, ma ne evidenzia ancora di più la improvvisazione dello stesso che ci riconduce ad una struttura che dovrebbe avere determinate caratteristiche e che non potrebbe assolutamente lasciare al caso la sua gestione.
Il Centro polifunzionale o “Casa del pellegrino“, è stato realizzato in un’area particolarmente interessante che attraversa diversi particolari periodi storici, che vanno dalla civiltà pre-romana a quella romana e successivamente medioevale, con contaminazioni angioine, normanne e rinascimentali, tra le Fornaci, l’acquedotto Romano, il Castello Colonna, il Santuario di San Pietro alli Marmi, oggettivamente fuori contesto, e in più per realizzarlo si sono impegnate somme che potevano essere destinate al recupero del Monastero francescano, semmai pensando a riconvertirlo come casa di accoglienza del pellegrino, e magari il complesso del Castello Medioevale, liberato finalmente dall’ICATT destinarlo ad altri usi pensando anche alle “persone in stato di grave necessità“.
La cosa più sconvolgente e che ci preoccupa non poco, è l’altra circostanza che non viene per nulla taciuta è che non si fa mistero che il finanziamento di una particolare opere abbia seguito più le desiderate di alcuni che la effettiva necessita per un’intera comunità, questo ci riconduce ad altre questioni che se solo venissero trattate allo stesso modo e con la stessa “insistenza” magari che ha caratterizzato l’impegno di Don Enzo Caponigro forse nella nostra città riusciremmo a realizzare diverse altre opere, magari più utili. Per questo si suggerisce all’amministrazione di ingaggiare Don Enzo Caponigro e conferirgli un incarico specifico di assessore ai rapporti con la Regione e il Parlamento europeo cosi avremmo la certezza di intercettare un bel po’ di finanziamenti.
Al di la di ogni considerazione, la “diffida” di don Enzo Caponigro apre un fronte molto ma molto delicato, che sicuramente si proietterà sull’andamento del Consiglio Comunale del 12 dicembre prossimo, poiché all’ordine del giorno è prevista la discussione che riguarda il Centro ISES, argomento che tra l’altro è uno dei cavalli di battaglia del Capogruppo di Forza Italia Damiano Cardiello, il quale ha dichiarato: “Con questa diffida, senza acquisire i necessari pareri tecnici (Segretario Comunale, Avvocatura, Settore Opere Pubbliche e Regione), l’unanimità in consiglio comunale è un miraggio.
Manca confronto e dialogo, pensano di essere amministratori di condominio e non di un Ente pubblico. La salvaguardia delle maestranze e dei pazienti non può e non deve essere oggetto di mercimonio politico.”.
ECCO IL LINK DELLA DIFFIDA DI DON ENZO –
Eboli, 10 dicembre 2016
Io capisco il voler festeggiare un risultato forse non inatteso però sicuramente immeritato ma diciotto mesi di festeggiamenti mi sembra eccessivo.
In mezzo a tutti sti festini , visto che lo considerate un punto cardinale il centro storico , qualcuno lo poteva aggiustare quel muro che è crollato proprio durante il periodo elettorale quasi fosse un presagio.
Mi rivolgo direttamente al sindaco , visto che fa tutto lui e gli assessori sono semplicemente degli orpelli, chiedendo di ripristinare quel muro e , almeno per una volta , dimostrare con i fatti quello che a chiacchiere urla ai quattro venti ovvero di voler bene alla propria città.
Caro Sindaco, questa volta hai attaccato le scarpe a un chiodo molto, ma molto, cattivo.
Don Enzo ha inseguito questo sogno per lunghi anni, quasi come una chimera, e ora non farà sconti a nessuno, anche perché ha tutto da guadagnare e niente da perdere.
Don Enzo, e concludo, quanto a capacità politiche, ha ben poco da imparare, men che meno da Te.
Spero che il promotore che ci continua a ripetere che senza il proprio fattivo contributo quell’opera (inutile) non si sarebbe costruita, si attivi anche per trovare, sempre alla Regione Campania, il denaro per recuperare la cinta muraria del Castello crollata per colpa dei lavori di trivellazione su roccia viva eseguiti per realizzare le fondamenta della grande opera che porterà milioni di pellegrino ad Eboli. 6mln di euro per poche decine di posti letto: un abominio. Chi ha fatto della propria vita una missione spero comprenda che sta dicendo NO ad un’operazione “temporanea” che eviterà a poveri sfortunati, alle loro famiglie e a lavoratori ebolitani che vengano sparpagliati per tutta la Campania. A meno che gli obiettivi non siano altri, più oscuri e per questo inconfessabili. Il tempo ce lo dirà. Nel frattempo spero che la cosa si risolva presto e che i poveri ragazzi dell’ISES, le loro famiglie ed i lavoratori trovino una soluzione definitiva. Si avvicina Natale, siate tutti più buoni e non solo a parole!
Temporana? Una volta entrati non usciranno più!
sono tutti complici anche dipendenti, della cattiva gestione dell’Ises, tutti sapevano mano si è tirato a campare su una struttura completamente non a norma fino a quando è scoppiata la bomba adesso cosa volete?
piangete le vostre colpe
Vuoi vedere che la colpa è di don Enzo adesso?
Se l’ Ises ha dovuto chiudere è principalmente colpa di una parte politica che , non contenta solo di questo , ha allevato e fatto crescere l’attuale sindaco, il quale qualche piccolo scheletruccio nell’armadio rispetto a questa vicenda lo avrà .
Ora qualunque cifra sia costata , quell’opera ha una destinazione precisa.
I fondi non li deve reperire Don Enzo per aggiustare il muro ………………… cari lavoratori dell’ISES capisco che siate ormai esausti e vi attaccate a chiunque ma vi garantisco che semmai qualcuno dovesse risolvere il vostreo problema quella persona non sarà Cariello.
Un grazie sentito a Don Enzo Caponigro, un santo sacerdote che nella sua quotidiana opera missionaria aiuta a rendere migliore la nostra comunità. Mi auguro che non venga trascinato, suo malgrado, in questa vicenda dai contorni incerti e possa serenamente continuare nel suo percorso sempre al servizio dei bisognosi e degli ultimi.
Piena solidarietà ai dipendenti e pazienti Ises ma vuoi vedere che la colpa ora va riversata tutta su Don Enzo?
Se non c’era la struttura polifunzionale che fine faceva l’Ises??
Se l’amministrazione è così brava a risolvere il problema perché non reperisce altra struttura??
Aggiungo ognuno pianga la sue colpe e le colpe non sono certamente di DON ENZO
Vogliono vandalizzare anche questa nuova struttura, considerato che i dipendenti dell’Ises (Isis), tutti assunti in passato senza titoli specifici e senza competenze adesso reclamano cosa… e prima perchè non hanno denunciato le nefandezze che hanno prodotto i vari presidenti, direttori, preti e monsignori che hanno gestito in malo modo la struttura.
Se per legge la struttura non potrà essere utilizzata per altri fini (ricordando però che, a prescindere alla mala gestione che è un dato di fatto, chi rischia sono i degenti, i loro familiari e i dipendenti) così sia ma guai a pensare che questa struttura possa essere consegnata nelle mani di un singolo soggetto che potrà farne ciò che vuole. L’pera è struttura polivalente e non, come più volte detto, Casa del pellegrino perché se così fosse il sacerdote avrebbe dovuto chiedere i soldi non alla regione ma al suo datore di lavoro ossia la Chiesa. Quindi, qualunque sia l’utilizzo che ne verrà fatto, la struttura verrà gestita SOLO dall’ente comunale altrimenti la lettera di diffida questa volta prenderà la direzione opposta.
Il sindaco del nulla anche per questa vicenda punta al NULLA di fatto. Tutto questo gli serve solo per mostrare ai dipendenti dell’Ises, a cui ha promesso in campagna elettorale, di aver fatto di tutto ma che per colpa di altri non è stato possibile salvarli. Ormai il modus operandi è noto a tutti: parole, parole, parole e … feste, feste, feste.