Secondo alcuni sondaggisti, i dati sulle intenzioni di voto degli italiani sul Referendum spaventano Renzi.
Il ”No” è ancora nettamente avanti sul ”Sì”: 53,1 a 46,9%. Inoltre calano gli indecisi: da 44,7 a 35,8%. E il M5S spaventa: Al Sud e specie nelle isole sfonderebbe.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
ROMA – Circola nei salotti istituzionali e finanziari una tabella che mette in fila i sondaggi da luglio a settembre 2016 sul referendum costituzionale. Il ”No” è sempre in vantaggio e le cifre legate agli indecisi su cui il presidente del Consiglio Matteo Renzi vuole puntare continuano a diminuire. Il segnale per i renziani è pessimo.
MA LA FORBICE SI RESTRINGE. Se però ai primi di luglio secondo Euromedia Research il ”No” era in vantaggio sul ”Sì” di quasi 10 punti (54,3 a 45,7%), il 19 settembre Emg per il TgLa7 conferma il trend negativo, anche se la forbice pare diminuire (53,1 a 46,9). Il problema è che allo stesso tempo vanno riducendosi gli indecisi. Erano il 44,7% il 5 settembre, mentre adesso sarebbero il 35,8. La gravità della situazione è palpabile a Palazzo Chigi. Tanto che la war room renziana starebbe effettuando pure sondaggi su base regionale.
A quanto pare, come confermato pure dal Corriere della sera, i problemi maggiori per il premier e segretario del Partito democratico arriverebbero da Sud, in particolare da Sicilia, Sardegna e Basilicata, tre regioni dove il ”No” sarebbe in netto vantaggio. A Catania ha fatto particolare impressione la differenza di pubblico che c’è stata durante i comizi di Alessandro Di Battista e quelli di Renzi. Per il grillino c’erano almeno 8 mila persone, per il secondo appena mille durante la festa dell’Unità con tanto di contestazioni.
LOTTI IN MISSIONE SARDA. In terra sarda invece, dove il Pd è spaccato, a cercare di rianimare gli animi è stato inviato da alcuni mesi Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che sta provando, a quanto pare invano, a rasserenare la situazione. Non è un caso poi che il comitato per il ”Sì” stia riempiendo a macchia d’olio di appuntamenti e convegni il Sud Italia. Sono impegnati tutti, pure ex esponenti di governo come Maurizio Lupi del Nuovo centrodestra. Ma in due mesi è probabile che Renzi possa aumentare la pressione mediatica. Una Rai sempre più militarizzata sulle posizioni del ”Sì”.
Da sinistra Ilaria Dallatana, Angelo Teodoli, Monica Maggioni, Antonio Campo Dall’Orto, Daria Bignardi e Andrea Fabiano.
La Rai è ormai nel mirino da mesi per lo spazio che sta dando alle ragioni del ”Sì” al referendum. Il trend è in costante aumento. E gli ultimi dati di agosto testimoniano che il Tg1 è quello più schierato: ha riservato alle motivazioni del ”Sì” il 60,9% del tempo di parola, mentre il ”No” è stato rappresentato per il 36,0%. È invece del 2,2% la percentuale di tempo neutro, relativo cioè a posizioni non schierate o non riconducibili a una chiara indicazione di voto.
DUBBI ANCHE SU BIGNARDI. Ora si aspettano nuove rilevazioni, anche alla luce dei cambi di direzione e delle nuove nomine in Rai. Scelte che a quanto pare non hanno del tutto convinto il giro renziano con il presidente del Consiglio che non starebbe risparmiando critiche all’amministratore delegato Antonio Campo Dall’Orto e alla gestione di RaiTre: qualche dubbio sarebbe stato mosso anche sulla gestione di Daria Bignardi, direttrice di rete.
Gli attacchi alla Merkel come tentativo di guadagnare consenso a destra Matteo Renzi e Angela Merkel. L’impressione è che gli attacchi all’Europa di Angela Merkel siano stati un modo usato da Renzi per intercettare più voti in Italia, cercando quindi il consenso del voto anti-europeista, in particolare quello di Forza Italia: gli ex berlusconiani a Nord sembrerebbero più positivi verso la consultazione referendaria, ma a Sud invece continuano a dire ”No”. Il problema è il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo che sotto il Po sta continuando a sfondare, ritagliandosi la figura di un partito sempre più presente nelle piazze e nelle istituzioni.
BERLUSCONI SCETTICO. A questo si aggiunga che Renzi sta cercando sempre di più di trovare sponde a destra e a sinistra, dall’apertura sulle modifiche all’Italicum (rispedite al mittente) fino al tentativo di arruolare storici commentatori come Emanuele Macaluso al quotidiano l’Unità: anche qui la risposta è stata negativa.
Un aiuto aiuto a Renzi, a quanto pare, potrebbe arrivare da Silvio Berlusconi che però avrebbe cambiato idea sul presidente del Consiglio e lo considererebbe già fuori dai giochi, sicuro che il referendum non passerà. «Mi piaceva all’inizio, ora ho cambiato idea», continuerebbe a ripetere l’ex Cavaliere nei suoi incontri politici in quel di Arcore.
Roma, 22 settembre 2016