L’astensionismo vero vincitore: 47,8%. La coalizione di Silvio Berlusconi cede poco. Di Pietro, più degli altri piccoli, erode voti al Partito Democratico.
NAPOLI – L’Istituto Cattaneo ha analizzato i flussi di voto a Napoli, e dallo studio è emerso che ad essere penalizzato è stato più il PdL, che il PD. Uno dei fattori principali è stato l’astensionismo, non di meno la protesta verso i partiti.
Quindi, l’astensionismo assume diversi significati: quello attribuibile alla “pigrizia”, ha penalizzato più il PdL; quello della sfiducia ha penalizzato il PD; quello della rabbia, evidentemente tutti i Partiti.
In questa tornata elettorale si è registrato anche un significativo travaso di voti dal Partito Democratico verso l’Italia del Valori e le due formazioni della sinistra (Rifondazione e Sinistra e libertà). Gli elettori, evidentemente, per non astenersi o votare per uno dei partiti dell’altro schieramento, si sono riversati verso questi partiti.
Questa è l’analisi che si è sviluppata su Napoli, che ha preso come dato di partenza l’astensionismo. Lo studio rileva che i votanti nel Capoluogo di Regione, sono scesi dal 67,7% delle politiche del 2008, al 52,2% delle attuali (fonte Camera dei Deputati), quindi è nel comportamento degli elettori che l’anno scorso avevano votato e quest’anno no, che va cercata la spiegazione del dato elettorale del 2009 e le sue dinamiche.
Considerando l’astensionismo un vero e proprio Partito e unificando ad esso le schede bianche o nulle, appare che sia il PdL e sia il PD hanno perso consensi rispetto al 2008, e in termini numerici, il primo 74.000 voti e il secondo 73.000. Più precisamente il PdL avrebbe perso il 31% dei suoi consensi, il PD invece il 40% dei suoi consensi. Conseguentemente 3 elettori su dieci non hanno rivotato il PdL e 4 elettori su 10 non hanno rivotato per il PD, deducendo che il PD è quello che più è stato sconfitto.
E questi voti a chi sono andati?
Se la maggior parte dei voti che ha perso il PdL sono solo da attribuire alla pigrizia e all’astensionismo, così non è per il PD, che perde anche per l’astensione, ma perde voti soprattutto verso altre direzioni: il 3% verso Italia dei Valori; 1,9 % verso Rifondazione e Sinistra e Libertà; 1,5 % verso il PdL.
Si deduce dallo studio che il comportamento degli elettori dei due schieramenti, seguono due dinamiche completamente diverse tra loro: quelli del PdL, evidentemente poco coinvolti e quindi non attenti ai richiami del momento importante delle elezioni e che se oggi non ha espresso il voto lo farà sicuramente in un’altra circostanza; gli elettori del PD, al contrario, più politicizzati, più attenti e per questo non rinunciano tanto facilmente a votare, ha “abbandonato” il suo partito, e per contro il PD non sa tenere i suoi elettori.
Questi due comportamenti lasciano pensare che è una grave sconfitta politica, ed è ancora più pesante sia se si tiene conto della quantità (voti), sia se si tiene conto della “qualità” (politicizzati/non politicizzati), risultando pertanto una sconfitta più cocente per il PD che annovera tra i suoi elettori quelli più politicizzati, piuttosto che il PdL.
LA NOTA POLITICA – L’Istituto Cattaneo, nello studiare i flussi e nel comprendere le dinamiche e quindi i comportamenti degli elettori, ha tenuto conto solo delle motivazioni generiche del voto/non voto per questo o quel partito, non delle motivazioni che hanno indotto gli elettori a modificare le proprie intenzioni di voto. Non poteva farlo, sarebbe stato più complesso e non tanto digerito dai Partiti, ma per quando possano essere varie e complicate sicuramente il problema dell’immondizia e il relativo intervento del Governo Berlusconi e di Silvio Berlusconi stesso hanno influenzato decisamente il voto. Altro punto nevralgico, l’estrema litigiosità delle varie anime del PD: lo scontro per la segreteria Provinciale di Napoli tra Luigi Nicolais e Andrea Cozzolino; la vicenda della Sanità in Campania, con il bliz del Governatore Antonio Bassolino del commissariamento delle ASL senza concertarlo con il PD, del licenziamento di Angelo Montemarano; gli scandali e i continui cambi e sostituzioni di Assessori Regionali; la vicenda delle candidature; gli sprechi e le convenzioni; gli scandali al Comune di Napoli (l’affare Romeo); il distacco dei partiti del Centro-sinistra dai bisogni dei cittadini e lo stile di vita a dir poco “irriconoscibile” dei vari leaders.
Se per il Centro-sinistra e il PD in primis vi sono stati degli episodi che hanno in qualche modo “dirottato” gli elettori verso altri partiti, per il Centro-destra non sono state da meno considerazioni legate alla scarsa incisività dei leaders politici, rispetto alla opposizione tenuta nei confronti della Giunta e del Governatore Bassolino, all’Amministrazione Iervolino e non è da sottovalutare le ultime vicende legate “all’amicizia” di Silvio Berlusconi e la giovane Noemi Letizia, da poco diciottenne, ai festini di Villa Certosa, e alle numerose versioni e innumerevoli contraddizioni del Premier, rispetto a questa vicenda. Insomma per il Centro-destra, il suo destino è legato al Premier, mette o non mette la sua faccia in gioco.